San Paolo do Piemonte è un borgo di strade incasinate che spezzano le storie regolari della città. E’ un luogo di linee curve ed eccezioni, atti di cuore e mercati più lunghi d’Europa, angoli acuti e binari del tram, quel 16 cigolante che da qualsiasi punto di Torino conduce qui.
BSP è tutte le cose di Torino, raccontate in un pezzo di pizza unta da Poldo, nelle lotte partigiane, negli scontri sotto canestro, nelle volanti della polizia di notte, nei bar che non chiudono mai e nella santa scritta Camurati, che dall’alto di piazza Sabotino ci benedice tutti.
Spinto al confine con Cenisia, separato mille vite da Crocetta, Borgo San Paolo che era operaio, rosso e passionale, ora è un posto di alberi e gastronomie calabresi, turche e greche. Qui, la gente che non ci vive più dice: che bello che era. E la gente che ci vive ancora dice: che bello che è. E però che casino che fa, questo quartiere delle nonne di tutti, dei ricordi resistenti e degli orologi agli angoli che scandivano la pausa pranzo.
Ecco perché tutti conoscono San Paolo, nessuno ci va mai e manca a tutti.
Con molto orgoglio e una discreta paura di venir cassata da qualche abitante verace, vi do il benvenuto fra le strade più toccanti di Torino
3 ragioni per andare a Borgo San Paolo:
- per stabilire chi vince fra Poldo e Gino, due miti di quartiere
- per mangiare in bocciofila, fare canestro e incotrare Yoda in un posto solo
- per fare come fa Torino a volte: stupire tutti (cambiando quartiere!)
Via Dante di Nanni: il cuore di BSP
Via Dante di Nanni è una spada dritta che taglia in due piazza Sabotino: un chilometro di strada, per metà pedonale, fiera e fitta di negozi e banchi caciaroni. Poldo regna incontrastato su un lato della via e al fondo c’è San Bernardino, chiesa di mattoni rossi che pare più una vecchia fabbrica. Dalla piazza alla chiesa si trova tutto quello che serve in un paese: tabacchi, forni, alimentari, bar e barbieri, qui più che in ogni altra zona di Torino. In via Di Nanni non si sente invece, quasi mai, la parola bistrò. Sarà per questo che venire a San Paolo, per molti è farlo apposta. Per motivazioni dense e specifiche come: mangiare in quella piola, fare canestro, baccagliare la barista.
Dove camminare a San Paolo, dall’alba al tramonto
Eppure, io ho scoperto che nel Borgo gajardo mi piace andarci senza una ragione. A girellare fra i banchi del mercato o sotto gli alberi di Corso Peschiera, cercando le montagne in fondo. A scoprire balconi in fiore, cornicioni e insegne – quella della pipa per esempio, che vale il viaggio. A sprofondare nelle poltrone rosse del cinema Eliseo o a passeggiare fino ai campi da basket di via Braccini. Ad ascoltare racconti truci di inseguimenti e rapine, storie morbide di nonne, dialetti, lingue lontane. A fotografare pareti da arrampicata, fettine di polenta e giardini segreti come quello attorno alla scuola Santorre di Santarosa. Aspettando il tramonto, per farmi un bicchiere in quel santo bar di frontiera che è la Vineria Rosso di Sera (via Germanesca 37).
Dove mangiare a San Paolo (non sarà difficile, si mangia ovunque)
Mangiare a San Paolo è una lotta di quartiere meravigliosa. Ma dimenticate l’unanimità. Ognuno ha la sua miglior pizza, il miglior pane, il miglior caffè. Terrorizzata dall’idea di spedirvi in un posto “meno di San Paolo” di un altro, raccolgo i consigli di MyLittleBorgo per questo tour del cibo borgarolo. Partenza d’effetto: focaccia calda deliziosa alla Casa del Pane (corso Peschiera 204) e mini bunet da urlo al bar Bunet (piazza Sabotino 1). La Bocciofila La Montagnola (via San Paolo 5) è un pezzo di core.
L’Osteria Le Ramine la raccomandano 9 sanpaolini su 10, la trovate in via Isonzo 64 e sembra impossibile che ancora non ci siate andati mai. Per vini sfusi e olio c’è il Tocco DiVino (corso Racconigi 11 E), per chi ama mangiare in bicicletta c’è Ciclocucina (via Cumiana 41) e per le anime veggie c’è La Gastronomia Veg. Il Perù è ben rappresentato in due location (Vale un Perù e La Rustica), la pizza la fanno buona da Berberè. La lotta della best farinata ever – forse di tutta Torino – la vince Gino, (via Monginevro 46). Ma Poldo resta sempre nel cuore, a modo suo. Al limite del Borgo poi c’è Wasabi (Corso Ferrucci 72): uno dei giappo più belli e buoni in città. E ogni tanto anche qui spuntano gemme nuove, come lo stellato Spazio7, alla Sandretto.
Fondazioni, grattacieli e modi di stupire
E a proposito della Sandretto, è orgogliosamente parte del borgo anche questa fondazione, che assieme alla Merz e all’area di Palazzo Lancia, ci ricorda come Torino ogni tanto sa fare una cosa speciale. Rilanciarsi, mettersi in gioco, stupire tutti. Noi delle Strade, alla FSRR siamo parecchio affezionati: per le mostre ricercate, la libreria di design, la caffetteria firmata Rudolf Stingel, le panchine al sole e il fatto che a volte, fra le sue mura, è possibile incontrare Yoda che tenta di occupare cose altrui. Un po’ come ho fatto io con questo quartiere, che ho eletto mio per somiglianza e affetto. Capisci che un posto ti appartiene quando lo pensi di continuo col sorriso, lo stomaco e il cuore. Capita a volte in viaggio, ma per fortuna stavolta a me è successo proprio qui, nel borgo bello e sentimentale di Torino
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