Esperienza mani in pasta: la pizza da dietro le quinte al piatto da Eataly Lingotto

Teresa Di Nuzzo Pubblicato il 29 Ottobre 2019

Chi mi conosce, o ha iniziato a farlo, sa che vivrei di pizza 24/7 365 (per dirla alla Katy Perry), ne parlo in continuum, la mangerei a colazione, pranzo e cena.
Di recente però ho iniziato a sentire la necessità di conoscerla più approfonditamente per apprezzare in modo consapevole ciò che masticavo.
Ed è qui che mi viene in soccorso Eataly!
Setacciando un pò la sezione corsi ho trovato l’evento che faceva al caso mio, una serata dove cimentarsi nel “making of” della pizza dalle basi alla forchetta.
E a fare le veci del mio fidato Daniele, un rarissimo esemplare di Simone Cocco, Outdoor & Travel Photographer, ecletticamente convertito alla causa food per una sera.

Eataly Torino Lingotto
Via Nizza 230/14 | Torino
011 19506801

Lu – Do | 10 – 23

Prezzo Esperienza Pizza: Mani in pasta | 35€


Prossimo evento – 30 .10 .19 | Scopri tutti gli eventi qui

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Un pò di teoria…

Entro da Eataly come Alice in Wonderland e i miei occhi saettano dalle perle nere del cioccolato, all’oro liquido del miele d’acacia… A distogliermi da questo stato di trance il sorriso cordiale di Silvia, responsabile Ufficio Stampa e PR di Eataly, che mi accoglie e mi conduce da Paolo Vilia, docente dell’evento nonché maestro di pane, pizza e lievitati vari.
E’ lui a raccontarmi che, nella primavera di quest’anno, si è pensato di creare un impasto comune per tutte le 10 pizzerie di Eataly sparse per la Penisola, che unisse la tradizione napoletana e quella romana al fine di proporre un prodotto che mettesse tutti d’accordo da nord a sud.

Inforcate gli occhiali con lenti a fondi di bottiglia perché qui inizia una parte alquanto NERD per i pizzalovers.
La pizza che andremo a preparare si avvale di un pre-fermento solido chiamato BIGA, proprio come i carri romani, perché con le sue 24h di lievitazione traina letteralmente nelle successive 24 il restante impasto.
La loro biga si compone di due farine bio del Mulino Marino, una farina 0 e una tipo 2 buratto che conferirà all’impasto un sapore ricco ed intenso, acqua, sale e meno di 1gr di lievito di birra per 1kg di farina che si traduce in leggerezza e digeribilità! Fine del momento Super Quark, andiamo a darci da fare!

“Ti sei lavato le mani tesoro?”

Paolo senza conoscerci ci voleva già un pò di bene perché ci ha fatto trovare tutti gli ingredienti già pesati e pronti all’uso.
Così senza ulteriori indugi, io e gli altri partecipanti al workshop (quasi tutte donne, amiche che hanno colto l’occasione di stare insieme in modo creativo) tuffiamo la mano destra nella ciotola e iniziamo a mescolare l’acqua e la farina.
Il risultato è un composto frastagliato; spiamo reciprocamente le nostre terrine e non ci perdiamo d’animo, Paolo ci consiglia di aggiungere un pò acqua e il formarsi di una piccola pallina ci dà la verve di un pizzaiolo di Spaccanapoli.
Ora è la volta del sale, non uno qualunque ma un sale bretone integrale raccolto a mano nelle giornate di sole senza un alito di vento (solo io mi sono immaginata la scena?). Il sel de Guèrande è a basso contenuto sodico e conferisce alle pietanze un piacevole gusto floreale. Ma torniamo a noi, si sa che il sale non va d’accordo col lievito (nel nostro caso con la biga), quindi concediamo al nostro impasto un massaggio shiatsu di 10 minuti prima di incorporargliela.

Quando avrete sfogato tutti i “chitemmurt” della giornata <nota a me stessa, non sottovalutare le attività manuali come anti-stress> allora quello sarà il momento di inglobare la biga.
Aggiungete l’acqua, che per evitarvi crisi di panico e chi ha già impastato sa a che mi riferisco, va messa poco per volta fino a quando la vostra pallina sarà elastica e avrà la superficie liscia come una pesca.
Complimenti siete sopravvissuti ad un Boot Camp per le braccia!
Ora non importa quanto siete stanchi la vostra pallina lo sarà certamente più di voi, per questo dovrete concederle altre 24h di riposo per far si che dia il meglio di sé.

Dopo il “dovere” il piacere

E se fin qui tutto non mi fosse già parso bellissimo, immaginate la mia faccia quando le nostre postazioni si sono trasformate in un tavolo conviviale e sono iniziate ad arrivare le focacce con prosciutto crudo di Parma DOP “Ruliano” e mozzarella di bufala “Domenico Romagnolo” to share.

Compreso nel workshop oltre alla focaccia da condividere, una birra e una margherita come Dio comanda a scelta se con mozzarella fior di latte o di bufala, la decisione però è stata unanime sul latticino campano!
Ed è qui che pregustiamo l’anteprima di ciò che ci portiamo a casa e l’indomani tenteremo umilmente di replicare, come promesso la pizza è alveolata e fragrante, la salsa con polpa 100% italiana “Antonella” è dolce e ben si bilancia con l’acidità dell’olio evo “Roi”.

Una serata semplicemente perfetta, in cui il divertimento fa rima col mangiare bene!
E se anche voi volete mettervi alla prova come me e i miei compagni non vi resta che andare sul sito di Eataly e mettere nel carrello questa esperienza, ne sono previste ancora 4 prima della fine dell’anno!
Se invece di pizza ne avete fatto una cura, vi consiglio le Galette di Chez Camille testate dalla Vale o magari una cenetta scanzonata da Podiciotto come raccontano Gianluca e Fabiofacose.


All images © 2019 Simone Cocco