Se non si ha familiarità con i vicoli che lo compongono, spesso a Trastevere le cose si trovano perché ci si finisce davanti in qualche modo (o perché si chiede aiuto a Google Maps). Una svolta a destra, una a sinistra, un tratto per quella via e… aspetta, qui ci sono già passato!
Ma in fin dei conti il bello è proprio questo, no? Perdersi, ritrovarsi, scoprire angoli che non erano in programma.
C’è un posto, però, che è difficile non notare in mezzo al dedalo di viuzze e locali ed è Da Enzo.
Da Enzo al 29 a Trastevere
Via dei Vascellari, 29 | Roma
Lu – Sa | 12.15 – 15 / 19 – 23
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Sai che stai per avvicinarti al 29 di via dei Vascellari quando inizi a vedere coda. Una lunga coda estesa per buona parte della via di fronte all’entrata della storica trattoria alla quale, pazienti, prendiamo parte.
È solo inizio febbraio, ma fuori si sta benissimo. Ci fanno accomodare a un tavolino a metà tra l’ombrellone e qualche raggio di sole che si fa spazio fra le case attaccate l’una all’altra. Goduria.
Dunque eccoci qui, pronte a mangiare tutto ciò che la cucina romana può offrire a tre erbivore. Ebbene sì, tre vegetariane su tre. Ne siamo uscite sazie? Senza dubbio, anche di più. E ora vi diciamo anche che cosa ha soddisfatto il nostro vorace appetito.
Cosa si mangia Da Enzo al 29
Abbiamo aperto le danze con broccoletti ripassati, insalata di puntarelle e carciofi con scaglie di pecorino e un carciofo alla giudia. Il tutto propedeutico alla montagna di tonnarelli cacio e pepe che sarebbe arrivata dopo. Insomma, anche oggi di fame si muore domani.
Tranquillizziamo gli amici non vegetariani: Da Enzo al 29 abbiamo visto passare dei piatti di carbonara, amatriciana, gricia e pasta al sugo di coda. E tutti i secondi tradizionali che potete immaginare; dalla trippa, alle polpette, dalla coda alla vaccinara, all’abbacchio allo scottadito. Nessun non erbivoro sarà maltrattato qui, statene certi!
Enzo, l’oste che ha dato vita alla trattoria che ancora porta il suo nome, non c’è più da un po’. Però rimane nella sua cornice sulla parete, a osservare la passione con cui la famiglia Di Felice porta avanti la sua attività. Intorno a lui il locale ha mantenuto l’atmosfera di un tempo: uno spazio ristretto zeppo di quadri, vecchi poster, vini e conserve sugli scaffali, il telefono a muro…
Si sa, i buongustai alla ricerca di piatti che stupiscano e i locals si tengono alla larga dai posti più trafficati e turistici. Eppure, per la cucina di Enzo si fa un’eccezione: tutti lo conoscono, tutti i turisti vogliono mangiarci, ma anche i romani si mettono in coda. In coda ad aspettare quella cucina romana nata dalla tradizione popolare, semplice, confortante, che quando fatta con i giusti ingredienti sprigiona tutto il suo carattere.
La Trastevere di Enzo che non ti aspetti
Una volta finito di mangiare si sono fatte le tre: la cucina è in chiusura, il via vai si fa più tranquillo e noi restiamo sedute ancora per un po’ avvolte dal languore del primo pomeriggio.
Ecco che per un attimo ci scolleghiamo da quello che è diventato il “rione-cartolina” di Roma, quello in cui tutti i turisti vogliono passeggiare e che la notte si anima per la movida. Riusciamo quasi a immaginarlo com’era una volta: isolato dalla città, poco collegato, ma strategico per le attività fluviali. Un rione dall’aspetto povero, che ha iniziato a popolarsi di artigiani oltre che di chi lavorava sul fiume e nel quale fin dall’antica Roma si respirava un’aria multiculturale, frutto di incontri di popolazioni.
Può sembrare strano, per come lo conosciamo ora, immaginarselo. Ma a pensarci bene, è davvero una realtà così lontana? Noi diciamo di no. Trastevere conserva ancora la sua autenticità e forse è proprio questo ad attirare non solo viaggiatori, ma anche romani.
Quando anche l’ultimo raggio di sole sparisce, ci alziamo da tavola e, con ancora in testa queste immagini, ricomincia il nostro vagabondare nel rione che la sua anima l’ha preservata intatta e il cui fascino riesce a richiamare chiunque al suo cospetto. Pronti a perderci un’altra volta.
All images @ 2022 Carolina Isella
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