Letterarium

Arianna Cristiano Pubblicato il 16 Marzo 2019

Cultori del vintage, instagrammers, interior designer eternamente insoddisfatti: potete smetterla di fissare quell’angolo di parete bianca di fronte a voi. So che vorreste piantarci un altro chiodo (vi prudono le mani, vi vedo!), ma proprio non riuscite a capire cosa manchi. Via gli sguardi corrucciati, perché ho io la soluzione. Sopra la vostra monstera, di fianco al poster vintage preso al Balon manca proprio… Una bella scritta BAR retroilluminata. No, non sto impazzendo, scorrete l’articolo e vi spiegherò tutto.

Letterarium
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P come Paratissima

Sono riuscita ad incontrare Ivan – in arte Letterarium – nel giorno più critico che potessi scegliere. Lui e la sua bella parete di lettere A fiammanti, provenienti da insegne delle attività commerciali più disparate, stavano quasi per salire su un furgone in direzione Paratissima 2017. Sono entrata di soppiatto, in un sabato mattina ancora un po’ fuligginoso, poco prima che smontasse la parete, giusto in tempo per rubargli un paio di scatti e un caffè – per me amaro, grazie. La sua disponibilità è stata proverbiale, nonostante l’imminente allestimento dello stand per la tredicesima edizione dell’esposizione fieristica che lo vedrà occupato da mercoledì 31 a domenica 5. Quest’anno saranno ben due le aree espositive in cui potrete trovare le sue creazioni: l’area Crafters & Makers e l’area Design, dove troverete i famosi fumetti retro-illuminati che avrete sicuramente visto in giro – Boja Faus! vi dice qualcosa? Durante tutto il resto dell’anno potete trovarlo nel suo studio/laboratorio in San Salvario dove recupera e restituisce nuova vita alle lettere scatolate di vecchie insegne commerciali, trasformandole in veri oggetti di design al cui fascino è impossibile resistere. Potete seguire i suoi spostamenti su Facebook, e magari potrà capitarvi di incontrarlo anche all’East Market di Milano.

A come la prima lettera dell’alfabeto

Nel continuo intrecciarsi di storie che Ivan mi racconta, su come ha recuperato questa o quell’insegna, scopriamo che la sua di storia è inaspettatamente legata a qualcuno che noi conosciamo già. E’ quello che amo di questa città: c’è un anello di congiunzione che ci unisce l’uno con l’altro, in una catena infinita, anche se apparentemente non sembra così. Ve lo ricordate Fané? Con affetto, e non senza una punta di malinconia, è stato bello scoprire dai racconti di Ivan, di come, quello che è attualmente lo showroom di Diego e Maurizio, sia stato fino a pochi anni prima il suo primo studio da architetto. In fondo questa città. ci vuole tutti vicini e facciamo tutti parte dello stesso racconto. Ma torniamo a noi. La storia di ogni lettera, conservata in scatole di legno o appesa alle pareti, ci porterebbe via interi pomeriggi: ogni carattere proviene da luoghi e da contesti diversi, da filiali di banche a negozi di vestiti, da rosticcerie a mobilifici – vi sfido a non riconoscerne neanche una! Chiedo ad Ivan perché la lettera A, indicando la parete che ci accoglie all’ingresso dello studio, e forse è una domanda che si risponde da sola: è la prima lettera dell’alfabeto, ed è ovviamente la più semplice da trovare. E insieme alle lettere B e R, abbiamo già riempito metà magazzino. Allora, siete pronti a piantare questo chiodino nella parete?


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