Ghëddo: la scommessa di baldi giovani a La Morra

Denise Di Santo Pubblicato il 2 Maggio 2023

Girando molto per i nostri territori mi sono resa conto di una cosa davvero meravigliosa: la biodiversità. La ricchezza e la varietà della vita, dei microrganismi, piante e animali che ci circondano è immensa. Come anche lo è il contrasto tra le varie e numerosissime aziende agricole e cantine che costellano Langhe, Roero e Monferrato… non è forse diversità anche questa? E allora io e il buon Fabio, in una giornata particolarmente serena, siamo andati alla scoperta di una nuova realtà di La Morra.

Ghëddo viticoltori a La Morra
via Alba 23 | La Morra
Sito | Instagram

Le ragioni per cui andare da Ghëddo:

  1. La sua storia: nessuna! O meglio, non quella delle aziende centenarie. 
  2. La sua posizione: il ciabot si trova a La Morra, esattamente fra le curve immerse tra i vigneti. 
  3. L’essenza dei suoi vini: onesti, schietti, veri. Letteralmente, da non perdere (insieme alle loro etichette spaventosamente belle!)

Ghëddo e la sua strana storia da raccontare

Ci troviamo a La Morra, terra di grandi vini, di grandi nomi, di grandi osterie. In questo grande panorama adoro trovare quelle piccole aziende che si fanno strada, a testa alta, per far nascere nuove filosofie di lavoro… e perché no, di vita! Oggi vi parlo di due ragazzi che, lasciando da parte tutti i canoni, i rigori, le dicerie di un territorio marcato come la Langa, hanno deciso di iniziare un bellissimo progetto. Questo progetto ha preso vita una manciata di anni fa, nel 2014.
Nessun nonno in cantina, nessuna storia di mille generazioni di vignaioli, ma solo una certezza: il Ghëddo. Ghëddo è una parola in piemontese che se provate a pronunciarla (a me) fa molto ridere. Per i non autoctoni come me (nonostante la mia perfetta “s” in dialetto piemu), c’è bisogno di ripeterla qualche volta, ma, una volta capito il significato, la amerete. Ghëddo significa avere dentro quella voglia di fare e quella energia che ti dà la spinta per portare avanti con grande iniziativa ed entusiasmo. 

Proprio con questa energia abbiamo conosciuto Giovanni che, in una giornata piuttosto calda, ci ha accolti al suo Ciabòt. Da tempo ormai, passando di qui, mi chiedevo cosa custodissero questi pochi metri quadri di ciaobòt del ‘700 e sono stata stra felice di poterlo vedere in prima persona. Parliamo di diversità allora. La diversità di distinguersi non solo per i vini, che scopriremo più avanti, ma anche quella di poter fare una degustazione in un luogo insolito e – realmente – in mezzo alle vigne. Il ciabòt si trova fra le curve delle colline che da La Morra scendono verso Alba e Barolo ed è un piccolo rifugio dove Giovanni ha raccontato della loro azienda e cosa li ha portati fino qui. 

Ghëddo: viticoltori a La Morra: vigne, cantina ed entusiasmo da vendere

Scoprire che Giovanni (e il suo compagno di merende Mattia) non sono langaroli ci ha lasciato subito un attimino perplessi. Nella mia mente ho subito pensato: vengono da Milano? Cosa fanno qui? Sono matti? Come ci sono riusciti? Avranno pagato qualcuno profumatamente? Ovviamente tutte queste, e altre millemila domande hanno avuto una gentilissima risposta. E no, nessuno è stato corrotto per questo progetto eheh. 

Giovanni ci ha fatto appassionare alla sua storia di milanese che ha scoperto il magico mondo del vino, e che ha fatto le sue prime esperienze in giro per il mondo, il suo bagaglio più importante. Insieme a Mattia capiscono che quella per il vino non è solo una grande passione, ma diventa anche una bella scommessa. Quella di potersi fare spazio in una zona dove sappiamo bene quanto sia difficile potersi affermare con le proprie idee, i propri vini e il proprio modo di fare. Spoiler, ci stanno riuscendo alla grande! 3 ettari e 5 vini. That’s it.

Si comincia proprio dalla terra, fulcro fondamentale della filosofia di Ghëddo. Lavorare tanto e bene in vigna per poter fare in cantina il minor lavoro possibile e portare nella bottiglia la vera essenza del vitigno. Rispettare il territorio e valorizzarlo al meglio sono i loro obiettivi principali. Senza se e senza ma, facendo parlare le annate diverse in ogni vino degustato. Essere in mezzo alle vigne significa anche poterle vedere e toccare con mano, e seguire il racconto e apprezzare il lavoro e gli sviluppi in corso in quel momento. È una delle mie cose preferite.

Tu scegli la finestrella sulle Langhe o il pergolato fra le vigne?

Giovanni e Mattia hanno ridato vita al ciabòt che è diventato una scrigno che gode di una vista privilegiata dove si possono degustare i loro vini. Dentro, al bancone, in mezzo a elementi in legno e fibre naturali, oppure fuori sotto il pergolato. Dopo averne tanto parlato è arrivato il momento della degustazione! Nota di merito per le etichette. Sono STUPENDE! Hanno fatto impazzire sia me che Fabio. I dettagli sono incredibili e il filone che li lega, ancora di più. 

Dolcetto d’Alba Doc 2020

Iniziamo soft con un bel rosso. così passa la paura!
Dolcetto ottenuto da vigneti di Roddino di circa 60 anni. Profumi pazzeschi di mirtillo, ciliegia e stranamente speziato. Passaggio in acciaio e via in bottiglia. Una bomba (e ve lo dice una che di solito non ama questo vitigno!)

Barbera d’Alba Superiore Doc 2020

Proseguiamo con una Barbera che viene prodotta con uve provenienti da due vigneti differenti di Monforte d’Alba. L’affinamento prevede un breve passaggio in legno per renderlo più armonico e in cemento.Il colore è incredibile come il suo caratteristico profumo. Una barbera incredibilmente fresca, wow!

Langhe Bianco Doc 2020

Attenzione, è in arrivo uno dei vini che ho apprezzato di più in assoluto. Un blend che nasce da 3 vitigni e collaborazioni diverse (fatevelo raccontare dai ragazzi!). Si tratta di uve di Nascetta, del territorio calcareo di Novello; di Arneis, dai terreni sabbiosi del Roero… e infine dal Timorasso, da terreni argillosi e calcarei del Monferrato. Che mix ragazzi, CHE MIX! Vista la sua altissima probabilità di invecchiare bene, mi pento di aver bevuto la mia bottiglia del 2020? Si, tantissimo.

Langhe Nebbiolo Doc 2020

Un nebbiolo da vigne suuuuper fresh con uve della frazione Brandini di La Morra. Fresco, brillante e onestissimo. La viola è il suo simbolo, e non potrebbe che essere più azzeccato di così.

Barolo Docg 2018

Potevamo concludere la degustazione se non con il Re della zona? Il Barolo di Ghëddo. La meraviglia di questo vino non ha bisogno di descrizioni. Per questo motivo vi consiglio di venire direttamente qui a scoprirlo!


All images © 2023 Fabio Rovere

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