Luce. Accoglienza. Armonia.
Tre pennellate per dipingere lo studio yoga di Behrang Danesh Eshraghi e invitarvi in questa piccola meraviglia nel cuore di Torino dove trovare tutto ciò di cui abbiamo bisogno per ritrovarci: respiro, corpo e presenza. Siamo ad un crocevia – da un lato il Mercato di Porta Palazzo, dall’altro i Giardini Reali e i vicoli del Quadrilatero – che sembra riassumere l’anima sfaccettata della scuola di Behrang: elegante, cosmopolita e vivace.
Behrang Yoga
Via Milano 16 | Torino
Lu | 14.15 – 20.30
Ma | 9 – 10
Me | 13.15 – 20.30
Gio | 9 – 20
Sa | 9.30 – 11.30
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Fare yoga in case-studio è uno dei grandi lussi delle nostre spersonalizzate vite cittadine: lo yoga vuole essere prima di tutto un ritorno alla casa che siamo noi; al focolare del nostro animo; al tempio che chiamiamo corpo. Qui sembra un po’ più facile ritrovare quella casa interiore in cui abitare la nostra vita.



Verticali, filosofia e orchidee
Seduti sul bel pavimento in legno dello studio, facciamo quattro chiacchiere sullo yoga e la vita; dietro di noi, illuminate dalla luce del mattino, splendide orchidee regnano rigogliose, esotiche testimoni di asana e mantra. Behrang mi racconta del suo viaggio nello yoga, iniziato a diciassette anni a Teheran, proseguito attraverso molte altre certificazioni – da insegnante di nuoto a personal trainer – fino all’apertura nel 2012 del suo primo centro a Torino. Oggi, nella nuova casa-studio di via Milano il centro è lo yoga. Dal 2020 oltre le regolari lezioni di vinyasa, partirà anche il Teacher Training: il corso per diventare insegnanti certificati dallo Yoga Alliance.

Ci sono tanti stili e approcci a questa pratica, cosa ne pensa Behrang? “Qualsiasi stile pratichiamo, lo yoga è sempre yoga, si basa sulla stessa filosofia. Io cerco di calibrarlo sulla persona, equilibrando il lavoro di rinforzo e rilassamento sia a livello fisico che energetico attraverso il respiro e la meditazione. Ma bisogna ricordarsi che lo yoga è una disciplina a 360°, tutto ciò che facciamo è yoga: correre, cucinare, aiutare gli altri, amare un animale, curare una persona, mettere a posto la camera la mattina… Il vero yoga comincia dopo la lezione”. Non potrei essere più d’accordo, ma ora apriamo i tappetini perché la lezione sta per iniziare!



Forse la cosa che apprezzo di più di Behrang come insegnate, oltre alla sua energia centrata e gentile, è la capacità di rendere semplici le cose che ci sembrano difficili e far sentire tutti a proprio agio. Vi faccio un esempio: le verticali. Dopo un incidente alla spalla diversi anni fa , proprio facendo una verticale, il mio corpo ha mantenuto una certa diffidenza verso verticali e affini. Invece è bastato un po’ di incoraggiamento, poche indicazioni precise e, con disarmante semplicità, senza forzare, senza lasciare spazio ai timori della mente, mi sono ritrovata mani a terra e piedi per aria. Direi che il cuore dello stile di Behrang è proprio questo: un invito ad esplorare nuove possibilità, nel rispetto del proprio corpo e dei propri limiti.


Come direbbe Montalbano, mi sono fatta persuasa che l’insegnamento dello yoga – come di qualsiasi altra cosa – abbia molto più a che fare con quello che siamo, rispetto a quello che sappiamo. Sia chiaro: la preparazione e la conoscenza della materia sono fondamentali. Ma il vero insegnamento passa attraverso canali più sottili: la nostra presenza, il non giudizio, l’energia positiva che creiamo intorno a noi. Ed è questo che un bravo insegnante lascia di più prezioso ai suoi allievi.


Namaste
“Lo yoga ci insegna la disciplina senza violentare il proprio corpo”, continua Behrang, ” la consapevolezza e soprattutto l’ amore verso gli altri. Lo yoga ci insegna a vedere l’altro oltre l’estetica, l’intelligenza, i pensieri –perché tutto questo cambia – ma la nostra essenza non cambia ed è pura. Dobbiamo imparare a guardare lo spirito dell’altro e riconoscere che è uguale al nostro: condividiamo la stessa purezza. Attraverso questo sguardo possiamo amare tutte le persone e accorgerci che se ci comportiamo male verso gli altri ci stiamo comportando male verso noi stessi.”
Dopo queste parole non c’è veramente altro da aggiungere, se non salutarvi con Namaste: la luce in me si inchina alla luce in te.
All images © 2019 Marco Popescu