People of Turin | Il favoloso mondo di Giacomo (Gribaudi)

Chiara & Luca Pubblicato il 26 Maggio 2017

Parlare con una persona nata e cresciuta in un luogo è un po’ come rivivere assieme alla sua storia quello che gli occhi hanno visto e ricordano: le strade, le persone, i tempi.

Giacomo è un torinese doc, è nato negli anni ’50 in una casa che affaccia ancora oggi su uno dei vicoli del Balon, a Porta Palazzo. Da molti anni è un avvocato di un successo, ma durante tutta la nostra chiaccherata ho avuto l’impressione di avere davanti lo stesso bambino che guardava rapito e stupito il mondo. Gli ho chiesto di raccontare la sua Torino e lui ha scelto le strade dell’infanzia.

Oggi Porta Palazzo è il mercato all’aperto più grande d’Europa, multietnico e allo stesso tempo custode del legame con la terra. Accanto a negozi esotici e facce di ogni colore ci sono i banchi dei contadini che parlano in dialetto con le nonne torinesi. È un vortice di colori, odori e voci che fotografa in piccolo il mondo in cui viviamo. Due passi più in là nascosto tra viuzze ciottolate c’è il Balon; oggi dimora di antiquari e rigattieri, una volta anche sede dell’industria torinese, bellica in tempo di guerra e poi riconvertita per stare al passo con il boom economico. Proprio lì, perché vicino alla fonte di energia elettrica più preziosa del tempo: la Dora, sorella del Po. Se chiedete in giro spesso vi descriveranno la vecchia Torino come grigia, desolata e desolante, ma in questo caso il cuore commerciale dell’epoca smentisce la memoria.

Giacomo ricorda sfondi e personaggi che sembrano usciti da una favola: capannelli di giocatori d’azzardo che abbindolavano ingenui campagnoli di passaggio in città; uomini possenti che si esibivano in performance da show dei record, come Maciste che ha sollevato pesi strabilianti o il tizio che si è letteralmente mangiato una Seicento a morsi; dentisti improvvisati (Giacomo li chiama cavadenti) che, ai bordi delle strade, estraevano molari mentre il compare faceva un gran rumore per coprire le urla dei malcapitati e bambini trotterellanti che giocavano “a campana” sui marciapiedi.

Sembra stupefacente e lontanissimo, invece è lì appena ci voltiamo. In fondo il passato è solo il presente di ieri.