Monferrato ti amo. O del perché dovete andarci almeno una volta nella vita

Laura Cappelli Pubblicato il 29 Aprile 2019
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Il Monferrato confina a nord con le montagne, a sud con il mare, a ovest con la prateria e forse non esiste. Se chiedi a un torinese dove si trova il Monferrato, una volta su due ti risponderà: ma che ti frega, vai nelle Langhe. L’altra volta invece ti guarderà un po’ strano. Starà pensando: ma cosa diavolo vuoi andare a fare fuori Torino, al freddo, in un posto chiamato Monferrato, che a dire il vero boh, mica lo so dove sta, ma è sicuramente lontano, selvaggio e complicato. Vai nelle Langhe.

Così, quando qualche giorno fa ho chiesto a Betta di accompagnarmi a fare l’ennesimo giro di conquiste monferrine, lei, da amica e fotografa, mi ha detto ok vengo. Ma non aveva la più pallida idea di dove la stessi portando. Confuso con le Langhe e invaso dal Roero, che in confronto sembrano la Napa Valley, il Monferrato se ne sta lì per fatti suoi, senza farsi notare. E’ più una Russian Valley*, che ti sfida ma non ti si fila, senza mappe ufficiali e senza confini. Eppure questo pozzo di bellezza e crinali è tutto vero. Una roba da colpo al cuore e da limone al primo appuntamento. Benvenuti sulle strade poco battute fuori Torino.

3 ragioni per andare:

  • Perché il Monferrato è una meraviglia (e lo pensa anche l’Unesco);
  • Perchè ve lo spiego bene nel mio articolo, su!
  • Ma siete ancora qui?

Il wild side delle colline, fra regni e squali

In passato il Monferrato era la vera Luxury Estate del reame. E non è proprio questo che in fondo fanno i re? Si prendono i tesori e li tengono nascosti. Ancora prima dei re, ci aveva pensato il Paleolitico a tenere il Monferrato lontano da sguardi indiscreti. Una volta, infatti, questa terra era sommersa da un oceano di conchiglie e squali: era il mare del Piemonte, per capirci. Ci sono voluti secoli, decine di leggende su mattoni e cavalli, fiumi di Moscato e Barbera, panini brandizzati (le mitiche monferrine), nocciole molto gentili di collina, robiole da urlo e la mano dell’Unesco per ricordare ai torinesi che c’era una volta un posto incredibile chiamato Monferrato. E voi, avete ancora intenzione di non sapere dove sia?

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Hidden gems: Moleto e le chiese in mezzo ai campi

Da Torino, in 45 minuti al volante, si possono raggiungere paesaggi incredibili, cantine segrete scavate sottoterra (i misteriosissimi Infernot!) e campanili romanici in mezzo al grano, tutti sparsi nel Monferrato. In quell’abbazia cult che è Vezzolano, trovate poi una mappa di carta un po’ speciale, seguitela e divertitevi a scovare santuari fra i prati. Dei tanti posti che amo di questa terra l’ultima scoperta é una piccola gemma chiamata Moleto. A est di tutte le cose, esiste un paesino di tetti arancioni, strade sterrate e una chiesetta nel nulla. In primavera, all’improvviso, sul prato della chiesa, appare un bar. Si chiama Bar Chiuso e offre cieli stellati, bottiglie di collina e musica live: una roba imperdibile, da film sul vino con Russell Crowe. (Per orari e info andate qui: Bar Chiuso Moleto)

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Si mangia e si beve bene (come nelle Langhe!)

In Monferrato si trovano piccoli ristoranti a conduzione famigliare affacciati sul tetto del mondo, fattorie che ti sfamano, strade del vino, cantine pregiate dove assaggiare salame e moscato, cattedrali di pietra e grotte di muffa che nascondono barbera decennali. Dopo avervi raccontato dei rivoluzionari apicoltori di Casalborgone vi suggerisco altre tre piste gourmand: la mitologica robiola della Latteria di Cocconato, una sosta da Ca Mariuccia (Albugnano) la domenica a pranzo e una visita alla cantina della Casaccia (Cella Monte), a sorseggiare Grignolino regale, mangiando friciulin. Tutto bello, buonissimo e si spende il giusto, ve lo garantisco.

Dire, fare, provare il Monferrato

Una delle idee più divertenti per vivere questa terra magica è venuta ai ragazzi di Sistema Monferrato. La loro pagina Facebook è costellata di eventi che vi faranno venire continuamente voglia di esserci. Passeggiate fra i papaveri, degustazioni di vermouth, pic nic lungo il Po stra-cittadino, raccolta di frutta, tour guidati e una grande giornata – quella del 22 giugno – data in cui il Monferrato festeggia, con le Langhe, il riconoscimento dei suoi territori come patrimonio dell’Unesco.

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Prima di vincere il premio Miss enciclopedia monferrina 2019, mi fermo e vi lascio soli a curiosare. In fondo le conquiste sono fatte così: la prateria sta lì, bisogna andare, girare, capire. Il Monferrato lo merita. Mon, che significa mattone ma anche mio. Ne sentirete ancora parlare, ve lo prometto.

* Russian Valley: valle vinicola californiana che non conosce quasi nessuno


All images 2019 © Elisabetta Riccio