La Sinagoga di Milano e la necessità di restare se stessi

Le Strade Pubblicato il 29 Giugno 2019
Sinagoga di Milano

In via della Guastalla, nel tratto che affaccia sui giardini della parte di San Barnaba, c’è silenzio. La città ormai viaggia veloce – e con le Olimpiadi invernali 2026 sarà tutto un tour de force. Ma trovare un posto a Milano dove ancora c’è un po’ di pace, è bello. Alla Guastalla è proprio così. E se alzi gli occhi al cielo, al civico 19, c’è una bella struttura di pietra e vetro, con un corpo a tre punte ricamato in azzurro e due ali di pietra lavorata: è la sinagoga centrale, il tempio sacro degli ebrei a Milano. La Sinagoga di Milano è uno di quei posti che se non ci capiti, ti perdi qualcosa di top.

Sinagoga di Milano

E’ lì dal 1892. A walking distance dal Tribunale di Milano, dalla Sormani e dall’Università Statale. Immersa tra la cultura, il verde e il diritto, la sinagoga è la sede del Rabbinato centrale di Milano.

Il progettista e architetto Luca Beltrami diceva: “facciamo un pò di economia nei richiami retorici alla grandezza della patria; non risparmiamo invece le nostre cure, le nostre forze per custodire e trasmettere gelosamente i testimoni di quella grandezza.” La sinagoga di Milano è proprio questo: la testimonianza di un popolo che ha scelto la nostra città. Che dà lustro alla nostra storia. E che noi delle Strade vogliamo farvi conoscere.

Incontriamo Alfonso Pedatzur Arbib, per gli studenti è Rav Arbib. Il rabbino capo della comunità di Milano. Passeggiamo nel cortile interno dove il sabato si incontrano gli Ashomer Atzair (Giovani Guerrieri). Due passi e si va.

Gli ebrei a Milano sono quasi settemila, per lo più organizzati in gruppi – ci sono almeno i persiani, gli ebrei libanesi e quelli provenienti dalla Libia, come Rav Arbib. I cittadini milanesi nati in Israele e residenti in città e gli italiani nati a Milano di religione ebraica. Un bel rebelot, come si direbbe sui Navigli.

La comunità degli ebrei a Milano è piuttosto giovane. Siamo qui dalla metà dell’800, da quando ci è stato consentito di vivere in città. Prima eravamo a Parigi o a Strasburgo. Oggi invece siamo pienamente parte di questa Milano. Il Memoriale alla Stazione Centrale (INDIFFERENZA – ndr) il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), le scuole ebraiche tra Primaticcio e Lorenteggio, le associazioni (dalla Litta Modignani a quella degli Amici di Italia-Israele) sono solo un primo accenno della nostra pluralità. La sinagoga centrale Hechal David u-Mordechai, in particolare, è un luogo di culto ma anche un luogo di festa. Un posto dove la nostra comunità ritrova se stessa e coltiva le proprie identità sociali e culturali”.

Sinagoga di Milano

La vita spirituale degli ebrei in città fa capo al Rabbinato. L’impegno civile invece si articola alla Comunità ebraica di Primaticcio, dove tra l’altro vive la stragrande maggioranza degli ebrei. “Settembre è il mese delle feste ebraiche – continua Rav Arbib – e il 15 la nostra comunità festeggerà la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il tema sarà “I sogni, una scala verso il cielo” e anche se la città capofila sarà Parma, siamo pronti a scommettere che anche Milano farà la sua parte”.

Nel cuore della sinagoga è tutto un po’ mistico. C’è tanto colore. Ci sono le sale studio con le librerie antiche e i manuali della Torà. Il copro centrale del tempio ospita due grosse stele in pietra: una color oro e una più piccola fatta di piastrelle di marmo scuro. E anche due grossi candelabri. Sono bellissimi e trasmettono un fascino grande e particolare. Per entrare al tempio devi indossare la kippah. Anche Rav Arbib ne ha una. Non come la nostra, la sua è più bella e ricamata, e scommettiamo che è anche più importante. E poi ancora i banchi della preghiera, con i nomi delle famiglie ebree di Milano. Quelle che ogni giorno vanno lì a pregare, sempre nello stesso posto. Tutto è molto ordinato.

La sinagoga della Guastalla è anche il punto di partenza del “Jewish in the City” il festival di dialogo e confronto che ogni anno apre a Milano e ai milanesi le porte della cultura ebraica.

Continuiamo la nostra chiacchierata con Rav Arbib, che è uomo appassionato della sua comunità: con lui abbiamo fatto un bel viaggio nell’ebraismo, dalle origini in Terra Santa alla vita delle sue genti a Milano. Ma a lui chiediamo una cosa in particolare: perché è importante che Milano e i milanesi si avvicinino alla cultura ebraica e alla sinagoga?

Un attimo di pausa…: “perché la cultura ebraica è una cultura universale e occidentale. Chi si avvicina a noi può arricchire la propria identità e la propria conoscenza. Ma soprattutto è una prova di elevazione per comprendere la nostra storia millenaria, confrontarla con la propria per scoprirne i punti più belli e anche, perché no, assaggiare con più gusto la necessità di rimanere se stessi.

Wooow, adesso tutto è più chiaro.

Restiamo così. Noi stessi. Consapevoli che a Milano il mondo dell’ebraismo è molto, molto più interessante di quanto ci aspettavamo. Varchiamo la porta di uscita dal tempio. Ma è solo un arrivederci.  


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