Quadrilatero Romano. Pensavo fosse una cotta e ancora lo amo

Laura Cappelli Pubblicato il 15 Settembre 2019

Rispettabile quadrato famoso signor Quadrilatero, a noi due. Lo confesso, quando ho scoperto che il tour del Quadrilatero avevo vinto il sondaggio su di quale quartiere vuoi sentir parlare oh tu amico delle Strade, non l’ho presa benissimo. La mia Vanchiglia-porto-di-mare era stata scavalcata assieme alla Sin City arancione di Parco Dora, lontano dal mio Borgo San Paolo clandestino, con zero fiumi nei dintorni, ho pensato solo: aiuto. Io che di Torino ho imparato ad amare da subito le cose laterali, fluviali e lontane dal centro, sono stata spedita per direttissima fra Porta Palatina e Via Barbaroux, fra casette dai tetti parigini, ristoranti citati in tutte le guide dell’universo, linee perpendicolari, patate ripiene, vetrine perfette, là fra la tremenda via Garibaldi e i musei belli e famosi che però fanno un po’ a botte con la mia indole di frontiera. 

Dal Pastis a piazzetta IV Marzo, sentirsi a casa

Eppure io al Quadrilatero devo un gran favore: avermi accolta quando Torino era tutta fredda e natalizia e la mia casa sul fiume era invasa dai lavori. Al Quadrilatero ho rotto bicchieri brindando a cose belle e ho presentato Torino ai miei amici. Ho letto libri fra gli alberelli franzosi di Piazzetta IV Marzo e divorato tonnellate di friciulin e Barbera nel cortiletto caloroso di Ranzini. Al Quadrilatero ho tifato per le cose felici del Laboratorio Zanzara e amato alla follia la galleria Federico II: chiaramente uno dei posti più belli e sottovalutati in città. 

A pensarci bene, senza pregiudizi, anche il Quadrilatero poi è un quartiere di confine. Un’isola a parte attraversata da ZTL, luci d’artista, locande francesi, botteghe di spezie, bar storici, torrefazioni, con Porta Palazzo, splendida e balorda, proprio dietro l’angolo. Tanti anni fa, quando Torino non era ancora mia ed era oggettivamente troppo fredda, ricordo di un caffè bollente preso al Pastis che mi ha salvato la giornata e le mani. Quel bar, con quell’aria sincera e le polpette al sugo buonissime, è uno dei primi posti in cui vi manderei per iniziare questo tour. Fuori dai luoghi comuni e affezionata ai grandi cult di quartiere, vi do il benvenuto fra le strade note eppure tutte da scoprire di Quadrilateroland.

Piazzetta della Consolata, cuori di latta e spritz divini

Ma cosa altro c’è da dire su un luogo che in un lembo solo raccogliei giardini giapponesi del MAO, la signora Sindone e quella bizzarra via chiamata Pietro Micca? Storie romantiche, mi verrebbe da dire. Perché il Quadrilatero fa parte, in fondo, dell’educazione sentimentale su Torino: è la prima cotta che hai quando incontri la città. L’insegna arancione Oransoda, fuori da Ranzini, vale già una pomiciata.

E a proposito di invaghimenti, se non l’avete ancora fatto, godetevi le pareti di cuori di latta e fegati ex-voto della chiesa della Consolata, in una delle più belle piazze del creato. Compensate poi subito la vostra parte sacra con un aperitivo: ordinate uno spritz perfetto e un giro di golosi cicchetti veneti al Bacaro, a pochi passi.

Il Quadrilatero: il fidanzato che non si risparmia mai

Dal momento che siete dentro a un’avvincente storia d’amore, non lesinate sui piaceri: il signor Q.R. si concede senza indugi. Per una brioche artigianale deliziosa e decine di miscele di tè di altissimo livello c’è il The Tea (in via Corte d’Appello 2), angoletto intimo e caloroso per colazioni invidiabili. La più buona torta zozza della zona? Ve la servono da Chloè, fra tavoli pastello e teiere della nonna. Chiedete della specialità della casa e lasciate che la glicemia trionfi in voi. Chi ha voglia di cocktail che sfiorano la perfezione può perdersi nella giungla di tucani del Barolino Cocchi, invitante bar-gioiello assolutamente da provare.

Io per non farmi mancare nulla, al Barolino ho preparato il mio primo gin tonic, una sessione di mixology che è entrata nella leggenda del mio fegato. Le più buone frittelle di mele dell’universo le fa un elegante signore baffuto di via dei Mercanti 8/B, nella sua Torteria Dolce e Salato, dove ricaricare la dispensa di dolci e vini ottimi. E la passeggiata che farete per raggiungere la facciata e il cortile interno di Palazzo Scaglia di Verrua, a pochi metri da lì, vi farà pensare che col Quadrilatero è amore per sempre. 

Quadrilatero Romano new edition: qualcosa che forse non sapete

Il vecchio Quadri non è solo un classicone. Ci sono anche angoli nuovi, bizzarri, da scoprire. Esempi vari. Ta Thanh, il supermercato vietnamita di via delle Orfane 29. La proprietaria riuscirà a spiegarvi in viet-piemontese come si prepara la mitica zuppa Pho bò vendendovi tutti gli introvabili ingredienti. Cercate fantastici calzini, oggetti di design e bellissime stampe di illustratori doc come Emiliano Ponzi o Elisa Talentino selezionati da Caracol Gallery? Da OH! Design Shop (in via Porta Palatina 9) potreste trascorrerci ore. Vale il viaggio anche il mitico 16 Luisa e Franchino, il parrucchiere San Francisco-style che mentre taglia capelli su rilassanti poltroncine fra le piante, vende accessori per la casa importati da tutto il mondo.

Via Barbaroux poi è un continuo di soste. Bijoux sciantosi, prodotti beauty ricercati e accessori femminili venduti – non sto scherzando – in polvere di sogni, li trovate da Les Coquettes (al numero 12L). Libri riottosi e edizioni indipendenti vi aspettano alla libreria AUT (civico 8), mentre, due numeri più in là c’è Maniman, gastronomia ligure di alto livello, dove sbocconcellare trofie al pesto, farinata, piatti di pesce e altre delizie. Potrei andare avanti a lungo, ma una storia d’amore è fatta anche di cose misteriose e di non detti. Lascio a voi la voglia di scoprire, riscoprire o corteggiare gli angoli retti di questo quartiere amorevole. Se trovate cose belle scriveteci. Incideremo assieme le iniziali Q.R. nei nostri cuori


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