Papalele a Torino: il gelato come non l’hai mai mangiato

Alessandro Pistis Pubblicato il 25 Agosto 2025

Torino, estate. Il sole picchia, la testa pure. Cerchi sollievo? Sì, ok, puoi fare come tutti e buttarti nella prima gelateria a caso. Oppure puoi fare una scelta un po’ più interessante e scoprire Papalele a Torino. Sì, è una gelateria, ma anche un microcosmo di gusto, colore, persone e idee. Sembra tanto, lo so, ma lo è e funziona. Non è solo un gelato buono ma un’esperienza. Non tipo “esperienza gourmet con sottofondo jazz”, ma qualcosa che nella sua semplicità ti da tutto quello di cui hai bisogno da un pallina fredda. Come quando trovi dieci euro nella tasca di un vecchio giubbotto e ci compri un gelato… Da Papalele, ovviamente!

Tre motivi per prendersi un cono (o una coppetta) da Papalele a Torino

  1. I gusti sono unici (e in continua evoluzione). Da Papalele a Torino il gelato non è mai banale. Zero gusti scontati, niente basi standard. Ogni ricetta è creata da zero, con ingredienti selezionati e combinazioni sorprendenti. C’è il pistacchio per i nostalgici, certo. Ma poi ogni volta c’è qualcosa di diverso e di nuovo.
  2. Si sta bene davvero. Papalele non è solo una gelateria, è uno spazio che fa bene all’umore. I colori pastello, l’ambiente informale ma curato, le persone gentili dietro al bancone: tutto contribuisce a creare quella sensazione di “qui ci rimango per più del tempo di scioglimento di un gelato”.
  3. Quel gusto, domani potrebbe non esserci più. La cosa bella (e un po’ crudele) è che i gusti di Papalele cambiano spesso e lo fanno per una buona ragione: il gelato nasce da ingredienti stagionali, ricercati, a volte difficili da trovare. Per questo ogni visita è una piccola avventura: oggi provi qualcosa che domani potrebbe non esserci più. Ma va bene così, perché Papalele a Torino ha sempre qualcosa di nuovo da farti scoprire.

Papalele a Torino, la Gelateria diventa a colori

Entrare da Papalele è come cambiare ritmo. I colori – pastello ma mai zuccherosi – ti mettono a tuo agio. L’ambiente ti sorride: non ti giudica se arrivi in ciabatte, non finge di essere più cool di quello che è. Non c’è quella finta artigianalità da social: c’è sincerità, c’è calore. E soprattutto, c’è voglia di far star bene le persone.
Papalele riesce in una cosa rara: non è pretenziosa, ma nemmeno banale. La cura c’è, la qualità si vede, ma è come se tutto fosse guidato da una regola non scritta: “non prendiamoci troppo sul serio”. E questo vale per il posto, per chi ci lavora, per chi entra anche solo per curiosare. È un ambiente che parla di gioco, ma non gioca con te.

Poi ci sono i dettagli: uno scaffale con bottiglie e barattoli scelti con attenzione. Vini naturali, kombucha dei ragazzi di Acido Lab, composte, mieli. Alcuni finiscono nel gelato, altri stanno lì perché piacciono a Emanuele. E se piacciono a lui, un motivo c’è. Papalele è anche questo: un ecosistema dove tutto parla la stessa lingua.

Il gelato, il metodo, l’unicità

Ok, arriviamo al cuore. Il gelato. Buono? Sì. Ma anche altro. Dietro c’è studio, sperimentazione, tecnica. Non è solo questione di ingredienti (che sono ovviamente selezionatissimi), ma di metodo. Papalele lavora con il metodo diretto.
Traduco: ogni gusto ha una sua ricetta fatta su misura. Non si parte da una base unica a cui aggiungere l’aroma del giorno. Si parte da zero, ogni volta. Questo vuol dire più lavoro? Assolutamente sì. Ma vuol dire anche più carattere, più identità, più possibilità di esaltare ogni ingrediente al meglio.

E qui, di ingredienti, ne girano parecchi. Alcuni li conosci, altri forse no. Alcuni arrivano da piccoli produttori in Piemonte, altri da molto più lontano. Ma quello che conta è che sono scelti con una cura quasi maniacale. Non c’è niente di standard e ogni gusto è come un piccolo viaggio che ti sorprende e che ricorderai.

Ma c’è un’altra cosa che rende tutto ancora più interessante: nessuna gelateria in città, da noi conosciuta, lavora così. Il metodo diretto è raro, richiede competenze vere e tanto tempo. Ma il risultato è inconfondibile. E per chi come me è un esploratore seriale di gelaterie, posso dire: c’è un prima e un dopo Papalele.

Qualche menzione speciale alle palline che mi hanno conquistato

Kombucha e Lampone – Primo tra tutti il sorbetto lampone e kombucha. In questo caso la kombucha è all’ibisco e salvia, ovviamente dei ragazzi di Acido Lab (ormai vediamo i loro fermentati sempre più spesso in città, ed è bellissimo!). Se avete voglia di qualcosa che, certamente sarà rinfrescante, ma con un twist acido… eccovi serviti.

Gelato Umami – Sì, avete letto bene. Gelato al sesamo di Ispica, Presidio Slow Food e Miso di Fermenta.To. Tranquilli, non è come ingurgitare una cucchiaiata di miso. Provatelo e poi fateci sapere, ma fate in fretta, onestamente non so per quanto resterà!

Ambra – AKA gelato alla Mandorla di Noto con sciroppo d’acero e Zafferano di San Gavino Monreale Presidio Slow Food. Questo è un gusto che dovete provare al più presto perchè, lo Zafferano di San Gavino Monreale è poco, anzi, pochissimo quindi non durerà per sempre!

Summer Time – Dulcis in fundo (ah, no). Cosa c’è di più rinfrescante dell’anguria d’estate? Onestamente per me nulla. Se poi la si prova in versione sorbetto con lime e foglie di menta… sarà un’esperienza davvero rinvigorente!

Inclusività: c’è posto per tutti! (anche se sei intollerante a tutto)

Altro punto forte, forse uno dei più sottovalutati da tanti. Da Papalele tutti possono mangiare il gelato. E non è una frase fatta: il laboratorio è certificato gluten free. Anche le cialde e i coni lo sono e la maggior parte dei gusti sono senza latte, senza uova, completamente vegani.

Ma attenzione: non parliamo dei soliti gusti vegani un po’ tristi che sanno più di ghiaccio che di piacere. Qui si parla di gelati veri, cremosi, intensi, rotondi. Nessuna rinuncia, nessun compromesso. Solo scelte intelligenti, fatte per includere.
In un’epoca in cui si parla tanto di accessibilità e attenzione, vedere questi concetti trasformarsi in azioni concrete è una boccata d’aria fresca (e ci fa sorridere). Come una pallina di bergamotto al momento giusto.

Io da Papalele ci tornerò. Sicuro. Anche solo per vedere cosa mi sono perso. Perché ogni volta che esco penso: “cavolo, dovevo assaggiare anche quello!”. Ma so che facilmente la prossima volta quel gusto potrà non esserci più. E va bene così. Perché Papalele a Torino è un posto dove il gelato non è mai lo stesso, non è mai scontato, ma è sempre buono ed è sempre un’ottima idea.

E poi, dai, se non ci si diverte, che gusto c’è?

Sono goloso di cibo e di tutto ciò che mi appassiona. Amo le montagne più del mare, viaggio per vivere esperienze che lasciano il segno (e un buon sapore in bocca).

Tutte le immagini sono di © Alessandro Pistis 2025

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