Mercato di Testaccio: l’anima verace di Roma si apre allo “street food”

Se un mercato fosse un lunapark, in quello di Testaccio farei tanti giri di giostra, proverei ogni attrazione, correrei ovunque contenta e punterei i piedi per non andare più via. Perchè è un posto che fa bene e dove si sta bene.
Che invita a restare oltre la spesa. In cui non si va solo per la spesa. In cui la spesa è il pretesto per passare delle ore spensierate. Perchè anche il buonumore si compra, come il cibo. Ma non ha prezzo.
Questo mercato è speciale. Per più motivi.
E ho parole, foto e sorrisi per (di)mostrarvelo.
Mercato di Testaccio
Via Beniamino Franklin | 00153 Roma
Lunedì – Sabato 07 | 15:30
Chiuso la domenica

Romanità e modernità fanno rima
Si respira la veracità romana, al mercato di Testaccio, ma sembra anche di puntare la bussola in alto: il “Senti ‘sto prosciutto, è dolce, è ‘no zucchero” incontra la luce, il bianco, l’ordine del Nord. La tradizione, più il moderno. Ciò che è sempre stato, più ciò che si diventa.
C’è il calore della capitale e c’è il rigore geometrico della struttura architettonica, aperta su tutti i lati ma coperta da pannelli trasparenti da cui filtra il sole; c’è il “daje tutta” e lo “street food”, il nostro dialetto e l’idea internazionale del godersi il pranzo per strada, camminando; ci sono i contadini che vendono la cicoria di campagna e c’è la creatività stellata di Cristina Bowerman, con il suo “Romeo Chef & Baker”.
Distanze trasformate in vicinanze, contrasti che creano unioni. Riuscite e fortunate.

Una girandola di voci, volti, colori
È bello spaziare tra generi alimentari, abbigliamento, accessori, libri, piante e oggetti per la casa. Avere tutto vicino e non farsi mancare nulla, neanche l’angolo vintage di abiti.
È bello vedere i volti sorridenti di chi vende, insieme a quelli di chi acquista. Sentire le voci, forti e schiette, che si mischiano tra loro. Essere catturati dai colori accesi degli stand, della frutta e della verdura ben esposta, delle scritte e delle insegne.
È bello perdersi tra i dettagli, scoprire come ogni banco abbia curato la sua postazione con stile personale.
È bello essere circondati da tanta offerta, tanta varietà. Tanta vita.


“Street food” per tutti i gusti
Nei mercati, solitamente, il cibo si prende e si consuma poi a casa. A Testaccio, invece, c’è la possibilità del mangiarlo in loco, sfruttando la comodità del qui e ora dello “street food”. E ce n’è per tutti i gusti, per ogni esigenza. Occorre solo scegliere… o provare ogni cosa! Vi tentiamo con qualche idea:
– per chi ama la cucina fusion, il Giappone abbraccia il Messico al “Santa Clarita Tacos y Sushi”, tra riso, pesce crudo, frutta esotica e tè matcha
– chi sogna la Grecia tutto l’anno, può sedersi da “Spiros” e immaginare di essere davvero in una taverna tipica, tra gatti e case bianche con finestre blu
– i vegetariani possono fare una sosta da “Zoè”, osteria che prepara estratti e centrifughe, ma anche insalate, macedonie e panini gourmet
– chi è vegano, apprezzerà la fantasia di “Sano Burger” e dei suoi panini che giocano con i colori: volete quello verde arricchito con la clorofilla, o quello rosso realizzato con la barbabietola? O meglio quello azzurro, con l’alga spirulina?
– gustare ravioli, tonnarelli e gnocchi cotti e conditi al momento? Da “Le mani in pasta” è contemplato: non c’è bisogno di aspettare, la pasta fresca dalla vetrina può finire direttamente nel piatto.


“Casamanco”, la pizza come passione di famiglia
Un paragrafo a parte lo merita lo stand “Casamanco”, che ci ha sorpreso e accolto con gentilezza: a gestirlo, Andrea e Paola, marito e moglie, insieme ai loro figli. Andrea ci ha conquistato con un assaggio di pizza alla pala con pomodorini caramellati e pecorino, mentre ci spiegava cosa rende peculiari i loro impasti: una lievitazione lunga 72 ore, una miscela di farine biologiche e integrali, ingredienti a km zero presi dai banchi dei colleghi, abbinamenti curiosi e anche un po’ audaci… e la passione, che unisce un’intera famiglia e farcisce bene i progetti.

Tanto (altro) da scoprire
Se un mercato fosse un lunapark, ci daremmo appuntamento all’entrata, accanto al carretto dello zucchero filato. Simbolicamente, dunque, ci vediamo all’ingresso. Pronti a divertirci. Con la certezza che, oltre a queste pennellate che ho lasciato per stimolare fame e curiosità, c’è tanto (altro) da vedere, esplorare e scoprire…


All images © 2019 Diego Funaro