Tutto è iniziato un giovedì di lavoro intenso con un motivante “Dai se finiamo in tempo ci andiamo a bere una cosa?” tra colleghi, e quando si è arrivati poi al “si ma dove andiamo?”, non ho avuto tanti dubbi sulla scelta. Un po’ per la vicinanza allo studio e un po’ perché sapevo che con questo asso nella manica avrei soddisfatto i gusti e soprattutto le esigenze alcooliche degli arch/ing che mi circondano. Vi ho incuriositi abbastanza? Bene! Allora vi porto con me da Latta – Fermenti e Miscele, risto-pub che unisce cucina, cocktail e fermentati!
Latta – Fermenti e Miscele
Via Antonio Pacinotti, 83 | Roma
06 88923791 | comunicazione@latta-roma.it
Lu – Ven | 18 – 02
Sab | 11:30 – 02
Dom | 11:30 – 24
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Il contesto industriale di riferimento
Un minimo di inquadramento storico e architettonico ve lo dovete sorbire, ormai lo avete capito (è più forte di me), per cui faccio una parentesi sul contesto che è importante.
Ci troviamo nella parte sud di Roma, nel quartiere Ostiense, un tempo cuore industriale della città e che ancora oggi, per quanto cambiato, continua comunque a mantenere (perlomeno nell’architettura) questo suo lato industriale. Precisamente siamo vicino al Ponte dell’Industria (Ponte di Ferro per noi romani), quindi quasi sulle sponde del Tevere e all’interno dell’Ex Mulino Biondi. L’edificio era un mulino industriale dei primi del ‘900, caduto poi in disuso negli anni ’50 e rientrato ultimamente in un progetto di recupero urbano dell’Area del Porto Fluviale (all’urbanista che è in me è scesa una lacrima di commozione). L’intervento l’ha completamente riqualificato e rifunzionalizzato e all’interno ora si trovano: uffici tra cui Wire -Area coworking di Roma Ostiense, residenze stile loft, e nella parte bassa ci sono diversi bar/ristoranti tra cui appunto anche Latta!
Birra, vini (naturali!) e cocktail: da Latta ce n’è per tutti!
In questo contesto che mi azzardo a dire quasi inglese della prima metà del ‘900 (Thomas Shelby dove sei?), Latta si inserisce perfettamente, aggiungendo anche un voluto richiamo ad un soda bar americano anni ’50. Si propone difatti come spazio mescita/laboratorio/ristorazione dedicato interamente al tema della fermentazione (sia in cucina che nel bicchiere), e chiamato difatti “Latta” proprio come il contenitore in cui i fermentati sono prodotti.
Il taglio è quindi molto industrial e lo si vede anche nell’arredamento; all’interno sono mantenute le volte a botte e dominano i mattoni a vista. Gli arredi e gli elementi sono in vetro e metallo, i tavoli in alluminio e così anche i contenitori geometrici per erbe, aromi, spezie e miscele.
Il team poi è spaziale e promette benissimo: i fondatori sono i ragazzi del Jerry Thomas Project, pietra angolare della mixology romana, in società con Leonardo di Vincenzo e Paolo Bertani del birrificio Birra del Borgo, quindi ecco asticella altissima!
E infatti non rimarrete minimamente delusi e davvero le esigenze e i gusti di tutti qui sono accontentati. Si spazia dall’idromele al sidro, a una scelta di circa dieci birre alla spina, il tutto anche in lattina per consumare, volendo, anche a casa.
Molto buona la selezione dei vini, tutti naturali e principalmente italiani, scelti con cura e proposti a prezzi onesti. Ottima poi (e non avrebbe potuto essere altrimenti) la proposta di liquori e distillati che spazia tra rum, whisky, amari e mezcal. Ma LA pagina più importante della carta è ovviamente dedicata ai miscelati; noi abbiamo provato il loro Né Groni, il meno classico dei negroni, con Gin Vermouth bitter e un fermentato di rapa rossa: veramente particolare e troppo buono!
Da Latta a Roma si mangia …e pure bene!
L’aperitivo ovviamente è andato mooolto per le lunghe, e per fortuna Latta mi ha salvato ancora perché ha un menù di tutto rispetto; questo parte dalla cucina romana, ma la rivisita dandole un taglio internazionale, scegliendo di reinterpretare il concetto di street food per lo più asiatico e medio-orientale con un tocco di Europa e America. Le proposte cibo sono veloci, facili da assaporare essendo la maggior parte dei piatti pensati per essere consumati anche senza posate, e molti dei quali per essere condivisi. Il menù segue le stagioni e attualmente è a tema autunno.
Da qualche snack iniziale, che varia dai taralli, ai nachos, alle patate cacio e pepe, ci sono poi alcuni starters con cui si inizia già a capire e assaporare il tipo di cucina proposto.
Noi abbiamo deciso di spaziare in tutto il mondo e quindi di condividere (leggi litigare), degli ottimi bao versione autunnale con insalata di pollo, verza e porro fritto (wow!), un tagliere di salumi, e il loro burro e alici che dovete prendere per forza: qui il tocco di limone candito e il finocchietto fanno davvero la differenza (ciaooo). Provate anche la loro versione della moussaka (fidatevi!) e se volete continuare ci sono proposte sia di primi piatti, quasi tutti con richiamo asiatico (prendete i gyoza!), e secondi in cui prevalgono burger e sandwich.
Ultima Tip: il sabato e la domenica c’è anche un menù apposito per il brunch. E al riguardo vi posso proporre un’accoppiata ideale? Venite qui una domenica mattina post giretto al mercato di Porta Portese, non ve ne pentirete!
Fatemi sapere!
All images © 2022 Fabio Rovere e Chiara Giambartolomei
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