Quando l’agricoltura conquista la città
Su queste strade capitano cose strane; capita che fare la spesa sia un momento non solo per soddisfare bisogni primari, ma anche per conoscere nuove realtà a km0 che lavorano per portare valore e qualità nella nostra vita. È capitato proprio così con Agricola Moderna; una confezione di insalata che non avevo mai visto, un tag su Instagram, e qualche settimana dopo camminavo tra la loro insalata.
Agricola Moderna è una vertical farm nata a Milano (e che ora ha sede a Melzo) che produce insalate da taglio. Una farm con lo spirito da digital startup.
Agricola Moderna – una vertical farm a Milano
Trovate i prodotti da Carrefour o su Cortilia
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Un paio (+1) motivi per assaggiare le insalate di Agricola Moderna:
- I mix che creano non sono mai banali; senape riccia, wasabi, red mustard. Insalate deliziose che coloreranno il vostro pasto.
- Perchè la produzione verticale risparmia acqua e suolo.
- Perchè non utilizzano pesticidi, additivi chimici o alcunchè, così la tua insalata è buona come mamma natura l’ha fatta.
Agricola Moderna: chi sono?
Agricola Moderna nasce a Milano nel 2018, dall’idea di Pierluigi Giuliani e Benjamin Franchetti. Pierluigi e Benjamin hanno deciso di unire le loro competenze: quelle nel mondo del cibo di Pierluigi e la ricerca e l’innovazione del PhD in ingegneria energetica di Benjamin. Da qui l’idea di creare una vertical farm a Milano.
E il nome stesso rispecchia i due mondi: agricoltura, ma in maniera moderna, la tradizione della terra unita all’innovazione tecnologica, l’importanze del cibo nella nostra vita e la ricerca della sostenibilità. Il loro obiettivo era quello di coltivare prodotti che fossero della migliore qualità con il minor impatto ambientale possibile.
Da qui l’idea di sperimentare il Vertical Farming, un metodo di coltivazione non ancora molto diffuso in Italia. Il Vertical Farming è un sistema per crescere verdure o piccoli frutti su più livelli all’interno, in un ambiente chiuso e controllato, utilizzando illuminazione artificiale a led.
Agricola Moderna inizia il proprio viaggio nel centro di Milano per poi spostarsi a Melzo dove oggi ha a disposizione oltre 1500 mq per il suo impianto produttivo. Del team fanno parte agronomi e data scientist e tutto viene prodotto in maniera controllata e molto scientifica.
Le piantine vengono tenute in delle vasche con poca terra a loro disposizione, la quantità esatta per crescere. Vengono nutrite con l’acqua all’interno della quale vengono immessi tutti i nutrienti necessari alla loro crescita rigogliosa. E vengono illuminate con luci a LED la cui temperatura viene regolata per permettergli di crescere. Da quando vengono piantate a quando vengono raccolte le insalate pronte per essere portate sulle nostre tavole passano circa 3 settimane. E poi il cerchio ricomincia.
Il sistema è in parte meccanizzato in parte viene fatto ancora a mano e mi ha sorpreso vedere come venga piantato 1 seme (1 solo seme, zero sprechi!) in ogni vaso destinato alla crescita.
I mix di Agricola Moderna
Tutti i mix di Agricola Moderna vengono studiati dal punto di vista del gusto che vogliono portare sulle nostre tavole. E se avete già provato le loro insalate saprete che non è ‘la classica insalata’.
Baby lattuga | La quintessenza dell’insalata: due tipologie di lattughini, teneri, morbidi, dolci e profumati. Buonissima da sola o come base per un’insalata ricca di sapore!
Japanese mix | Ispirazione orientale per questa insalata dal sapore delicato, aromatico ed esotico. Io la adoro da sola o con l’aggiunta di tofu affumicato e condita con una salsa a base di tahin e limone!
Ingredienti: Spinacino giapponese, Senape wasabi, Lattughino romano verde, Tatsoi.
Spicy baby | La mia preferita! Fresca, piccante e leggera. Non la solita insalata davvero, ad ogni forchettata il sapore è un mix unico e mai banale. Perfetta come base di una meravigliosa buddah bowl, io ce la vedo bene insieme a patate dolci al forno e a del tempeh alla piastra con il burro di arachidi. (ok ora ho fame!)
Ingredienti: Senape riccia, Lattughino romano verde, Red mustard
Una vertical farm a Milano… perchè?
Le vertical farm sono dei sistemi di produzione di ortaggi fuori suolo di alta qualità e privi di sostanze nocive. Si avvalgono dell’uso di tecniche di coltivazione idroponiche delle piante che consentono la produzione agricola intensiva, ma sostenibile in ambiente controllato.
Possono trovarsi all’interno o ai limiti delle città, come nel caso di Agricola Moderna, e permettono di coltivare ortaggi come l’insalata, ma in realtà anche molti altri prodotti, risparmiando il consumo di acqua fino al 95% e risparmiando l’utilizzo del suolo fino al 98%. Infatti si sviluppano in verticale in ambienti chiusi e controllati climaticamente (CO2, temperatura, umidità) in maniera perfetta così che le piante abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno senza sprechi.
Le vertical farm sono luoghi tecnologicamente avanzati dove agricoltura e tecnologia vanno a braccetto e permettono di ridurre i consumi energetici grazie a un minore utilizzo di macchine agricole e riducendo i passaggi e il trasporto dei prodotti verso le città, perché spesso si trovano direttamente all’interno o nelle immediate vicinanze.
L’idea delle Vertical Farm inizia e di sviluppa negli anni 2000 dal suo ideatore Dickson Despommier, professore alla Columbia University di Scienza della Salute ambientale. La necessità e l’idea nasce dalle osservazione delle proiezioni di crescita della popolazione mondiale stimata dall’ONU; se nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di persone sarà molto difficile garantire la disponibilità di cibo a così tante persone. Considerando che circa l’80% dei territori disponibili per l’agricoltura sono già stati usati. Il restante 20% non è sufficiente per una popolazione così ampia. Nasce quindi da qui l’idea di creare delle zone all’interno delle città stesse, magari recuperando edifici non più utilizzati, per la produzione di cibo per le città stessa; città che sono dei noti vampiri di risorse naturali delle loro immediate (o più lontane) vicinanze.
Idea super innovativa e che permette notevoli risparmi a livello di suolo, acqua e distanze che vengono percorse dal nostro cibo, che però non considera alcuni particolari fondamentali quando si parla di utilizzo delle risorse e del cibo che mangiamo:
- nelle vertical farm si producono ortaggi e verdure per il consumo umano, anche se sappiamo che il maggior consumo di suolo agricolo deriva dalla produzione di mangimi per il consumo animale. Forse potremmo coltivare nelle vertical farm la soia anziché distruggere l’Amazzonia?
- Va detto che in alcune vertical farm si unisce l’allevamento di pesci al circolo delle acque e dei nutrienti, cosa che potrebbe efficacemente contribuire alle riduzioni di risorse.
- Anche per quanto riguarda il consumo di acqua, sappiamo che la maggior parte dei consumi di acqua deriva dagli allevamenti (per produrre un hamburger di carne bovina servono infatti 2400litri di acqua), perciò la riduzione dei consumi di acqua che deriva potrebbe risultare minima e non adatta alla sfida che abbiamo davanti.
Non che questo sia naturalmente un qualcosa di cui dare ‘la colpa’ alle vertical farm, anzi chi inizia la produzione in verticale è assolutamente da ammirare perché sta dando il proprio contributo, in maniera attiva, al futuro del nostro pianeta. Quello che sarebbe da cambiare sarebbe il modello produttivo in toto, ma forse parlarne qui diventerebbe un po’ troppo lungo! 😉
Per tutti gli appassionati di cibo e spesa a km0 trovate tanti altri consigli qui!
Questa attività è inserita all’interno della nostra Guida alla Milano Sostenibile realizzata in collaborazione con il Comune di Milano nell’ambito del progetto Food Wave. Scopri tutti gli altri luoghi sostenibili di Milano qui!
All images © 2023 Pietro Dipace
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