Osteria “Il Torchio” – il Vino contro la fine del mondo

Gianluca Pubblicato il 25 Febbraio 2020

Immaginiamo un mondo ipotetico, pre-apocalittico, con una minaccia virale in atto, rischio pandemia e socialPanico galoppante dove l’unica soluzione ai mali, alla tosse, all’isteria collettiva e ai bubboni tipo lebbra (tendo all’esagerazione sorry) fosse il vino rosso. Sarei dubbioso di dove rifugiarmi: sarei indeciso se prediligere una cantina pregiata dove combattere il morbo con costose bottiglie di Barolo dando prova di un elevato reddito che non ho oppure se chiudermi nel reparto vini di qualche supermercato e darmi alla pazza gioia a colpi di tavernello a buon prezzo e uscirne curato dal Virus ma portatore NON sano di cirrosi epatica. Ma alla fine credo che in un gesto di pragmatismo opterei per unire l’utile al dilettevole cercando magari un posto dove il vino rosso sta a 6/7 euro al litro e dove, mentre attendo lo “spurgo” della malattia possa mangiarmi anche un piatto di polpette e patate al forno. A tal proposito oggi parliamo de

“LA GUIDA DEFINITIVA PER SCACCIARE IL CORONAVIRUS IN UNA SOLA MOSSA: ALZARE IL GOMITO. Cap.01 “OSTERIA IL TORCHIO”

Testo: Mio

Foto: @fabiofacose (gnoccodidio)

Dirige: Maestro Beppe Vessicchio. 

– Gianluca

Osteria il Torchio
Via Rocciamelone 7 | Torino

Lunedì – Sabato| 12.00 – 15.00 & 19.15 – 23.00

Prezzo | €€

Par.01 – Stay idratated

Questo magico avamposto culinario anti pandemia si trova nello stretto e insolito crocevia semi pedonale in zona Campidoglio. L’insegna fuori è di quelle mega vintage, così vintage che non è vintage ma è proprio vecchia, sfondo bianco scritta marrone e poi una parola che mi ha sempre incuriosito un sacco e che oggi per non arrivare impreparato all’articolo sono andato a decodificare su google: “MESCITA”. Che sostanzialmente sta per un luogo dove vai al bancone, t’appoggi e ti spacchi in due, se qualcuno avesse una migliore definizione se la tenga per se perché a me questa piace (non è vero sarei felice di sentirla).

Continuando ad immaginare una Torino in preda al panico e l’Esselunga di Corso Traiano preso d’assalto da vegani che smaniano per l’ultima porzione di tofu o di fake hamburger di seitan, anche se, nel caso fosse l’ultimo giorno dell’umanità, amici miei vi consiglierei una bella fiorentina che passa la paura, mi immagino ad entrare al torchio in maniera affannata e scomposta, tipo fuga alla “the walking dead” con @fabiofacose che mette piede in osteria gridando con un marcato accento cuneese “Raffo dammi un litro di rosso sfuso (neee)”, e Raffo allunga la mano spilla e spilla e poi caccia un bicchiere, rigorosamente ondulato, in mano al barbuto fotografo che tira un sospiro di sollievo.

Par.02 – Il design sopra ogni cosa

Dentro il locale è caldo e accogliente, l’osteria di quartiere che non tutti hanno, ma che tutti meritano. Bancone in legno-misto-metallo, vetrinetta dolci dove campeggiano i tiramisù altamente consigliati da Rovere e anche da Maria che non conoscete, ma che dovreste conoscere (in questa corsa contro il Virus dovrebbe esserci anche lei ma sta in San Salvario e ahimè quelli sono già tutti spacciati).

Il retro del bancone è una distesa di bicchieri di diverse forme e colori e di bottiglie vuote che non si sa di preciso da quanto non vengono riempite, ma fanno design.

Osteria Il torchio

Par.03 – Mettete le penne nei vostri cannoni

Golli un bicchiere di rosso e ti siedi, ma prima occhio alla lavagna perché è li che si vede la vera osteria, da un lato lavagnette e A4 “uso mano” stampati mezz’ora prima del servizio, dall’altra parte le fake Osterie con i menu su carta 300gr e il logo in oro lamina.

La cucina è di quelle rustiche, ruspanti, semi ignoranti (e badate che intendo ignoranza nel bene: ricchi, carichi di gusto, molto molto sugosi) in continua evoluzione, ogni giorno diversi, tipo le penne all’arrabbiata con l’Anduja rosse come il fuoco sterilizzanti contro il Virus, oppure un piatto che visto così vi sembra una Carbonara ma invece è un crema di finocchi, zafferano e pancetta e non dite che era meglio la carbonara sù, siate open mind che magari domani finisce il mondo davvero. E dulcis in fundo penne (si, sò fissati con le penne) crema di gorgonzola e polvere di olive, come mangià da mamma tua ma con in più la polvere di olive che mia madre manco sa come fare.

Ah… come testimonianza abbiamo anche una foto di un piatto di fusilli e io ho un ricordo di aver mangiato anche uno spaghetto al ragù di mare che mi sembrava di vedere la Gallinara all’orizzonte (questo per dire cucinano anche altro oltre le penne).

Osteria Il torchio

Par.04 – Fate l’amore col nasello al limone

Nella nostra top dei secondi che ti allontanano dal VAIRUS e ti avvicinano al colesterolo abbiamo provato poi il nasello impanato al limone, veramente comfort food casalingo all’ennesima potenza, per non parlare delle polpette che nella vita puoi essere quello che vuoi ma se non ti piacciono le polpette sta cazzo di pandemia te la meriti proprio.

Osteria Il torchio

Par.05 – Eat Tiramisù vivi di più

Ipotizzando di essere arrivati qui con la pancia piena e aver disinfettato qualsiasi vostro organo interno con tutto il vino che la parola”mescita” si porta appresso, ormai consci che qualsiasi vostro tentativo si salvezza sia stato vano, e che sarete destinati ad una dipartita in un mondo ormai diventato POST-Apocalittico, popolato solo più da vegani in cerca di Tofu maledetto oppure di Bio-Eco-Influenzer che ancora vogliono convincervi che il Coronavirus è solo frutto del riscaldamento climatico perché andate in macchina e non in bici, dedicatevi ancora un ultima gioia, e prendetevi un bel tiramisù, si, quello nella vetrinetta, consigliato da Fabio&Maria, proprio lui.

Osteria Il torchio

Par.06 – Never stop Limonare

E se alla fine sto cazzo di Virus ve lo siete presi lo stesso… Fate un’attenta cernita su a chi passarlo (ovviamente con lui/lei consenziente) e passeggiate belli, sbronzi, con la pancia piena per le vie di Campidoglio….

(Dissolvenza)

(Musica triste)

(Titoli di coda)

Cia.

Osteria Il torchio

All images © 2020 Fabio Rovere