In linea di massima, quando decidiamo un ristorante da raccontare, tendiamo a voler trovare quel locale che forse non tutti conoscono, quel locale che quando ci portiamo i nostri amici speriamo possa stupirli, e per fare questo andiamo in giro, ci sediamo, beviamo e mangiamo, ogni tanto con successo altre volte prendiamo delle cantonate, altre volte mega-cantonate. Ma questa volta ho voluto togliermi uno sfizio, così, per iniziare bene l’anno, e parlare di un ristorante/street food/chicca che da sempre è in cima alla mia top ten e come me di molti altri penso. Un locale che non ha bisogno di presentazioni poiché molti già lo conoscono e chi non lo conosce “SCIAGURA A VOI!”.
Patate ripiene… Salsiccia cruda di Bra… Pane burro e acciughe… Vi dice niente?
Si, Poormanger, proprio lui.
Poormanger
Via Maria Vittoria, 36/B | Torino
Via Palazzo di Citta’ 26/B | Torino
Lunedì – Domenica | 12.00 – 15.00 & 19.00 – 23.00
Costo | Patate a partire da 5€

Questione di principio
Qualche anno fa una mia compagna di università mi dice di aver trovato un posto in centro, in una parallela di via Po, dove dei ragazzi si erano messi a fare patate ripiene, lei molto international girl le aveva chiamate Jacket potatoes, ma che dovevo andarci a pranzo perché a cena non accettavano prenotazioni ed era difficile trovare posto; tronfio e spavaldo e incurante degli avvertimenti ci vado la sera stessa. Coda fuori e lista d’attesa. Un mezzo rimbalzo diciamo. Torno qualche sera dopo, coda fuori e lista d’attesa. Ormai era una questione di principio, potevano anche non essere buone, ma dovevo mangiarle per forza. E alla fine ce l’ho fatta… ho mangiato da Poormanger Torino, la prima volta, chevvelodico a fà? Amore a prima vista.
Grazie Edimburgo, ma da qui, ci pensiamo noi
La domanda che mi sono sempre posto su questo locale è: come ti viene in mente di rifilare patate ripiene, un piatto tipicamente inglese (e diciamolo, la cucina inglese fa abbastanza ****re ) ai torinesi? Daniele, uno dei tre soci di Poormanger Torino, mi spiega che l’idea è venuta a Valerio, suo amico e socio, durante un viaggio ad Edimburgo dove, incuriosito dalla lunga coda, ha deciso di provare un ristorante davanti al suo ostello che serviva ste Jacket potatoes e il suo primo pensiero è stato più o meno quello scritto sopra riguardo alla cucina inglese ( lo so Edimburgo non è Inghilterra, ma non perdiamoci… ), però oltre questo ha pensato anche che forse, forse, forse, sostituendo il dubbio ripieno con delle materie prime di qualità e più vicine ai nostri gusti, l’idea poteva funzionare. Per quanto mi riguarda la coda fuori dal locale è la conferma che effettivamente l’idea poteva funzionare.


Poormanger Torino: ricerca, sviluppo e patate giganti
La prima cosa che ti chiedi sulla cucina di Poormanger, o meglio mi sono chiesto io, è stata “ma dove diavolo le trovano delle patate di sta dimensione”? Bene, Daniele mi racconta che ognuna delle loro patate viene raccolta a mano, pesata a mano e lavata a mano poiché “fuori misura” e già questo dà al prodotto di base un grande prestigio nonostante la sua semplicità. Cotta ad altissima temperatura per ore e sminuzzata all’interno già di per sé è uno spettacolo. Ma come si rende gustosa e dannatamente figa, una patata da tipo mezzo kg? Qui interviene il gruppo di Poormanger, e mesi di ricerca di materie prime da piccoli produttori locali divisi tra Piemonte e Liguria, di assaggi continui e di costante rinnovamento; un Menù che comprendo le grandi classiche e le offerte stagionali che appunto seguono la stagionalità dei prodotti. Io consiglio di provare la proposta autunnale al Bollito e salse, ma se è la prima volta che mangiate qui vi consiglio una delle mie preferite, un grande classico, rucola, salsiccia di Bra cruda e scaglie di parmigiano. Ingredienti semplici, ricchi di gusto e colore, un’idea di cucina umile, fatta bene, e dal risultato perfetto.


Che piova bagnetto verde!
Se per qualche strana ragione, tipo che da piccoli avete avuto un trauma con le patate al forno, oppure avete deciso di farvi del male seguendo una dieta Low Carb, non temete, Poormanger a dispetto di quello che molti pensano non è solo patata ripiena, ma anche qui il menù si arricchisce di ottime alternative; taglieri misti, formaggi, cruda di Bra al piatto, insalatine d’orzo o farro con verdure di stagione e zuppe calde, che a me personalmente piacciono tanto e che aiutano come ho già detto in passato a sopportare l’inverno torinese.
Tra questi piatti ce n’è uno in particolare che è il mio preferito su tutti, sarà perché sono barotto dentro, sarà perchè mi ricorda la ricetta di mia nonna, o semplicemente sarà perché sono stra-buone, PANE BURRO e ACCIUGHE AL VERDE, antipasto e apripista per qualsiasi pasto io faccia qui.
Squadra che vince non si cambia, ma si sposta di un pochino
Casa nuova, vita nuova ma grazie a Dio la cucina che ci piace e ci piaceva! Circa da un annetto e mezzo Poormanger ha abbandonato il piccolo localino dove era nato per trasferirsi qualche metro più in là, sempre in via Maria Vittoria, e si è rifatto il trucco sfoderando tutti i suoi lati migliori. Un ambiente moderno ma dal tocco retrò, arricchito da particolari dall’aspetto casereccio che ancora di più ci immergono nel concetto di cucina povera, intesa nel senso familiare del termine, un luogo dove incontrarsi, parlare, conoscersi, il tutto bagnato dal buon vino e condito dal buon cibo.
Consiglio per iniziare bene il nuovo anno: se ci siete già stati andateci dinuovo e se non lo conoscevate ancora segnatevi questo nome, Poormanger, che poi vuole dire “Per mangiare” ma anche “Povero Mangiare”, a mio avviso un “ricco” povero mangiare.
Dopo cena, approfittate della vicinanza al centro per godervi, ancora per poco, lo spettacolo delle luci d’artista, qui Virginia vi consiglia un ottimo tour.
All images © 2018 Gianluca Bia