A Torino non succede mai niente.
Questa la frase tipica sulla bocca di tutti (o quasi), torinesi e non.
Io credo invece che le cose a Torino succedano eccome. In silenzio magari, a volte sussurrano il loro arrivo, ma succedono. Prendono forma lentamente, e sempre lentamente si fanno spazio nella quotidianità delle persone. Questo vale tanto per le realtà artistiche e culturali, quanto per quelle gastronomiche. E se parliamo di luoghi come Scatto – che d’arte e gastronomia ha fatto la sua identità – non possiamo che ribellarci al moderato contegno sabaudo, urlarle a squarciagola e accoglierle a braccia aperte.
Scatto
Piazza San Carlo, 156 | Torino
Mar – Dom | 12.30 – 14.30 e 19.30 – 22.30
Sito | Instagram | Facebook
Situato nell’iconica Piazza San Carlo – aka il salotto di Torino – Scatto è il progetto capitanato da Christian Costardi con cui la banca Intesa San Paolo, insieme al museo Gallerie d’Italia e allo storico Caffè San Carlo ha suggellato il legame imprescindibile e indissolubile che c’è da sempre tra cultura e gastronomia. In una città che a tale proposito ha sempre avuto (e continua ad avere) tanto da dire.
Tre motivi per andare da Scatto
Ecco quindi una piccola lista di ragioni per cui dovete assolutamente andare da Scatto se già non l’avete fatto:
- Per uscire da Torino senza uscire da Torino. Dallo stile minimalista ed essenziale, alla proposta gastronomica e ancora alla scelta dei vini. Tutto da Scatto suggerisce un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Impossibile non sentirsi come Alice nel mondo del Cappellaio Matto. Solo che qui la tana è una camera oscura di là da un sipario, e il Cappellaio è uno chef con Cattivissimo Me e qualche Minions tatuati sulle braccia, che spunta dalle maniche della divisa.
- Per ascoltare la playlist pazzesca di Letizia. Talking Heads, Nu Genea, e qualche chicca tra l’indie e il folk. Insomma, la compilation perfetta per accompagnare ogni portata.
- Per assaggiare il Costardi’s Condensed Archivio Gustativo. Un inno, più che un piatto, alla visione del gusto e della gastronomia nel suo senso più ampio da parte di tre teste e sei mani: quelle di Christian, e dei suoi due sous chef Andrea e Daniele. E se è vero che con Scatto la cucina a Torino si è (finalmente) fatta mondo, con il Costardi’s Condensed Archivio Gustativo tutto il mondo si fa Vercelli. Credetemi, se non lo assaggiate non ve lo perdonerete mai!
Una Cena al Museo
No, non siamo Ben Stiller nella pellicola di Shawn Levy. Ma ci avviciniamo di parecchio.
Un drappo ci fa da sipario. Il buio di là della luce sfarzosa e a tratti aulica del Caffè San Carlo. Il tempo di abituare gli occhi, e poi una camera oscura. Un mondo dai colori neutri e tenui (eccezion fatta per il piattino del pane) ci accoglie. Al suo interno una cucina che parla di casa, ma anche di viaggi lontani.
Con i suoi 45 coperti tra i tavoli e lo chef table, Scatto segue di pari passo il pensiero rivoluzionario che sta alla base di Gallerie d’Italia, che in poche semplici mosse ha saputo reinterpretare il mecenatismo in chiave contemporanea. Ecco quindi che così come vediamo crollare la barriera tra collezionisti e fruitori nel mondo dell’arte, allo stesso modo Scatto butta giù la barriera tra sala e cucina. Il risultato? Niente più distinzione tra “clienti” e “personale”. Al loro posto invece storie da raccontare, e orecchie e palato per ascoltarle.
A seguire il progetto si tratta sempre dello studio torinese Lamatilde, il cui stile fa da fil rouge tra il Caffè e il Ristorante. Nonostante ciò, Scatto ha già consolidato saldamente la sua identità. “Il luogo in cui si è cambia la percezione del cibo” ci spiega Christian a fine servizio “venendo a mangiare qui, alle persone non sembra nemmeno di stare a Torino. Ecco quindi che i pregiudizi nei confronti di una proposta gastronomica che si discosta dalla tradizione piemontese scompaiono.” E in effetti, nella nuova casa dei fratelli Costardi, non c’è spazio per i pregiudizi.
A suggerircelo sono i diversi percorsi degustazione – Disegno, Ritratto e Scatto Libero – tutti racchiusi all’interno di un vero e proprio archivio, insieme alla carta dei dolci, a voler sottolineare il rapporto di continuità tra l’arte, la fotografia e la cucina. Al suo interno infatti non solo nomi di piatti e preparazioni, ma anche anni di storia, tradizioni, ricerca ed esperienze condivise. Il tutto sapientemente interpretato da una brigata fluida e coesa, in grado di muoversi magistralmente tra un vitello tonnato e un’ostrica con lardo e caviale. Tra un piatto di tajarin e finanziera e una leccia marinata in pasta di limone accompagnata da un leche de tigre.
Il miglior ingrediente è il fattore umano
Quando penso al perché ho scelto di perseguire il sogno della scrittura gastronomica, se ci penso, è perché spero di incontrare nel mio percorso sempre più persone come Christian. Spesso ormai mi capita di pensare (e averne la prova tangibile) di come i luoghi non li definiscano le mura e il mobilio bensì le persone, soprattutto quelli di carattere enogastronomico.
Scatto non fa eccezione, anzi.
In un periodo di totale crisi percettiva per quel che riguarda il mondo della ristorazione, Christian ha creato un terreno fertile per una squadra giovane, motivata e coesa. Una zona franca in cui generazioni diverse entrano a contatto e ne escono arricchite. Ce lo raccontano lo spirito in sala, così come quello in cucina o dietro al bancone del Caffè. E un ristorante che riesce a trasmetterti un senso di famiglia. Non sono molti gli chef con una visione imprenditoriale che vuole investire sul capitale umano in maniera così sostenibile, così come non sono molti gli chef con cui ti perdi tra le chiacchiere di fine servizio fino a mezzanotte e mezza, passando dai ricordi d’infanzia a come spaccare su BeReal.
E così che la cena volge al termine.
Per noi con un vassoio di pasticceria secca ed un caffè. Per la squadra invece con ancora l’adrenalina in corpo di chi ha appena giocato una partita di calcio con tanto di supplementari.
Io non amo il calcio, ma la squadra firmata Costardi vorrei vederla giocare tutti i giorni!
All images © 2023 Arianna Cristiano
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