Mei Shi Mei Ke: in via Cibrario tra il Deserto del Gobi e la Via della Seta

Chicca Vancini Pubblicato il 16 Marzo 2022
Mei Shi Mei Ke Torino

Mei Shi Mai Ke significa sempre aperto e in effetti, tranne la domenica, questa trattoria cinese di Via Cibrario 3 bis offre il suo servizio tutti i giorni pranzo e cena.

Per gli amanti torinesi del cibo cinese è diventata da subito un’istituzione del raviolo, rigorosamente fatto in casa dalla signora Rosa, questo è il nome occidentale scelto dalla padrona di casa. Ravioli a parte, quello che più mi incuriosiva sapere era da dove provenisse la signora Rosa e come mai ci fossero particolari piatti con l’agnello e il manzo all’interno del suo menù come, per esempio, il riso Uiguri.

Mei Shi Mei Ke
Via Luigi Cibrario 3 bis | Torino
334 2280681

Lu – Sa | 12 – 14.30 / 18 – 22.30
Dom chiuso

Prezzo medio 20 €

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Radio We ci porta nella provincia del Gansu

Salendo in macchina per raggiungere il Mei Shi Mei Ke, le frequenze di Radio We (comprate dai cinesi per ascoltare musica cinese a Torino) mi propongono un brano stupendo di Joanna Wang, giovane cantautrice nata a Taiwan e cresciuta a Los Angeles, vale la pena ascoltarla anche se non capirete una parola.

È molto facile fare domande ai cinesi, ma è molto raro sentirne le risposte, non per difficoltà d’ascolto, ma proprio perché le risposte non te le danno. Questa volta però mi sono armata di determinazione e sono tornata a casa con un bottino di informazioni utili a comprendere la cucina da loro proposta. La signora Rosa e famiglia arrivano dalla provincia cinese del Gansu, geograficamente incastonata tra Mongolia interna, Xinjiang, Sichuan, Shaanxi e Ningxia. Più precisamente, dal nord del Gansu dove il deserto del Gobi condivide la sua sabbia e dove la via della seta arriva dallo Xinjiang e percorre parte del suo territorio. Ma la cosa più importante da sapere è che i maggiori gruppi etnici musulmani cinesi si trovano proprio in queste regioni e prediligono cibi a base di agnello e manzo.

Ed è così che tra le proposte della trattoria troviamo i noodles con il manzo, tipici di Lanzhou, la capitale del Gansu, rifiniti volendo con salsa piccante che ci ricorda la cucina speziata dello Sichuan. Il piatto è stato ideato dagli Hui musulmani di origine tibetana che abitano principalmente la regione del Ningxia a sud – est del Gansu.

Cosa si mangia da Mei Shi Mei Ke

Oltre agli Hui, sono presenti gli Uyghurs etnia che trova le proprie radici nella regione autonoma dello Xinjiang – a confine con il Gansu – e sono soprattutto musulmani di origine turca. Possiamo menzionare due piatti tipici di questo popolo e sono il riso Uiguri (riso pilaf con carne di agnello) e il Dapanji (il grande stufato di pollo e noodles con cipolla peperoni e peperoncino) tutti e due ovviamente presenti nel menù dI Rosa.

Altra nota di merito, prima di arrivare ai fantomatici ravioli è il Mo, panino cinese originario di Xi’an, capoluogo della provincia di Shaanxi. Qui il Mo viene farcito con la carne di maiale mentre se torniamo nello Xinjiang, viene farcito con la carne d’agnello e definito come il “kebab cinese”.
Se traduciamo la parola cinese Mo, parliamo di una focaccia di frumento semi-lievitata, cotta in forno e poi grigliata che da Mei Shi Mei Ke è uno dei miei piatti preferiti (vuoi anche perchè l’ho sentita definire da svariate persone come la tigella cinese e vengono tirate in ballo le mie origini emiliane).

Eccoci arrivati al cavallo di battaglia di Mei Chi Mei Ke, gli incredibili ravioli Jiaozi.

Che siano cotti al vapore o alla piastra cadrete in un amore sconfinato di delicatezza, leggerezza e bontà pura. Rosa mi dice che di media producono con le loro mani circa 1.000 ravioli al giorno. Che per 6 giorni di apertura fanno 6.000 ravioli a settimana. Che in un mese fanno una media di 24.000 ravioli. 24.000. 

Chiedo alla ragazza che serve in sala, che sa l’italiano e che traduce a Rosa le mie domande, se hanno difficoltà a reperire le materie prime che utilizzano in cucina, domando se fanno la spesa a Porta Palazzo ma mente Rosa risponde, indica un signore assopito che sta seduto su una sedia all’ingresso e dice che “mio marito va tutti i giorni a fare la spesa e sceglie solo prodotti italiani” e che a porta Palazzo loro non ci vanno.

Dal 2016, anno in cui hanno aperto, propongono un menù che rispecchia la loro terra d’origine, un meraviglioso melting pot che unisce la storia di un territorio vasto e sconfinato che abbraccia etnie e religioni diverse ma che si ritrovano, nella cultura culinaria, in un unico grande popolo.

Gli italiani vogliono mangiare solo ravioli

Quindi il mio consiglio è di andare da Mei Shi Mei Ke e mentre chiedete una birra Tsingtao fatevi portare subito un uovo marinato nella soia e le costolette di maiale, per sciogliere il ghiaccio.
Proseguite ordinando un riso Uiguri, il Dapanji, i Mo, i noodles con il manzo e finite in bellezza con i Jiaozi. Renderete Rosa una donna felice che con occhi un pochino malinconici mi dice “gli italiani vogliono mangiare solo ravioli”. Stupiamola avventurandoci nella peculiarità della cucina del Gansu.
Se siete vegetariani cadrete in piedi, perchè oltre ai i ravioli veg, sono ottimi i pak choi saltati con funghi e il tofu morbido con verdure.


In chiusura snobbate la grappa alle rose ma chiedete il distillato di riso. Vi diranno che è molto forte, ma non abbiate paura perché, dopo la grande abbuffata, mi ringrazierete del suggerimento.


All images © 2022 Fabio Rovere

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