Moggio Vineria, la scoperta del lento peregrinare per il Quadraro

Gianluca Pubblicato il 17 Giugno 2022

L’avere amici e/o colleghi che ti invitano fuori a fare aperitivo e poi 9 su 10 si presentano in ritardo oppure avere l’ansia di essere quello che arriva in ritardo ovunque portano, oltre che a grandi smadonni, ad accumulare tempi pre-aperitivi da dedicare al lento e curioso peregrinare nel quartiere prescelto e scoprirne angoli desueti e non sempre ricercati.
La nostra attesa, che non ricordo se causata dal nostro anticipo o dall’altrui ritardo (smadonni comunque), si consuma in zona Quadraro combinando un lento girare su noi stessi e consumare birrette da 1 euro fronte minimarket.
Poi una porta, ci sbirciamo, è una vineria? È un cocktail bar? È casa di qualcuno?
Boh entriamo.

Moggio Vineria
Via dei Quintili 15| Roma

Ma – Do | 18.30 – 02.00

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Prima di tutto non era casa di qualcuno e già questo è un aspetto positivo, seconda cosa le bottiglie di vino sparse qua e la ci suggeriscono che qui si consuma dell’alcool, aspetto ancor più positivo.
Presi dall’entusiasmo di aver trovato un posto interessante in maniera del tutto casuale abbiamo chiuso con due tappi di fortuna due peroni da 33 nello zaino, quindi avanziamo lentamente per paura di consumare un travaso accidentale sul pavimento.
Ma pur lentamente, avanziamo.

Siamo da Moggio Vineria, google non me lo individuava su maps 10 minuti prima e la mia domanda è: cazzo fai google che qui è tutto bello e tutto mega chill?

Le luci sono calde, l’atmosfera è accogliente, è la vineria che vorrei in zona mia a Torino, è la vineria che mi merito, lontana dal centro e dal caos, lontana dal turbinio turistico e delle macchine foto, tranne la nostra; Moggio ha l’aria di un ritrovo per autoctoni di questi quartieri decentrati, di qualche avventore dal centro e di qualcuno dai primi avamposti fuori dalla periferia.

Il proprietario ci viene incontro, ci saluta, ho un ricordo che si chiami Fabio ma non ne sono certo, se così non fosse ti chiedo perdono fin da subito, accogliente, come lo è l’intero spazio.
Qui si beve e si mangia con sopra la testa decine-centinaia di bottiglie di vino provenienti da tutta Italia, la wine-list è ricca e c’è tutto quello di cui hai/abbiamo bisogno, bianco rosso bolla rosé.
Un occhio particolare al naturale e al biologico e una evidente e giustificata preferenza per i vini del centro sud che si manifesta sotto forma di una bottiglia di Rosso della Tenuta Filippi in provincia di Latina.

Sul retro intravediamo un cortiletto interno accogliente tanto quanto il locale interno, lì davvero il caos di Roma te lo dimentichi proprio, quasi sembra una località marittima, e che bello che è.

Da Moggio non solo vini, anche birra e soft drink che ovviamente seguono entrambi la mission del vino, Bio etico e sostenibile; anche cucina con menù che è un climax ascendente partendo dagli sfizietti, giusto per accompagnare il calice, come la crema di ceci o le friselle, passando per taglieri caldi o freddi o per le tielle di Gaeta, per poi terminare ai Moggi, delle pagnottelle di grano tenero ripiene di ogni sorta di BEN-DI-DIO.

Quella sera abbiamo bevuto e preso la nostra strada, oggi scopro la loro pagina Facebook e scopro che Moggio è un contenitore straripante di eventi di natura culturale, sociale e artistica.
Serate dedicate alla musica dal vivo, alla lettura, alle degustazioni guidate, alla pittura, al dialogo e all’avvicinamento tra mondi e culture.
Bello.Bello.Bello.

Moggio, apri una filiale in Vanchiglietta (Torino)
Ti aspetto.


All images @ 2022 Fabio Rovere

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