A Milano è possibile visitare quattro splendide dimore storiche realizzate a cavallo del 1900: Museo Bagatti Valsecchi, Casa Museo Boschi Di Stefano, Villa Necchi Campiglio (di cui abbiamo parlato qui) e Museo Poldi Pezzoli. Queste quattro abitazioni, appartenute a nobili ed industriali che hanno dedicato la loro vita a collezionare oggetti d’arte, sono state generosamente donate alla comunità, e fanno oggi parte del circuito Case Museo di Milano.
Tra loro, la Casa Museo Poldi Pezzoli è l’esempio più antico di residenza nata con la funzione di museo, come si deduce dalle sue decorazioni in stile eclettico e storicista. Gian Giacomo Poldi Pezzoli era un nobile collezionista che amava esporre ad amici e visitatori i propri tesori provenienti da tutto il mondo: dipinti, sculture, armature, orologi, gioielli e molto altro ancora. Alle opere originarie si sono aggiunte negli anni importanti donazioni da altri collezionisti e musei, rendendo il Poldi Pezzoli una delle più celebri case museo al mondo.
Dalla Casa al Museo Poldi Pezzoli
Sapevate che a Milano, a pochi passi da Montenapoleone, è possibile visitare una Sala d’Armi ricolma di armature provenienti da ogni epoca e luogo? Questa stanza si trova all’interno della Casa Museo Poldi Pezzoli, ed è solo una parte dell’eclettica raccolta lasciata da Gian Giacomo Poldi Pezzoli, il nobile milanese che ha dedicato l’intera vita al collezionismo e all’arte.
Palazzo Moriggia Della Porta, ora Poldi Pezzoli, era stato acquistato da Giuseppe Pezzoli alla fine del Settecento. L’architetto Simone Cantoni l’aveva riadattato in stile neoclassico, con un ampio giardino interno all’inglese ricco di statue e fontane. Tra il 1850 e il 1853 Gian Giacomo decide di trasformare la residenza di famiglia in un vero e proprio museo, e affida a Giuseppe Balzaretto la ristrutturazione di alcune stanze.
I tesori di Gian Giacomo in mostra a Milano
Una sala del primo piano è la prima ad essere adattata per ospitare l’armeria, in stile neogotico. Successivamente seguirono lo scalone e la camera da letto in stile barocco, l’anticamera in stile rocaille francese, la Sala Nera in stile del primo Rinascimento e il Gabinetto di Studio in stile del Trecento. L’eclettismo, il revival degli stili e delle tecniche artistiche del passato, è al momento molto di moda, e Gian Giacomo pensa che sia perfetto per gli spazi che avrebbero ospitato la grande varietà di tesori da lui raccolti.
Ciò che rende interessante questo museo è infatti la vastità degli interessi di Gian Giacomo: oltre ai preziosissimi dipinti (del Botticelli, Raffaello e Piero della Francesca, solo per citarne alcuni), ciò che colpisce sono le meravigliose collezioni di oggetti antichi provenienti da tutto il mondo. Ad esempio, una sala è interamente dedicata agli orologi e alle meridiane, circa cinquecento di ogni forma e dimensione, alcune teche ai gioielli, altre ancora ai pizzi e ai ventagli, alle ceramiche e ai cristalli.
Tra le stanze, quella che più colpisce è lo Studiolo Dantesco, lo studio privato di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Progettato da Giuseppe Bertini e Luigi Scrosati, l’ambiente si ispira al Medioevo e a Dante, raffigurato negli affreschi e nelle vetrate dello stesso Bertini.
I bombardamenti di Milano e la rinascita
Prima di morire, nel 1879, Gian Giacomo Poldi Pezzoli affidò l’amministrazione dei suoi beni all’amico professor Bertini, allora direttore della Pinacoteca di Brera, e successivamente il testimone passò al presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera, carica allora ricoperta dall’architetto Camillo Boito.
Nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il Museo venne chiuso e le opere furono portate in salvo nei rifugi antiaerei. Nell’agosto del 1943 i bombardamenti aerei distrussero gran parte del centro di Milano, danneggiando in modo irreparabile il palazzo di via Manzoni. Alla fine della guerra è lo Stato italiano a finanziare la ricostruzione del museo. Le parti meno danneggiate vennero recuperate grazie alle fotografie, mentre altre, come l’originaria Sala d’Armi, furono perse per sempre.
La collezione dell’armeria è tornata a disposizione del pubblico dal 2000, grazie a una nuova sala progettata dallo scultore Arnaldo Pomodoro. La volontà di Gian Giacomo, che i suoi tesori fossero “ad uso e beneficio pubblico”, è ancora oggi rispettata e onorata da migliaia di ospiti che ogni anno visitano la sua casa.
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