Mi ricordo che quel giorno pioveva, tornavo da una laurea e avevo solo voglia di togliermi i tacchi e bermi una tisana calda sul divano. Schivando egregiamente ogni pozzanghera, mi ritrovai per caso davanti a una vetrina buia, dove la luce si concentrava a illuminare fili di ottone e pezzi di seta. I gioielli che brillavano e le sculture esposte nella vetrina accanto mi attirarono come un’ape con il miele. Così ho conosciuto MUTA, un luogo unico e coinvolgente ideato da Sergio Salomone e Ginevra Panzetti.
MUTA arte | design
Via Palazzo di Città, 8D | Torino
Me – Gio | 11 – 20
Ma – Ve | 11 – 18
Sito | Instagram
Le piume degli uccelli
Gli uccelli cambiano le loro piume una o due volte l’anno. Rimane un processo molto lento, data l’impossibilità di perdere tutte le piume insieme, visto che risentirebbero dello sbalzo termico.
Così è iniziata la storia di MUTA. Tutto nasce da dentro casa, costruendo gioielli di notte e partecipando alle fiere di giorno. Dopo un periodo passato a fare colazione in mezzo all’ottone, Sergio e Ginevra hanno deciso di aprire un laboratorio che parlasse anche agli altri e guardasse verso l’esterno. Nel 2016 inaugurano il loro primo negozio in Vanchiglia, concentrandosi sulla vendita dei gioielli, mentre l’unica vetrina a disposizione la usavano per esporre poche opere di un’artista. Dopo qualche anno però si accorgono di voler cambiare, spostandosi in centro in uno spazio più grande, così da continuare a esporre gioielli, ma anche a dare vita a vere e proprie mostre temporanee.
Piuma dopo piuma sono diventati un bellissimo uccello.


La pelle dei serpenti
I serpenti cambiano la loro pelle in un colpo solo. Per agevolare il processo, iniziano a sbattere su rocce e alberi, così da favorire il distaccamento completo dello strato vecchio di pelle.
Questo è ciò che meglio rappresenta il nome MUTA. Lasciare indietro il vecchio per dirigersi verso il nuovo, non soffermarsi sul passato, ma puntare oltre il futuro, spogliarsi delle vesti vecchie, ormai usurate e inutili, per brillare e sfoggiare il manto nuovo di zecca. È così che Sergio e Ginevra mi parlano del loro posto e di come gli sia venuto in mente questo nome. Volevano qualcosa che riuscisse a collegare l’inizio del loro progetto con il continuo.
Oltre a questo significato, muta viene usato anche come aggettivo: l’arte che creano e che espongono non ha bisogno di molti giri di parole per spiegarla, perchè ha la potenza di comunicare anche stando in silenzio. In scienza viene chiamata autolisi, la capacità di una cellula di autodistruggersi perchè non più necessaria, così da far evolvere quella viva.



Il baco da seta
Una volta che ha trovato la sua casa, il bruco inizia a mutarsi in un baco, avvolgendosi su se stesso e aspettando di diventare definitivamente adulto. Definirei la bottega di MUTA il cuore dell’idea. Nasce tutto dai gioielli, dal loro differenziarsi su due linee – Ginevra usa dei tratti più sinuosi e dei piccoli punti luce dati dalla seta colorata, mentre Sergio ha delle linee più simmetriche e inserisce dei frammenti di cornici – e di focalizzarsi sul loro lavoro di artigiani; infatti il processo di realizzazione dei gioielli avviene in negozio, in una vera e propria postazione di lavoro.


Se quindi da una parte abbiamo il bruco, il punto di svolta avviene nella seconda parte del negozio, quella dedicata all’arte. Una combo che funziona e che ci coinvolge pienamente. Chi espone da MUTA ha la piena libertà di una stanza senza molte regole, se non quella di uscire dai canoni impostati.
Insieme danno vita a una splendida farfalla, immaginandola con le antenne di ottone, le ali di seta e l’addome nero lucido.
In estate a Rodi capita che le farfalle, attirate dalla resina che esce dagli alberi, si ritrovino tutte lì, dando vita alla Valle delle farfalle. Uno spettacolo unico, dove si possono ammirare diverse specie, una miriade di colori che ti invadono gli occhi.
E allora mi immagino un momento in cui MUTA non sarà l’unico posto capace di mutare, ma che molti altri si accorgano quanto si può dare, se si ha il coraggio di evolversi.
All images © 2023 Stefano Pucci
Ti piacciono le foto e vorresti usarle per raccontare la tua attività? Clicca qui e scopri come!