Musiche e voci di Villa Simonetta

Rosa Giulia Luppino Pubblicato il 18 Marzo 2019

La storia di Villa Simonetta è avvolta da leggenda e mistero. Oggi è sede della Civica Scuola di Musica di Milano, ma nasconde un passato oscuro le cui vicende si perdono nel mito. Se la visitate durante uno dei tanti eventi organizzati dalla Civica, provate a sentire l’eco del colonnato e lasciatevi per un attimo influenzare dalle storie di fantasmi per udire i sospiri di Clelia e dei suoi numerosi amanti.

Le ragioni per cui andare:
1. per ascoltare uno dei tanti concerti organizzati dalla Civica Scuola di Musica.
2. in estate, per godersi un aperitivo all’ombra dei grandi alberi del parco.
3. la villa è vicina alla Fabbrica del Vapore e al Cimitero Monumentale.

Villa Simonetta – Civica Scuola di Musica Claudio Abbado
Via Stilicone 36 | Milano
MM5 Cenisio

per informazioni ed eventi consultare il sito

Una villa per la nobildonna irrequieta

Villa Simonetta nasce verso la fine del 1400 come dimora di campagna di Gualtiero da Bascapè, collaboratore di Ludovico il Moro.  Per questo motivo in origine venne soprannominata “La Gualtiera”. Dopo alcuni passaggi di proprietà e diversi lavori di ampliamento fu acquistata nel 1555 dai Simonetta, una nobile famiglia a servizio degli Sforza, come dimora per la figlia Clelia. Prematuramente rimasta vedova, la giovane nobildonna era spesso al centro degli scandali cittadini per il suo stile di vita dissoluto, e la famiglia decise così di isolarla in campagna.

Ma Clelia, una volta lontana dalla famiglia, diede libero sfogo alla sua indole libertina organizzando feste sfrenate e balli in maschera, per così dire, piccanti. I pettegolezzi sulla lussuria di Clelia passarono in secondo piano quando altre accuse gravarono su di lei: si dice infatti che undici giovani non fecero mai ritorno dai suoi festini. E da qui comincia il mito di Clelia come prima serial killer della storia, una combinazione di esoterismo e stregoneria. Quello che è certo è che i Simonetta misero tutto a tacere, e la villa passò di mano in mano fino a un lento degrado e abbandono.

Di mano in mano, fino al salvataggio

Intorno al 1820 venne ribattezzata “Villa dei Balabiott” perché anche la Compagnia della Teppa, banda di giovani aditi a violenza e vandalismo da cui oggi deriva il termine “teppisti”, la scelse come teatro per i propri festini (“Balabiott” in milanese significa letteralmente “ballar nudi” o in senso figurato “essere matti”).

In seguito la villa subì tantissime trasformazioni: ospedale per i colerosi, fabbrica di candele, officina meccanica, osteria, falegnameria e caserma. Durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa della sua vicinanza con lo scalo ferroviario, fu gravemente danneggiata e abbandonata fino al 1959, quando fu acquistata dal Comune di Milano e ristrutturata.
Dal 1979 è sede della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado, che nel corso dell’anno organizza numerosi eventi e serate alle quali è possibile partecipare. In particolari giornate di apertura è possibile visitare anche la Cappella gentilizia Cinquecentesca e i suoi affreschi, quasi del tutto recuperati. Negli anni invece, a causa delle modifiche al colonnato esterno, è diventato più difficile sentire la famosa eco che caratterizzava la villa, ancora ricordata sulla facciata dall’affresco “ECO che ripete in un momento tranquillo per ben 40 volte la voce ed un colpo di fucile 75 volte”.

[Ringrazio in particolar modo Alessandra Arcidiaco per la preziosa collaborazione]

Colonna sonora: “Femme Fatale”, The Velvet Underground, 1967


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