Ci sono realtà con cui si ha poco a che fare. O almeno questo vale per me. Persone, situazioni, momenti che non entrano nella tua vita quotidiana. Magari in qualche discussione a cena. In qualche riflessione dopo aver letto un articolo. O quando ti raccontano una storia toccante. Sto parlando della realtà della vita in carcere. Di come si vive, di chi ci vive, di come e se si può lavorare. Ammetto che non sono cose che sono molto presenti nei miei pensieri giornalieri. Così quando sono andata a trovate i ragazzi della cooperativa FreedHome sono stata sorpresa da questa realtà fatta di storie di persone che attraverso il lavoro e la creatività, spesso, cambiano vita.
Freedhome – creativi dentro
Via Milano, 2C | Torino
Lu | 15 – 19
Ma – Sa | 10,30 – 14,30 / 15 – 19
Sito | Facebook | Instagram
Un paio (+1) motivi per andare da FreedHome:
- Per assaggiare e scoprire ricette artigianali che arrivano da tutta Italia
- Per scoprire che cosa si riesce a fare con la creatività e scoprire tantissime realtà che danno lavoro a chi è in difficoltà nel nostro paese e che li aiuta quotidianamente
- Perchè i prodotti che troverete qui, non fanno solo bene al mondo e alla società, ma sono proprio di qualità.
FreedHome è il negozio della cooperativa sociale Extraliberi che unisce impegno e creatività all’interno della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. Dal 2007 hanno aperto un laboratorio di serigrafia dove danno lavoro a 5 ragazzi che creano magliette e altri accessori stampati.
Lo spazio è di proprietà del Comune di Torino che lo ha dato in uso gratuito alla cooperativa, che ha aperto questo negozio nel 2016 per riunire un gran numero di prodotti di cooperative sociali che lavorano con le carceri in Italia.
C’è la Banda Biscotti del carcere di Verbania, che naturalmente crea biscotti.
Ci sono i taralli di Trani fatti dal Campo dei Miracoli.
C’è il miele fatto nel carcere di Melfi con gli alveari in carcere e le api che evadono ogni giorno per andare a prendere il polline.
Ci sono i Cotti in fragranza del carcere minorile di Palermo che creano i frollini agli agrumi.
Ci sono le Malefatte del carcere di Venezia che creano borse e trousse con i teloni dei camion o dei cartelloni pubblicitari.
Ci sono i Gomito a gomito del carcere di Bologna che creano borse e grembiuli.
Insomma ce n’è davvero per tutti i gusti e c’è che la creatività è uno strumento di libertà incredibile.
Il lavoro salva
Un po’ di contesto sul lavoro in carcere. Perché magari anche voi lo ignorate come lo ignoravo io. L’obiettivo del lavoro in carcere è quello di abbassare la recidiva, che in Italia varia dal 70 al 90%; ossia chi finisce in carcere magari per un crimine minore ha dal 70 al 90% di possibilità di ritornarci.
Per chi lavora invece quando è in carcere, la recidiva si abbassa del 10/20%. Questo perché spesso se si inizia a lavorare in un carcere la cooperativa offre una continuità di lavoro anche una volta usciti, e in questo modo ci si riesce nuovamente a integrare nella società.
Sono i detenuti a proporsi per lavorare nella cooperativa del proprio carcere e viene fatto un colloquio dove viene considerata la buona volontà, piuttosto che la pena. Naturalmente sono molti di più i detenuti che si propongono di quelli per cui ci sono posti per lavorare. Per questo il lavoro di queste cooperative è importantissimo. E, per questo, il nostro supporto è ancora più importante.
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