Il Belvedere dimenticato: la Torre Branca di Gio Ponti

Rosa Giulia Luppino Pubblicato il 17 Marzo 2019

Quando mi trovo all’estero, una delle cose che preferisco è vedere la città dall’alto, da un edificio o da una torre panoramica. Anche a Milano è possibile, da molto prima che i nuovi grattacieli ci invogliassero a salire sempre più in alto e da un punto meno affollato rispetto alle turistiche terrazze del Duomo. Pochi infatti sanno, o si ricordano, che all’interno di Parco Sempione svetta, con i suoi centodieci metri di altezza alla cima, la Torre Branca, una delle prime torri panoramiche moderne. Poco più bassa della Madonnina, secondo la regola ormai in disuso che nessuno potesse superarla, negli anni è scesa al decimo posto nella classifica degli edifici più alti della città, ciononostante la sua terrazza esagonale offre ancora un panorama mozzafiato su Milano e le montagne circostanti.

Le ragioni per cui andare:

1. per vedere il Duomo e la città da una prospettiva diversa
2. per riscoprire Parco Sempione
3. per ammirare una delle prime opere di Gio Ponti

Torre Branca
Viale Luigi Camoens 2
02 3314120
torre@branca.it

Per orari e variazioni consultare il sito

Un nome difficile

La Torre Branca, nata per essere una piccola Tour Eiffel meneghina, simbolo moderno e futurista della città che sale, è stata inaugurata con il nome di Torre Littoria nel 1933, in pieno periodo fascista.

In occasione della V Triennale Internazionale di Architettura, la prima che ebbe luogo nel nuovo e vicino Palazzo della Triennale, il Comune commissionò all’architetto Gio Ponti la costruzione di una torre panoramica, capace di rappresentare lo sforzo innovativo e tecnologico italiano. Costruita nel tempo record di soli 68 giorni tramite un elaborato intreccio di tubi portanti in acciaio Dalmine, si sviluppa come un prisma a base esagonale per tutta la sua altezza, fino alla quota di 97 metri dove si trovavano un ristorante, il belvedere e la lanterna rotante del faro, azionata da un moderno motore elettrico.

Trascurata durante gli anni della guerra e successivamente abbandonata, forse anche a causa dell’infelice legame con il fascismo, venne dichiarata ufficialmente chiusa e inagibile nel 1972.

La rinascita

Diciotto anni più tardi la Società Fratelli Branca, storica distilleria milanese produttrice del celebre Fernet, portò a termine un primo risanamento della struttura, finanziando il ripristino degli impianti tecnologici e la riverniciatura della struttura metallica, riportandola così all’antico splendore. Nei primi anni 2000 vennero fatti ulteriori lavori per creare uno spazio di ingresso e per spostare il ristorante panoramico, ormai non più rispondente alle norme di sicurezza e igiene, in una struttura esterna alla base della torre, ora gestita da una società dello stilista Roberto Cavalli.

Dal 2002 la torre è stata restituita alla collettività, e oggi un modernissimo ascensore permette, fino a cinque persone alla volta, di salire al belvedere coperto. Da qui è possibile, nelle giornate terse, ammirare lo skyline di Milano, la pianura lombarda e le Alpi.


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