MAU: arte urbana e arte pubblica

Gaia Sandrelli Pubblicato il 6 Novembre 2023
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Spesso mi ritrovo a chiedermi come sarebbe se l’arte fosse davvero pubblica, ovvero sempre disponibile a chiunque, senza nessun tipo di vincolo. Questa settimana ho voluto cercare una risposta: sono andata a visitare il MAU, Museo di arte urbana presente a Torino, in compagnia di Edoardo di Mauro, presidente e direttore artistico del museo. 

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Arte pubblica privata

L’arte, per eccellenza, è la forma di comunicazione libera da tutti i canoni ed è vero, ma non sempre è stato così. In passato l’arte era controllata dalla Chiesa o dallo Stato; i più grandi artisti del rinascimento non hanno dipinto o scolpito quello che volevano ma avevano delle direttive da seguire che imponevano certi soggetti, determinati colori e alcuni dogmi da rispettare. Da questo si deduce che l’arte non era un mezzo di comunicazione libero e spensierato, ma con il tempo questa concezione è cambiata e, per fortuna, il lavoro dell’artista non è più quello di soddisfare le richieste di altri, ma quello di esprimere il proprio pensiero.

MERCURIO, Canto metropolitano (1995)
VIKTORIJA BOGUSLAVSKA e ANTONIO FILIPPINI, Il contorsionista (2015)

Il Museo di arte urbana ha il compito di rendere l’arte veramente disponibile a tutti. Si trova nel quartiere Campidoglio di Torino che, nato come quartiere di operai tra gli anni 60 e 70, diventa con il tempo un posto dove artigiani e artisti trovano il loro spazio. In questo caso non è il museo che ospita le opere, ma è il quartiere che ospita il museo. Infatti le opere sono esposte all’aperto, sfruttando facciate di abitazioni, panchine di parchi e serrande dei negozi. Così mentre si passeggia tra le botteghe di ceramica, gli studi di artisti e le trattorie veraci, si è accompagnati dai meravigliosi dipinti sulle pareti e sulle finestre cieche. 

al MAU Dove ti giri, trovi

Artisti come Gianluca Nibbi, Mercurio, Fathi Hassan e Antonio Carena hanno creato delle opere site specific per il museo, regalando al visitatore un’esperienza unica. Puoi seguire il percorso della mappa, puoi vedere solo quelli che ti interessano, oppure puoi andare lì e iniziare a girovagare, scrutando ogni angolo nascosto del quartiere. Ho visitato il museo in compagnia di Edoardo di Mauro che mi ha mostrato il percorso che riserva alle visite guidate e mentre camminavamo e parlavamo, lui si fermava, girava la testa e stava in silenzio qualche secondo per ammirare il dipinto esposto. Il MAU è un museo che non ti aspetti!

Oltre allo spazio all’aperto, il MAU ha una sede all’interno del quartiere, che usa come punto di inizio delle visite, come galleria d’arte per una mostra parallela, oppure come semplice spazio culturale. Se la galleria è aperta su orario, il resto del museo è disponibile sempre, di giorno e di notte; non ci sono limiti di entrata, non ci sono scale né ascensori da prendere e ogni opera è accompagnata da un QR code esplicativo. È un museo infinito e accessibile.

GIANLUCA NIBBI, Lo sguardo (2003)
ORMA IL VIANDANTE, KASY 23 e MARIA SITERFLASH, 2 the piccis (2013)

Arte o non arte? Questo è il dilemma

E allora mi chiedo, dove inizia e dove finisce un ipotetico museo a cielo aperto di arte contemporanea. L’Italia è la culla dell’arte e se si parla di musei a cielo aperto mi vengono in mente posti meravigliosi proprio a pochi chilometri di distanza, ma per l’arte contemporanea non penso sia la stessa cosa. A noi italiani rinascimentali fortemente ancorati alle origini storiche e antiche del paese rimane difficile comprendere il “mostro a tre teste” chiamato “arte contemporanea”. Forse anziché iniziare una battaglia a suon di frasi tipo “questo potevo farlo anche io”, potremmo provare a comprenderla, a cullarla tra le nostre braccia e iniziare a prenderci cura di lei. Il dipinto di Sara Bowyer presente al MAU credo sia in perfetta armonia con questo discorso.

SARA BOWYER, Cityfeeder (2021)

Tralasciando complesse domande esistenziali, mi soffermo invece su quello che mi è chiaro e sul fatto di aver iniziato a trovare la risposta tanto agognata all’inizio. Purtroppo non è una sentenza semplice, ma posso affermare che il MAU a Torino sta facendo un ottimo lavoro. Il suo obiettivo è di arrivare sempre più lontano e non di fermarsi solo al quartiere di provincia. Rendere l’arte disponibile a tutti è un compito impegnativo, sia a livello concettuale che economico, ma non impossibile! Ecco come il MAU vuole portare a termine la sua preziosa missione. 

SPIDER e VITO NAVOLIO, Guardare oltre (2016)
GIANNI GIANASSO, Wanda (2009)
RAFFAELLA BRUSAGLINO, Passeggi (2021)

All Images © 2023 Stefano Pucci

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