Scombussolata da tutta questa alternanza di colori, c’è un colore solo che rimane il mio punto fisso nei secoli dei secoli: il color rosso rubino dei vini che scorrono e brillano nei bicchieri in Langa. Aperti, chiusi, aperti a metà, who cares? Finché c’è apertura c’è speranza, e io ne approfitto per scappare nelle mie cantine del cuor. Il mio racconto di oggi è carichisssssimo di storia, ma di storia quella vera, addirittura di quella scritta sui libri. E perché no, anche carica di emozioni, perché senza quelle io non vado da nessuna parte!
Poderi Luigi Einaudi
Borgata Gombe, 31 | Dogliani
Su Prenotazione
da 20€ in sù
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Le ragioni per cui andare ai Poderi Luigi Einaudi:
- La storia: La cantina trasuda storia autentica ed è perfettamente integrata con le innovazioni apportate negli ultimi anni.
- L’accoglienza: io e Nader (uno dei miei fidati compagni di bevute) abbiamo legato subito con Vittoria, che ci ha portati a scoprire tutti i lati di questa azienda.
- La vista: lo sapete che sono un po’ sfortunata, ma qui, comodamente seduti durante la degustazione, si possono ammirare i vigneti e le colline che sorgono quasi a metà strada tra le Langhe tradizionali e la zona dell’Alta Langa (tranne quando vado io perché non c’è mai il sole)
Luigi Einaudi: la storia del fondatore e delle sue radici contadine
Se il cognome Einaudi vi ricorda qualcosa posso confermarvi che il pensiero è quello giusto. Stiamo parlando proprio di lui, Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica eletto democraticamente. Politico, giornalista, intellettuale, ma soprattutto economista di fama mondiale. Proprio quest’ultima caratteristica, insieme alla passione per la terra e alle sue origini contadine, hanno portato alla fondazione dei Poderi. Nel 1897 Luigi acquistò il primo podere a Dogliani, con la convinzione che l’agricoltura e la crescita del territorio fossero la chiave giusta per far rifiorire l’economia piemontese. Ma solo nel 1915 ebbe l’idea di far nascere la cantina, non limitandosi alla sola vendita delle uve. Ogni podere che man mano fu acquistato venne gestito dalle famiglie della zona, ma si narra che Luigi Einaudi non mancò mai ad una vendemmia anche negli anni trascorsi a Roma. La cantina andò poi in mano al figlio Roberto, che poi con la figlia Paola, fecero crescere l’azienda con grandi investimenti ed innovazioni. Arriviamo al giorno d’oggi, dove i Poderi Einaudi vantano vini prestigiosi e poderi conosciuti in tutto il mondo. L’azienda è affidata a Matteo Sardagna, figlio di Paola, arrivato ormai alla 4 generazione della famiglia.
Una passeggiata tra storia e tecnologia moderna
La tradizione e l’innovazione sono ampiamente visibili in cantina. Vittoria ci ha portati a scoprire quelli che erano gli antichi luoghi magici dove tutto è iniziato, passando anche per il caveau dove è presente la collezione privata della famiglia. Insomma, qui è dove sono custoditi i gioielli preziosi. Tra questi anche una bottiglia in limited edition un po’ fuori dagli schemi. Se pensando al cognome Einaudi vi è anche venuto in mente un noto pianista allora siete sulla buona strada. Il celebre Ludovico Einaudi è il nipote dello stesso Luigi Einaudi. Ludovico, da amante della sua Dogliani e delle Langhe ha creato insieme all’azienda una bottiglia in onore dell’uscita del suo album Elements nel 2015, dal quale ha preso il nome il vino in edizione limitata. Abbiamo proseguito la visita potendo ammirare con i nostri occhi la differenza tra il vecchio e il nuovo passando dal visitare le nuove vasche di cemento fino alla vera e propria cattedrale delle botti. Qui è bello poter notare come la tecnologia si sia perfettamente integrata in azienda. Nella sala delle fermentazioni vi sono infatti diversi vasi di cemento a forma di calice, nei quali avviene la fermentazione alcolica a temperatura controllata. Le vasche di cemento sono un vero e proprio gioiello di tecnologia e innovazione studiato e sviluppato in Francia e in Toscana. In base al rivestimento interno si riescono ad ottenere vini caratterizzati da una complessità e una struttura finale molto differente, il tutto monitorizzato mediante uno schermo interattivo. Fighissimo!
La cattedrale e la camera dei segreti…
Inevitabile poi camminare nella navata della “cattedrale” delle botti, dove riposa il vino a 20 metri sotto terra, in corrispondenza dell’originale piscina a forma di bottiglia (si raga la piscina! Perchè qui c’è anche uno chiccosissimo Relais). Raggiunto poi il piano superiore abbiamo fatto una capatina in quella che a me è totalmente sembrata la Camera dei Segreti di Harry Potter. Un altro caveau dove avviene lo stoccaggio della bottiglie. Pareti intere di bottiglie pronte per essere etichettate. Ma noi ancora più pronti a degustare! Abbiamo iniziato con una bomba di sapore con il Langhe DOC Meira 2018. Un vino bianco che fa passaggio in barrique per completare la fermentazione. Questo permette al vino di avere note fruttate quasi esotiche, molto piacevoli. Siamo passati poi al Dogliani Superiore DOCG Tecc 2018. Generalmente non vado molto d’accordo col Dolcetto ma questo è stato proprio sciocccc becouuuussse il rosso rubino e i profumi mi hanno sconvolta (acquisto assicurato). Presi dall’entusiasmo abbiamo proseguito con un Langhe Nebbiolo DOC 2019 che, nonostante la giovanissima età, sprigiona già la sua eleganza. Per non farci mancare nulla abbiamo anche assaggiato il Barolo DOCG Ludo del 2017. Giovane, ma con una grande potenziale di invecchiamento. Le spezie e i frutti rossi intensi qui fanno da padroni. D’altronde i Cru Cannubi, Terlo, Bussia e Monvigliero non deludono mai! Abbiamo terminato la degustazione con un Langhe DOC Luigi Einaudi del 2016, nato nel 1997 per celebrare il centenario della fondazione dei Poderi. Insomma, un vino in piena regola per rendere onore al grande Luigi Einaudi…
All images © 2020 Denise Di Santo
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