RECONTEMPORARY: la videoarte a Torino

Gaia Sandrelli Pubblicato il 2 Ottobre 2023

Tra gli anni 60 e gli anni 70 nasce la videoarte. Si usavano strumenti diversi che sembrava venissero dal futuro. Tutt’oggi è un’arte in continua evoluzione. Per approfondire l’argomento sono andata a trovare le ragazze di Recontemporary, un’associazione culturale no profit presente a Torino, ma non solo.

Tutto è iniziato da una tesi di Laurea. Iole Pellion intervistò alcune figure dell’arte contemporanea per la sua ricerca universitaria e, soddisfatta del risultato, decise di pubblicare i video online, così che il materiale fosse disponibile per tutti. Iole si accorge della potenzialità del video: suoni, colori e movimento in un solo frame. Così decide di iniziare un progetto incentrato sulla videoarte, aprendo Recontemporary nel 2019, uno spazio multifunzionale adatto a esposizioni, workshop e incontri culturali. Una volta aperto, si è conquistato il titolo di primo spazio indipendente dedicato completamente alla videoarte in Italia.

Tecnologia sì o tecnologia no?

C’è chi ama alzarsi all’alba per andare a raccogliere nel proprio orto le verdure di stagione e chi invece, come me, preferisce svegliarsi con la macchinetta del caffè che ti dà il buongiorno e ti prepara il cappuccino con latte di soia più buono del mondo. Sono punti di vista. 

Secondo Recontemporary il video e le nuove tecnologie sono un linguaggio completo e attuale. Il loro punto forte è quello di rimanere accessibili a tutti, non solo per coloro che hanno un background artistico, ma anche chi quotidianamente ha a che fare con il video e i suoi derivati. Recontemporary crede molto in questo principio, infatti offre un percorso di consulenze per creare portfolio: aiutano a scoprire il proprio talento e a usarlo come trampolino di lancio verso il mondo dell’arte. 

Non credo basti aprire un profilo TikTok di un museo per portare i giovani verso l’arte, ma penso che sia necessario un coinvolgimento più concreto per far capire alcune poetiche artistiche, soprattutto quelle contemporanee. Recontemporary riesce ad appassionare giovani e studenti; per questo motivo lo spazio organizza workshop di gruppo e con scuole secondarie.

L’effetto WOW che piace tanto

Si può sempre incappare nell’effetto wow, senza portarsi dietro il bagaglio concettuale che è fondamentale per definire un’opera d’arte, arte” mi ha detto Iole durante l’intervista. Non saprei come spiegarlo meglio. Veniamo attratti da opere sempre più maestose, da performance sempre più al limite e video sempre più psichedelici, ma il significato vero viene sempre trasmesso? Viene data la priorità al messaggio dell’artista? Recontemporary ci riesce ogni volta. Ho visitato la mostra Viscera di Dennis Del Favero e posso confermare quanto Iole ha specificato; e FINALMENTE uno spazio espositivo che ti aiuta a capire il concetto, introducendoti nella mostra e accompagnandoti durante il tuo viaggio.

Uno spazio fisico e astratto

La sede, un open space al piano terra che si affaccia sulla Mole Antonelliana, ha una dimensione perfetta, né troppo piccola né troppo grande e proprio per questo motivo riescono a creare ogni volta degli spazi diversi. Quando sono andata a visitarlo era diviso in tre stanze: due dedicate alla mostra, e la terza usata come studio, dove al centro era presente un grande tavolo in legno, pensatoio dello spazio. Recontemporary è tenuto in piedi da 5 donne che, quando si riuniscono per programmare nuove idee, creano un’unica energia, concentrandosi sul prossimo progetto, dialogando e confrontandosi. Il risultato di questa collaborazione da vita a mostre intense e coinvolgenti.

La sensazione che ho avuto è quella di essere dentro a uno spazio fisico, ma che non finiva li. Recontemporary collabora con molte realtà italiane ed estere e riesce a essere ovunque. Non si fermano solo a Torino, ma attraverso scambi con altre organizzazioni cercano di arrivare più lontano possibile. Cercano, ci provano e ci riescono.


All images © 2023 Stefano Pucci

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