Ortiga: c’è vita oltre il Centro e Vanchiglia

Teresa Di Nuzzo Pubblicato il 14 Settembre 2021

Qualcuno griderà allo scandalo, altri magari si faranno una risata eppure ve lo dico io, ex ragazza di provincia passata al lato urbano della forza, che esistono zone di comfort oltre LA zona di comfort… Piccole vie incastonate tra corso Peschiera e corso Trapani, ci raccontano di un quartiere industriale e industrioso che nei primi del 900 vide sorgere diversi stabilimenti come quello di Lancia, SIP e Pininfarina, attorno ai quali si eressero le case degli operai; un quartiere POP seppur con la sua inconfondibile allure sabauda. Ma visto che siete qui a leggere di pizza, smetto i panni da Piero Angela in gonnella e vi porto al 39 di via Pollenzo (che tra l’altro è la città dove risede l’Università di scienze enogastronomiche) che se tanto mi dà tanto…

Ortiga
Via Pollenzo, 39 | Torino
011 3800101

Lu – Do | 12 – 14.30 / 19.30 – 23.00
Sabato chiuso a pranzo

Prezzo | Margherita: € 5,50

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Covid facci la grazia

Ci accoglie Kevin, uno dei due soci, sorriso ampio (si vedeva perfino da sotto la mascherina) e fare spigliato che ci conduce attraverso le sale parlandoci della storia di Ortiga.

“Abbiamo preso le chiavi del locale il giorno prima che chiudessero tutto, il 1º maggio l’inizio del delivery e il 30 giugno l’apertura ufficiale. Vorremmo iniziare a fare anche drink sperando che in autunno la situazione non peggiori..”

-No eh-
Ortiga gode di un ampio dehors interno, il cui l’odore di citronella, le luci aranciate del tramonto e le grosse Kentia gli conferiscono quel senso di piccola jungla cittadina; l’interno invece è un po’ più intimo: luci calde e soffuse, toni scuri e arredamento di impronta industriale gli danno un tono più minimal.

Ragazzi avete fame?

Più che una domanda a me suona come una dimostrazione di affetto! Veniamo dunque allietati da uno stuolo di montanarine fritte con crudo di Parma e spuma di stracciatella pugliese, binomio succulento, papille felici.

Ma passiamo alle pizze, “Bra, stracciatella e taggiasche” leggera e goduriosa, una garanzia per sopravvivere alla canicola estiva, e “Patate, toma di Coazze e salame di turgia” definita da Bia “impegnativa” e dagli accenti decisamente più forti. La “turgia” in piemunteis è la vacca ormai sterile da cui però si ricava questo salame dal gusto ricco e pieno. Praticamente si contende “l’umami” insieme al parmigiano.

Terminiamo il pasto con un tiramisù preparato col metodo “patabomb” o “pâte à bombe” (una tecnica che utilizza le uova pastorizzate nella preparazione dei dolci a freddo) onestamente preso più perché il nome ci faceva ridere che per un effettivo spazio di stoccaggio per altre pietanze… ma avendo gli occhi più grandi dello stomaco non ci siamo tirati indietro.

Ortiga e via Pollenzo ci hanno regalato gioie e perle di culinaria, quasi esser stati davvero l’università di scienze enogastronomiche e Kevin e il suo staff ci hanno trattato con attenzione e cortesia. Quanto al cibo vi chiedo di NON credermi ma di andare a tastare con i vostri palati se quello che dico corrisponde a verità…

Ps. Da Ortiga non si mangia solo pizza, ma questa è un’altra storia…


All images © 2021 Gianluca Bia

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