Qualche giorno fa ho visitato la galleria d’arte di Melkio, situata in Via Garibaldi 18 nel foyer del Teatro Strada Nuova. Quello che ho trovato è stato incredibile: illustrazioni con sfondi scuri e soggetti super colorati si affiancano a stampe minimali e introspettive, il tutto condito da riferimenti pop e universi alieni e onirici. La fisicità dei soggetti, talvolta tridimensionali e talvolta flat, è la cosa che mi ha colpito di più, insieme alla capacità di accostare concetti con la logica tipica dei sogni.
Insomma, un vero trip visivo.
Melkio
Sito | Instagram
Officina Melkio
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Mi è bastato un secondo per capire che mi trovavo di fronte a qualcosa di davvero figo (infatti ho pure comprato subito una stampa!), e che dovevo assolutamente fare due chiacchiere con lo stesso Melkio, un ragazzo brillante e simpaticissimo che ha sempre un aneddoto esilarante da raccontare. Quella che segue è la mia conversazione con lui!
Intervista a Melkio, illustratore genovese
D: Ciao Melkio! Sei artista full time o hai qualche altra attività?
M: Non so se definirmi artista, tanto per cominciare. In ogni caso, un artista oggi non può limitarsi solo alla creazione di opere ma deve occuparsi di marketing, di relazioni e curare ogni aspetto della sua attività. Quindi sì, eseguo altre “mansioni” che però fanno tutte parte dello stesso mestiere.
D: Mi hai raccontato del tuo vecchio lavoro e della tua scelta di dedicarti all’arte; qual è stata la molla che è scattata e che ti ha fatto dire “questa è la mia strada”?
M: Il lockdown è stato, per una certa maniera, una vera manna. Un periodo complesso e difficile ma che mi ha permesso di pensare, obbligandomi ad uno stop completo. In quel periodo mi sono avvicinato a questo mondo e ho visto i primi piccoli risultati che mi hanno dato la spinta necessaria per credere davvero nel progetto. Ringrazio la mia compagna che ha insistito molto!
D: E ti sei mai pentito?
M: No, anzi! Sia perché la scelta ha dato il via a questa carriera, sia perché, dopo tanto travaglio, ha permesso di trovare un nuovo equilibrio con i miei vecchi soci. Ad oggi siamo tornati a collaborare, in una maniera che prima sembrava impossibile.
Disegno da sempre, dove “da sempre” significa “fin da quando ne ho memoria”. Prima di oggi ho sempre buttato via tutto; fatto il disegno, poi via nella spazzatura. Per me era talmente naturale che non aveva senso tenerli.
D: Esponi in un meraviglioso spazio in Via Garibaldi. Com’è nata questa opportunità?
M: Conoscevo già i ragazzi del Teatro Strada Nuova e il loro bellissimo spazio. Tempo fa avevano aperto un progetto di rete per poter dare ancora più lustro e visibilità alla location e io sono stato l’unico a chiedere gli spazi del foyer. La nostra collaborazione tiene vivo il teatro anche in fascia diurna!
D: Le tue illustrazioni sono davvero impressionanti; è come immergersi in altri mondi. Come le realizzi? Hai qualche procedura particolare per tradurre le tue idee in disegni? Mi piacerebbe molto vedere video o time-lapse mentre realizzi i pezzi.
M: Guarda, innanzitutto grazie. Io disegno da sempre, fin da quando ho memoria. Non ho fatto scuole specifiche, quindi la mia “formazione” non esiste; faccio le cose con istinto senza particolare procedura, anche se da quando tutto questo è diventato un lavoro sto studiando e lavorando sulla tecnica, per poter offrire un prodotto sempre migliore. Ma il modus operandi rimane lo stesso: istinto e niente time-lapse 😉
D: Rappresenti un sacco di marinai e pesci (sardine?); è l’influenza genovese?
M: Probabile! Amo la mia città e sicuramente ne sono influenzato. Nel dicembre 2019 alcuni dei miei pesci sono stati pure proiettati sul Palazzo della Regione in Piazza De Ferrari; un vero orgoglio per me!
D: Mi ricordo quella installazione, mi aveva colpito molto! C’è qualcos’altro di tuo in giro per Genova?
M: In questo momento direi di no, e in generale faccio poca street art. Però intorno a marzo 2020 potresti aver visto delle mie illustrazioni per un’iniziativa al Porto Antico, “i Pirati del Porto Antico e le loro eco-avventure”.
Nei miei disegni, il segno e il colore sono pensati a sottolineatura della forma complessiva, al servizio di un immaginario fortemente surreale e iper-irrealistico.
D: Un tuo pezzo a cui sei particolarmente affezionato?
M: Li amo praticamente tutti! Disegnando per passione faccio uscire solo cose che mi piacciono davvero. E’ difficile scegliere!
D: Ho visto sul tuo sito il progetto Doodlette. Fantastico. Dove si trova?
M: Nel nuovo locale POP GENOVA, alle piscine d’Albaro. Mi contattarono per fare qualcosa nel locale e io proposi: facciamo il bagno! La contraddizione sulla toilette è che pur essendo uno dei luoghi più frequentati è sempre sottovalutato. Fare una cosa pazza lì significa stupire, perché nessuno si aspetta nulla da un bagno! 😉
D: Ho visto che hai collaborato con Maceo Plex, grande! Com’è nata la collaborazione?
M: Storia lunga! 😉
Ho lavorato molto nella musica e prima ancora ero un “raver” che girava l’Europa per festival quando ancora non esistevano i social (come sono vecchio!). Io e Maceo Plex ci siamo conosciuti in maniera molto buffa, a Bologna, nel 2011 (o 2010 o 2012? Boh). Ero al Robot Festival e una ragazza straniera continuava ad indicarmi. Vado a chiedere come mai e mi mostra il suo cellulare. Come sfondo aveva una mia foto! Ero vestito da marinaio a Madrid durante un festival. La sera stessa scoprii che la ragazza era la moglie di Maceo Plex!
D: Del 2020 scrivi: “Lo hai vissuto male, lo ricordi con fastidio, ma se ci pensi, è stato l’unico ad insegnarti davvero qualcosa”. Cos’ha insegnato a te?
M: Un po’ te l’ho già raccontato fra le righe, ma se dovessi dire, se dovessi fare il filosofo spicciolo da bar, mi ha insegnato la differenza tra fare le cose per fretta e farle con rapidità. Mi ha anche insegnato a non farmi trascinare dagli eventi ma a mettermi al posto di guida. Ecco…sì direi queste due cose.
Il 2020 mi ha insegnato l’importanza di mettermi al posto di guida e seguire le mie passioni.
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