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Vieni qui. Andiamo in Giappone

Vieni qui. Andiamo in Giappone

Tra le centinaia di persone che abbiamo incontrato al Japan Festival 2018, alla Fabbrica del Vapore in Procaccini, ce ne sono alcune davvero speciali. 

Il festival del sol levante è alla sua prima edizione a Milano” – ci dice Marco, l’organizzatore. Avvolto nel tradizionale montsuki haori, ci accoglie nella hall dell’edificio sette, il vecchio Locale Cisterne della fabbrica. “Quello che in città può sembrare un mondo fatto probabilmente solo di ristorazione, oggi è qui rappresentato in tutta la sua grandezza: attività, sapori, sport, profonde tradizioni ma soprattutto, un Paese millenario che si veste di  tutta la sua storia. La comunità dei giapponesi a Milano è fatta di 2/3000 persone, difficili da censire ma facili da incontrare nelle vie del centro o alla Scala o nelle boutique del design milanese. Oppure su un volo Alitalia, sulla tratta storica Narita-Milano, quella che da tanti anni serve il Sol Levante e la nostra città. E che è sempre piena, a significare il profondo legame tra i nostri Paesi”.

I giapponesi  a Milano si dividono essenzialmente in quattro gruppi: ci sono i manager, venuti in città per le multinazionali dell’high tech; i designer, a cui la città offre un prodotto di altissimo livello; ci sono i cantanti e i ballerini, alcuni anche nel corpo del Teatro alla Scala; e poi ci sono i ristoratori, imprenditori di prima, seconda e terza generazione che qui fanno un business molto interessante. Una comunità piccola ma di grande valore per la città, che vive per lo più nel trilatero tra Primaticcio, Lorenteggio e Washington, a sud est di Milano, a due passi dal Giambellino e tutt’intorno alla scuola giapponese, dove i più piccoli fanno le primarie e le secondarie.

E poi ci sono i ricongiungimenti: mogli e mariti di giapponesi meneghini venuti in città per amore. Il Japan Festival quest’anno, in qualche modo, li raccoglie tutti.

Vicino allo stand dei mochi troviamo il Maestro Makoto, che a Milano vive tra l’origami e le lezioni di Shiatsu in viale Monza. Qui, in periferia. A est. 

La comunità dei giapponesi a Milano è la più grande d’Italia. Ancora lontana però dalle comunità di Francia, Germania e Regno Unito dove i numeri sono un po’ più grandi. Il Giappone si raccoglie intorno all’Associazione Giapponese Nord Italia, vicino alla Comunità ebraica, a Primaticcio, quasi a Bartolomeo d’AlvianoSono molto diffusi il karate e il judo, che coinvolge centinaia di ragazzi in tutta la città, tutte le settimane. Ma io vi consiglio lo Shiatsu. Da me, ovviamente”.

Un po’ più curiosi noi, dopo un thè con Makoto, andiamo a vedere com’è effettivamente il Giappone a Milano: i ristoratori dell’Oriente si trovano all’AIRG, l’associazione italiana del settore. I produttori e rivenditori di sakè invece nell’associazione la Via del Sakè, che è anche organizzatrice del festival alla Fabbrica. Ma poi ci sono altre 16 realtà: il judo, la musica, le associazioni linguistiche, l’arte e la fotografia così come molte altre piccole attività che si stringono tra il Consolato Generale di via Mangilli, a Porta Nuova, e l’Associazione Culturale Giappone in Italia.

Dopo esser passati dagli stand del ramen e del sukiyaki incontriamo Jun Jie Sun di Uniontrade. A Milano Jun è della seconda generazione di imprenditori e con le sue aziende impiega dal 1989 quasi 80 dipendenti. 

I dirigenti della nostra società sono italiani, così come il 50% dei colleghi. I prodotti che vendiamo sono a Milano da quasi trent’anni: dai bicchieri da sakè, ai taglieri, ai set di thè matcha. I mochi poi sono tra i prodotti più venduti da Kathay, lo store di via  Cagnola, e i più apprezzati dai milanesi. I prodotti arrivano al porto di Genova, noi li portiamo a Milano, a Peschiera, e poi li distribuiamo dal negozio del centro. Il mango, invece, che è molto amato in Sempione, lo importiamo dalla Tailandia, direttamente a MalpensaUna tendenza infine che abbiamo notato, e che vediamo di settimana in settimana, è la crescita degli acquisti japan dei milanesi, per le proprie cene. Questo vuol dire che il Giappone è entrato a tutti gli effetti nelle cucine della città. E questo ci rende molto orgogliosi”.

Ci spingiamo un po’ più oltre e nell’edificio 3 della ex fabbrica dei tram e incrociamo Emilio Cardia, il maestro per eccellenza di aikido a Milano. La sua palestra è a Corsico e con lui tanti giovani si immergono tutti i giorni nell’arte della difesa, che si pratica a mani nude e con il kimono ma anche con le armi bianche tradizionali del budo: il ken (spada), lo jo(bastone) e il tanto (il pugnale). Ma noi siamo per la pace (anche lui, ndr) e dopo la lezione open coi ragazzi di aikikai Corsico decidiamo di fermarci per una birretta. Asahi, ovviamente.

Il Giappone a Milano è una bella realtà, uno spazio di città che vale la pena scoprire. Un luogo dove, ancora una volta, Le Strade di Milano si è sentito a casa.


All images © 2018 Simone Sangalli