Soul Kitchen è stato il primo ristorante vegano che io abbia mai provato, in tempi quasi non sospetti, nel senso che mi stavo sì avvicinando al mondo della cucina vegetariana, ma ancora mangiavo pesce e soprattutto non sapevo bene se sarebbe stata una scelta a lungo termine. Ma Soul Kitchen è molto di più di questo. È un’esperienza gastronomica incredibile per chiunque conosca il piacere di mangiare. Un viaggio esperienziale all’interno di un mondo, quello vegetale, che non smette mai di stupirmi e che, ancora di più quando trattato come viene trattato da Soul Kitchen, non ha nulla da invidiare alla cucina tradizionale. Venite con me!
The Soul Kitchen
Via Santa Giulia 2 | Torino
Ma – Ve | 19.30 – 23.30
Sa – Do | 12.30 – 15 / 19.30 – 23.30
Sito | Facebook | Instagram
The Soul Kitchen, il ristorante vegano a Torino che conquista tutti
The Soul Kitchen non è il vostro tipico ristorante vegano. Anzi non vuole nemmeno essere chiamato vegano; è un ristorante vegetale e integrale. A Luca Andrè, chef e proprietario, piace definire la sua cucina come vegetale, creativa e gourmet. Il locale è stato rinnovato da poco, ma si viene sempre accolti dalla splendida cucina a vista e dalla brigata al lavoro. Soul Kitchen nasce nel giugno del 2013 ed è stato uno dei primi ristoranti vegani di Torino. Prima che essere vegani diventasse una moda. Prima che essere vegani fosse considerato un modo per salvare il pianeta. Prima che in molti sentissero parlare di questo mondo.
Luca ha studiato da chef ed è vegano da oltre 20 anni e avere un ristorante era il suo sogno di bambino. Così quando ha trovato il locale giusto, in Santa Giulia, ha deciso che sarebbe stato il riflesso della propria filosofia di vita. Perché buono e bello possono andare di pari passo a sano ed etico.
Il menù di Soul Kitchen
Oltre ad aver ristrutturato il locale, la riapertura del 2021 di Soul Kitchen ha anche portato a un cambiamento totale del menù. La filosofia rimane però sempre la stessa: no a farine o zuccheri raffinati. Tutte le lavorazioni vengono fatte in casa, tranne tofu, seitan e tempeh o la pasta, preparata dal pastificio Virgilio, su ricetta di Luca. La cucina trae ispirazione dalla cucina regionale italiana, ma anche dai viaggi, dai libri o semplicemente da una conversazione. Alta è la sperimentazione con semi, germogli e gelatine, ma anche con accostamenti di gusto elaborati ed esotici. La verdura non solo è al centro del piatto, ma ne è la sua rappresentazione migliore.
La cosa migliore da fare per provare la cucina di chef Andrè è affidarsi completamente a lui con il menu degustazione, Experience 8. Un percorso che vi porterà a conoscere e scoprire i suoi ingredienti, la sua filosofia, il modo che ha di trattare la verdura e le diverse consistenze che riesce a regalare ai piatti.
Si inizia con l’aperitivo, una combinazione perfetta di piccoli assaggi per iniziare al meglio il nostro percorso vegetale. Dalle cialde di riso alla spirulina, ai piccoli supplì, dal pane cotto al vapore che ha la consistenza di una nuvola, alla cheesecake di cime di rapa che è un’inno alla cima di rapa in purezza. Il tutto accompagnato da un meraviglioso gin tonic avvolto in una nuvola di fumo. E no raga, non è solo fumo qui!
Veniamo ora al primo, un piatto che mi ha steso completamente e che ho rimangiato anche quando sono tornata da Soul a distanza di un mese: Team time. Dei plin ripieni di ribollita con aneto, formaggio vegetale e brodo al tè verde. Ora. Se siete vegetariani come me magari un brodo vegetale avete provato a farlo. Io poi adoro le zuppe orientali e i noodles in brodo e perciò la mia ricerca del brodo vegetale perfetto è un lungo cammino che ho iniziato since Thailandia. In più, il brodo di carne era una delle cose che mi piaceva di più del mondo antico; caldo, confortevole, con quella grassezza giusta, ma non stucchevole. Ecco. Questo brodo nulla ha da invidiare ai brodi thai o a quelli della mia infanzia (sorry papi). È naturalmente caldo e noi che siamo andati a dicembre vestiti di foglie (io, non Fabio e Bia sia chiaro) lo abbiamo particolarmente apprezzato. Ha un leggero sentore di tè che però non è esagerato e quella stessa grassezza che ricercavo e che mi fa venire voglia di berlo in tazza.
Come secondo abbiamo assaggiato un carpaccio di barbabietola e sedano rapa marinati che era leggerezza e sapore della terra elevato all’ennesima potenza. Ma io consiglio sempre di assaggiare il seitan qui da Soul perchè, se non l’hai mai assaggiato questo è il posto giusto per dargli la sua giusta possibilità. Se invece l’hai già mangiato è molto probabile che non ti sia piaciuto e quindi ecco, questo è il posto giusto per capire che il seitan può essere buono.
Io sono innamorata di entrambe le versioni che ci sono oggi in carta: il Sottobosco in cui il seitan è marinato e servito con delle briciole di pane alle erbe fresche, patè di funghi e tartufo nero, fave di cacao e aria al finocchio e prezzemolo. Ma ancora di più del Rojo, un morbido arrosto di seitan in una salsa ai lamponi, ginepro e alloro. Quel retrogusto dolce e acidulo che si sposa perfettamente con la morbidezza e concretezza del seitan.
Infine i dolci. Non potete andare via senza provare i dolci. The Soul per esempio è il dolce che accompagna chef Andrè dal primo giorno di apertura. Una torta cruda al cacao zuccherata solo con datteri, un cuore cremoso e una copertura di cioccolato bianco e vaniglia. Decisamente non troppo dolce per i miei gusti grazie all’uso dei datteri. Ma l dolce che ci ha stupito di più è sicuramente stato La Pera; una Pera “Martin Sec” al moscato d’Asti, ricotta di mandorle agrumata e mou salato. La perfezione dei sapori anche per me che se non c’è il cioccolato dolce non è.
Cosa ne pensa un onnivoro di Soul Kitchen?
Io l’ho chiesto a Gianluca. E qui potete credere a lui se non vi fidate di me!
Cosa dice un onnivoro (onnivoro riduttivo, “con animalesche reazioni alla vista della carne rossa” sarebbe più indicato ma ok…) dopo aver mangiato da Soul Kitchen? Sembra l’incipit di una barzelletta ma non lo è, è invece la domanda alla quale Monica mi ha chiesto di rispondere… è la risposta è: Cazzo che figata.
La reazione è stata tale da mandare un vocale di 2 minuti all’una di notte al mio migliore amico appassionato di cucina con i dettagli delle portate e svegliare la mia compagna, al mio rientro a casa, solo per raccontarle il menù. (ovviamente lei interessata, ma non felice della cosa).
Comunque, immaginare di andare a mangiare in un ristorante vegano in “sostituzione” di una cena onnivora equivale a quelli che dicono che agli stellati non ha senso andare perché esci con la fame per via delle porzioni piccole, vuol dire che semplicemente non si è capito una mazza di quello che stai andando a fare.
Soul Kitchen ti mette davanti a piatti che non solo non saresti in grado di preparare, ma nemmeno immaginare, è pura tecnica, oltre che estetica, è sorpresa, è ricerca di qualcosa di interessante in forme e consistenze diverse dall’ordinario, è un esperienza che consiglio a qualsiasi onnivoro, anche quelli convinti!
E se dite “si vabbè ma non vado al ristorante a mangiare la verdura che posso farmi a casa” provate voi a fare una cheesecake di cime di rapa senza fallire miseramente.
Ciao.
All images © 2022 Fabio Rovere
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