Ferraris Agricola, o come innamorarsi un giorno del Ruchè a Castagnole Monferrato

Monica Pianosi Pubblicato il 20 Ottobre 2022

Ho questo problema con i ribelli e con gli anti-conformisti: mi innamoro subito e poi mi sembra di non riuscire più a vivere senza. È successo con il Grignolino l’estate scorsa, complice Vignale e il suo belvedere. È successo quest’anno con il Ruchè, complice il press tour di OroMonferrato e la collina di Sant’Eufemia. Così mentre già so che questa estate vorrò bere soltanto Ruchè, di quello fresco e beverino, vi porto alla scoperta di Ferraris Agricola, un’azienda agricola monferrina con animo francese e ribelle, quel tanto che basta per farmi innamorare a prima vista.

Ferraris Agricola
SP14, Località Rivi, 7 | Castagnole Monferrato (AT)

Lu – Ve | 9 – 12.30 / 14 – 18
Sa | 10 – 18
Do | Aperto per degustazioni su prenotazione da aprile e dicembre
Degustazione | 15€ che include visita della zona di produzione, degustazione con assaggio di 4 vini e tagliere del territorio

Sito | Facebook | Instagram

Il mondo del Ruchè e Castagnole Monferrato

Il Ruchè è quel vitigno conosciuto praticamente solo in Piemonte e spesso poco considerato. Come ci racconta Luca Ferraris si scrive con l’accento grave e non si pronuncia alla francese. È uno dei più rari vitigni autoctoni del Monferrato Astigiano e si dice che il suo nome derivi dal termine piemontese roche, ossia le zone arroccate e rocciose del Monferrato. Nasce in terreni calcarei e asciutti con elevata insolazione. Ottiene la denominazione Doc nel 1987 e da allora diventa espressione di identità e varietà del territorio. Insomma diventa un queer food (leggete l’articolo su OroMonferrato per capire cosa intendo).

Il Ruché è uno dei più rari vitigni autoctoni tra quelli coltivati nel Monferrato astigiano, che nasce da terreni calcarei e asciutti soggetti a elevata insolazione. Dal 1987, anno dell’ottenimento della denominazione Doc, ha registrato costanti e progressivi apprezzamenti che lo rendono oggi un’espressione di identità e varietà del territorio. La sua riqualificazione è dovuta a un religioso, Don Giacomo Cauda, che negli anni Sessanta ricoprì quei grappoli abbandonati rilanciando un vino destinato a registrare grande fortuna. Ha ottenuto la Docg nel 2010 e la sua produzione tocca oggi il milione di bottiglie.

Il padre del Ruchè, il primo a credere nelle potenzialità di questa uva per la produzione di un vino secco, in purezza, il primo a vinificarlo e a venderlo in bottiglia, fu un parroco di campagna: Don Giacomo Cauda. E prima ancora dell’avvento della DOC, quel vino era conosciuto proprio come “Ruchè del Parroco”. Don Giacomo, classe 1927, arriva a Castagnole Monferrato come parroco nel 1964. Nato nel Roero, Don Giacomo non conosceva il
Ruchè, ma era figlio di viticoltore di Grignolino. Gli raccontano che in mezzo alle viti di Barbera e Nebbiolo si nascondeva anche questo vitigno autoctonomo, molto aromatico: il Ruchè appunto. Secondo Don Giacomo però questo vitigno produce un vino che ha una deviazione olfattiva e che quindi non va bene. Per provare la sua teoria vinifica allora 28 bottiglioni di sola vite Ruchè e la mette in cantina, di fianco alla fidata Barbera. La leggenda che ci ha raccontato Luca narra che una sera mentre beveva con un amico manca la corrente e andando in cantina a prendere una nuova bottiglia prende per sbaglio uno di quei 28 bottiglioni. Nasce così l’amore per il Ruchè e l’avventura vinicola di Castagnole Monferrato. Nel 1963 fa quindi piantare le prime 4000 piante di ruchè in quella che ancora oggi è chiamata Vigna del Parroco e inizia la produzione. Quella vigna oggi è di proprietà di Ferraris Agricola e questa vigna diventa il vino bandiera del Ruchè nel mondo, soprannominato nella zona “Il piccolo Barolo del Monferrato”.

Luca Ferraris e Ferraris Agricola

Luca è un vigneron del Monferrato a guida dell’azienda di famiglia, oggi punto di riferimento del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG nel mondo, grazie alla passione per questo territorio.

Abbiamo ridato dignità ad un territorio. Il Ruchè non è solo un buon vino, è un sapore unico, è il frutto dell’orgoglio contadino che negli ultimi quindici anni ha ridisegnato le colline del Monferrato, creando un quadro che è un capolavoro agricolo in continua evoluzione.

La storia dell’azienda è romantica e travagliata quel tanto che basta per farci sognare un po’. L’avventura inizia quando il bisnonno di Luca, Luigi, emigrato in America a inizio ‘900 per partecipare alla Gold Rush in California è uno dei fortunati a trovare davvero l’oro e a spedire i proventi alla bisnonna Teresa rimasta in Italia. Teresa, memore della zia, che innamorata del più ricco del paese non aveva potuto sposarlo perché di classe diversa, decide di realizzare i sogni della famiglia acquistando la casa più grande e più bella di Castagnole Monferrato, dove nacque l’azienda e dove tuttora si trovano le cantine storiche della famiglia. Nel 1923 poi è il nonno di Luca, Martino, ad acquistare il Casot, un casolare rurale nel cuore di un appezzamento di 40.000mq dove oggi dimora uno dei vigneti più rappresentativi dell’azienda. Nel 2016 una telefonata cambia per sempre il destino di un vigneto e di Luca, che acquista da Francesco Borgognone, in un simbolico passaggio di testimone, la Vigna del Parroco. Luca, consapevole del valore storico e genetico racchiuso all’interno di questi antichi ceppi, continua con onore ed estrema dedizione a coltivare quello che è l’unico cru del Ruchè riconosciuto dal Ministero, portandolo a diventare non solo il vino simbolo dell’azienda Ferraris, ma anche bandiera del Ruchè nel mondo.

La vigna, il vino, la cantina Ferraris

La filosofia che da sempre accompagna il mio lavoro è quella di riuscire a far combinare il rispetto della natura, della tradizione e della tecnologia per poter ottenere sempre il miglior risultato possibile, investendo tempo, e non solo, nella ricerca del massimo.

Ricerca, rigore e innovazione. Rispetto, interpretazione, terroir. Questi i concetti cardine su cui si fonda la filosofia produttiva di Ferraris Agricola. Il vino si crea con il lavoro in vigna e quindi è proprio alle piante che viene destinato il massimo della cura e del lavoro. I vigneti dell’azienda Ferraris Agricola sono presenti in quattro dei sette comuni della denominazione: Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno e Scurzolengo. Il nucleo originario comprende 24 ettari di vigne nel cuore del Monferrato, dove tra i più estesi vigneti di Ruchè a corpo unico troviamo il Bricco della Gioia da cui nasce Opera Prima. L’altitudine e l’esposizione a sud ovest permettono di catturare l’energia solare per avere vini di grande concentrazione e struttura pur mantenendo un’elevata eleganza. Oltre al Ruchè troviamo vigne di Barbera, Alta Langa, e Viognier.

Luca ci ha guidato in una degustazione di 6 Ruchè, dove abbiamo potuto apprezzare questo vitigno al massimo delle sue diverse espressioni. Iniziamo con il Ruchè Clàsic del 2021, vino di colore rubino e luminoso, con un’elevata acidità e sapori freschi e dai toni di rovere perfettamente amalgamati. Passiamo poi subito alla Vigna del Parroco del 2021, l’unico Cru di Ruchè di cui abbiamo già parlato. I grappoli utilizzati per questo vino provengono dalla prima vigna mai piantata interamente a Ruchè, nonché la vigna più vecchia esistente al momento. E capiamo subito l’elevata personalità di questo vino, con sentori fruttati di ciliegia e uno sfondo lievemente balsamico. Si passa quindi al Ruchè Castelletto di Montemagno, che, ci racconta Luca, è il vino più piacione che ha. Piace a tutti per la sua trama olfattiva elegante e complessa, con sentori di rosa, ma anche di ciliegia e sottobosco. Si continua con il Ruchè Riserva Opera Prima del 2017. 16.3 gradi di complessità per l’esasperazione del Ruchè. Si tratta di un vigneto singolo che si trova sulla dorsale tra Castagnole Monferrato e Scurzolengo. Un terreno sabbioso e un’uva che va in appassimento. Il tannino è arrotondato e benché non abbia residuo zuccherino è un vino molto dolce. Il più internazionale tra i vini Ferraris. Assaggiamo quindi un Ruchè Clàsic del 2011 perché Luca vuole farci capire come questo vino, per quanto semplice, invecchi in realtà benissimo. Concludiamo quindi la nostra verticale di Ruchè con un Ruchè Riserva Opera Prima anche questo del 2011, ancora più corposo, intenso ed esasperato.

Un bellissimo viaggio nel mondo del Ruchè e una bellissima scoperta questa azienda che è aperta tutti i giorni per degustazioni e visite nella cantina di Castagnole Monferrato.


All images @ 2022 Fabio Rovere

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