Un quartiere della periferia sud di Milano nasconde l’opera di uno dei grandi maestri del minimalismo americano, ancora estremamente moderna ed eccezionale a distanza di oltre vent’anni: Untitled, l’installazione site-specific che l’artista newyorkese Dan Flavin ha creato per una Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, a sua volta progettata negli anni Trenta da Giovanni Muzio. Per la prima volta l’arte contemporanea entra in maniera permanente in un luogo di culto, mettendo in risalto non solo una chiesa di già notevole pregio architettonico, ma anche l’intero quartiere.
Chiesa Cattolica Parrocchiale di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa
Via Neera, 24 | Milano
Lu – Do | 7.30 – 12.00 / 16.00 – 19.00.
Negli orari d’apertura l’installazione di Dan Flavin è sempre accesa

Un quartiere alla periferia di Milano
Il quartiere Chiesa Rossa nasce intorno agli anni Sessanta, su progetto dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Milano, in una zona che fino ad allora era rimasta quasi esclusivamente rurale. Il nome deriva da una piccola chiesa, costituita appunto da mattoni rossi, posta a ridosso del Naviglio Pavese. Oggi il quartiere si raggiunge facilmente in metropolitana, ed è una zona vivace, con qualche ristorante degno di nota (il russo Podkova, o il più raffinato Motelombroso) ed alcune associazioni culturali come il teatro indipendente Ringhiera.
La Chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa esisteva già prima dell’urbanizzazione vera e propria della zona. Il progetto originale era dell’Ingegner Franco Della Porta, che, poco dopo la posa delle fondamenta nel 1926, cedette l’incarico all’Architetto milanese Giovanni Muzio, padre della famigerata Ca’ Brutta e in quegli stessi anni al lavoro sul progetto del Palazzo della Triennale. La chiesa fu completata nel 1932 e ampliata con un pronao esterno solo nel 1960.

Una Chiesa a Milano monumentale
Muzio realizza un classico impianto a croce latina monoabsidale, in cui la navata centrale è coperta da una volta a botte in cemento liscio, mentre il transetto presenta un soffitto in cassettoni di legno a vista. Appare subito evidente l’aspetto monumentale dell’edificio, accresciuto dalla totale assenza di decorazioni.
Muzio fu uno dei maggiori rappresentanti del gruppo Novecento, che si formò intorno agli anni Venti a Milano. I suoi esponenti desideravano un “ritorno all’ordine” in contrapposizione al “disordine” procurato dai linguaggi provocatori e dirompenti delle Avanguardie europee di inizio secolo. Novecento proponeva un ripristino dei legami con l’arte del passato e in particolar modo con la tradizione classica e rinascimentale, e rifiutava sia il decoro Liberty che le nascenti tendenze razionaliste, ispirandosi invece al neoclassicismo lombardo esasperandone il linguaggio semplice e austero. I volumi puri e le masse murarie scultoree di Santa Maria Annunciata ricordano le architetture metafisiche che già da alcuni anni comparivano nei dipinti di De Chirico

Untitled
Nel maggio 1996, su invito del parroco di Santa Maria Annunciata, l’artista americano Dan Flavin (New York 1933-1996) ideò un’opera site-specific per il rinnovamento della Chiesa. L’opera venne realizzata postuma un anno dopo, grazie a Fondazione Prada con la collaborazione del Dia Center for the Arts di New York e del Dan Flavin Estate. Flavin fu uno dei protagonisti della Minimal Art, una corrente caratterizzata da un’astrazione e riduzione totale e dall’utilizzo di materiali industriali. L’artista è conosciuto principalmente per i suoi lavori di luce creati da tubi a fluorescenza colorati posizionati in architetture specifiche, di cui ne evidenzia i volumi e la struttura estendendo la dimensione dell’opera d’arte allo spazio stesso.
L’installazione per Santa Maria Annunciata è costituita da tubi al neon blu e verdi per la navata centrale, rossi per il transetto, oro per l’abside: la luce riempie interamente lo spazio “dipingendo” i volumi austeri dell’architettura di Muzio e accompagnando il visitatore in una successione che suggerisce la progressione naturale della luce da notte a giorno. Untitled, prima realizzazione d’arte contemporanea installata permanentemente in un edificio religioso (la chiesa è tuttora consacrata), risulta ancora oggi un’opera di estrema modernità che continua a dialogare con un contesto unico dal punto di vista artistico e sociale.
Se voleste approfondire la produzione di Dan Flavin è possibile visionare la sua più grande raccolta di installazioni permanenti proprio a pochi chilometri da Milano, più precisamente Varese, a Villa Panza, un centro d’arte contemporanea attualmente gestito dal FAI, Fondo Ambiente Italiano.

All images © 2021 Pietro Dipace
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