Allora, se dovessi sintetizzare il mio primo pasto serio al ristorante post coviddi in un frase sarebbe “Cazzo, che godere…” e nelle ultime 24h non ho fatto altro che cercare timidi pretesti per poter sbattere in faccia, telefonicamente e di persona, ai miei amici che il ristorante dove sono andato a mangiare io era uno spettacolo mentre i loro facevano schifo.
Io e “il barbuto che non deve chiedere mai” ci siamo regalati uno di quei pranzi che assomigliano ad una cena, per l’esattezza una di quelle cene “strappamutande” perché :
A- è il posto perfetto per una cena vis-a-vis con qualcuno che vorreste limonare duro
B- perché dopo cena ne esci così contento di come hai mangiato che vorresti copulare in ogni antro buio di San Salvario.
Siamo andati da Madama Piola, come avete capito ci è piaciuto.
SPOILER: non abbiamo copulato.
Qui da Madama Piola ammetto di volerci venire fino dal giorno dell’apertura, ma sono sempre stato un po’ diffidente, nonostante la curiosità, per via delle definizioni come “La tradizione in chiave moderna” che il 90% delle volte nasconde un ristorante demmerda ben infiocchettato; ma a sto giro felicemente mi sbaglio. Madama Piola rappresenta veramente l’idea di moderna tradizione. Aperto da circa 2 anni (sparo a caso) dallo chef pinerolese Christian Milone, già stellato per Trattoria Zappatori di Pinerolo (locale che ricordo con sorriso perché luogo per noi pinerolesi dove portavi la fidanzata per fare il figo e uscivi spennato), Madama Piola è tutto fuorché una piola nel senso stretto del termine bensì un vero e proprio ristorante-bistrot dai toni scuri, pavimento check bianco nero e dove la gentilezza del personale di sala è di casa. Unica nota negativa: è in quel quartiere di merda di Sansa, della serie nulla è perfetto.



Il menù è alla carta, con l’opzione della degustazione a 35 euro (nda. se pensi a dei prezzi da Piola ne esci spennato peggio che noi da ragazzini alla Trattoria Zappatori).



Primo giro, Vitello Tonnato, suggerito da Fabio che non sbaglia dicendomi che “devo provarlo perchè così lo mangi solo qui…” ha ragione, carne rosata che si scioglie in bocca, salsa tonnata a base uovo senza maionese, caramello salato. Un antipasto che sa quasi di preliminare.




Andiamo al sodo, quello che aspettavo dalla loro apertura, il piatto da far l’amore con il sapore, rubando la citazione a un noto brand di yogurt stra dolci, i PLIN, e lo metto in maiuscolo perché sti PLIN sono davvero DEI CAZZO DI PLIN. La pasta, obv fatta in casa, è semplicemente perfetta, come d’altronde lo è il ripieno e per finire lo è pure il sugo d’arrosto. Amplesso.


Di secondo, bollito, dopo anni io e Fabio ci stupiamo ancora della nostra reciproca barottaggine. Biancostato, cotechino, testina rasata, lingua e gallino accompagnato tutto dalle loro quattro salse: la verde, la rossa, la maionese e la senape fatte in casa.

Finita la carne ci depredano del brodo ma solo per riportarcelo in tazza accompagnato da un goccio di cognac, un cocktail caldo che come dice Fabio “racchiude tutto il meglio della vita, il brodo e l’alcool”, un po’ ha ragione lui.


Chiudiamo con un tiramisù in tazza e un Tu Gust, dolce a due strati con Bònet e panna cotta con una colata di caramello on top. Che dire….


Madama Piola è davvero quello che dice di essere, non se la tira inutilmente, is “the real tradizione moderna“, e dire che è un’esperienza da provare è dire poco. Si mangia, si beve, si gode. E se sotto mio consiglio decidete di andarci, e dopo davvero copulate in qualche antro buio di Sansa, se è maschio chiamatelo Gianluca.
Cia.
All images © 2021 Fabio Rovere
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