Chiara Guerritore
Napoli ha un rapporto con lo spazio del tutto particolare. É una città in cui sviluppo verticale e sviluppo orizzontale si fondono perché si tende all’alto, a salire (dal mare fino alle colline del vomero) ma avendo sempre l’orizzonte davanti agli occhi, perché per un comune e tacito accordo tutti possano “veré nu spicch e’ mar” (vedere un pezzetto di mare) passeggiando per le strade. Per mantenere intatta questa filosofia la città ha avuto necessità o meglio si è istintivamente sviluppata su strati…ma cosa c’è tra uno strato e l’altro?
La Napoli di mezzo io la chiamo, perché in questa città il vuoto non è mai vuoto è pieno, anche quando non sembra così, e se devi andare dalle colline al mare ci devi poter arrivare anche a piedi ed in poco tempo. Ma come si fa ad abbattere le distanze, colmarle, in una città verticale che ambisce all’orizzonte costante?
La napoli di mezzo è uno scrigno che custodisce e conserva intatta una realtà apparentemente lontana nel tempo. É un collegamento proprio come le sue scale che sono un tempo/spazio di mezzo…C’è un prima e c’è un dopo tra due realtà, due mondi perché si sa…a Napoli ogni quartiere è una cosa a sé, con le sue regole, i suoi personaggi, i suoi modi ed il Petraio è un crocevia di questi vissuti “al limite” tra due quartieri.
Salita del Petraio che mena a S. Martino ed Antignano
Il Petraio | Vomero
Via Annibale Caccavello (Percorrendolo in discesa)
Il Petraio | Corso Vittorio Emanuele
Salita del Petraio (Percorrendolo in salita)
Come arrivare
Funicolare di Chiaia | Fermata Palazzolo
Funicolare Centrale | Fermata Petraio
Il petraio, 503 scalini che collegano Corso Vittorio Emanuele con il Vomero (e viceversa ovviamente) costruiti tra il XVI ed il XVII secolo nel mezzo tra due quartieri Vomero e Chiaia. Una miriade di nomi, da fare invidia alle più alte casate nobiliari, che dichiarano da subito un moto verticale, di ascesa (Gradini del petraio, Salita del petraio, Vico del Petraio, Rampe del Petraio, Largo del Petraio).
E’ una giornata tersa, di quelle che affacciandosi da via Aniello Falcone pare di poter vedere ogni singola casa della Costiera e Capri sembra raggiungibile a nuoto con un paio di bracciate. Io e Roberta rispettivamente Mina (parole, parole, paroleee) e Tiziano Ferro (nell’ansia che ti perdo ti scatterò una foto) ci siamo arrivate da via Palizzi dove tra un palazzo e l’altro si intravedono scorci di mare, ville liberty e come tanti strati di tessuto i vari livelli della città. Siamo ancora in alto sulla collina di san martino, la parte alta della città dove Castel Sant’Elmo si erge, silenzioso testimone e guardiano del genius loci del luogo e noi siccome siamo masochiste decidiamo di scendere fino a giù per poi risalire senza nemmeno prendere la funicolare. Ripeto, 503 scalini.
Più ci addentriamo nel Petraio più ci lasciamo il fragore della città alle spalle e sembra di entrare in un mondo a parte sospeso nel tempo, fatto di archi, ponti, scale, pezzi di un puzzle da unire come a voler colmare un vuoto perché , come dicevamo “a Napoli il vuoto non è mai vuoto è pieno” (autocit. :-D). Sembra di essere su un’isola circondati dal mare, con abitazioni basse, maioliche e vegetazione tutto attorno. I bambini giocano liberi e sereni, il nonno si gode qualche raggio di sole seduto sulle rampe ed i panni “spasi” (stesi) si asciugano lenti impregnandosi dell’essenza del luogo mentre la Sig.ra Anna, che ogni giorno saltella tra i quartieri solo percorrendo una scalinata, porta da mangiare alla colonia di gatti della zona.
A questo punto un gatto vanesio si offre come guida e generosamente si dona alla macchina fotografica; curioso e guardingo ci segue come per accertarsi che non perdiamo nulla di quel posto incantato ed al contempo non ne sovvertiamo l’equilibrio. Lo abbiamo soprannominato Bruno e con lui ci perdiamo tra cunicoli, stradine, strettoie mentre risaliamo affannando i gradini. Nella risalita ogni tanto ci fermiamo per riprendere fiato (sempre i 503 scalini di cui sopra) ma girandoci lo perdiamo di nuovo per l’intesità di quel blu marecielo (dove finisce uno ed inizia l’altro è impossibile dirlo) che si scorge. La scalata è fatta, siamo arrivate a via Morghen, è l’imbrunire, e Bruno sta riscendendo i gradini verso casa.
All images 2021 © Roberta Ciuccio