In via della Guastalla, nel tratto che affaccia sui giardini della parte di San Barnaba, c’è silenzio. La città ormai viaggia veloce – e con le Olimpiadi invernali 2026 sarà tutto un tour de force. Ma trovare un posto a Milano dove ancora c’è un po’ di pace, è bello. Alla Guastalla è proprio così. E se alzi gli occhi al cielo, al civico 19, c’è una bella struttura di pietra e vetro, con un corpo a tre punte ricamato in azzurro e due ali di pietra lavorata: è la sinagoga centrale, il tempio sacro degli ebrei a Milano. La Sinagoga di Milano è uno di quei posti che se non ci capiti, ti perdi qualcosa di top.
E’ lì dal 1892. A walking distance dal Tribunale di Milano, dalla Sormani e dall’Università Statale. Immersa tra la cultura, il verde e il diritto, la sinagoga è la sede del Rabbinato centrale di Milano.
Il progettista e architetto Luca Beltrami diceva: “facciamo un pò di economia nei richiami retorici alla grandezza della patria; non risparmiamo invece le nostre cure, le nostre forze per custodire e trasmettere gelosamente i testimoni di quella grandezza.” La sinagoga di Milano è proprio questo: la testimonianza di un popolo che ha scelto la nostra città. Che dà lustro alla nostra storia. E che noi delle Strade vogliamo farvi conoscere.
Incontriamo Alfonso Pedatzur Arbib, per gli studenti è Rav Arbib. Il rabbino capo della comunità di Milano. Passeggiamo nel cortile interno dove il sabato si incontrano gli Ashomer Atzair (Giovani Guerrieri). Due passi e si va.
Gli ebrei a Milano sono quasi settemila, per lo più organizzati in gruppi – ci sono almeno i persiani, gli ebrei libanesi e quelli provenienti dalla Libia, come Rav Arbib. I cittadini milanesi nati in Israele e residenti in città e gli italiani nati a Milano di religione ebraica. Un bel rebelot, come si direbbe sui Navigli.
“La comunità degli ebrei a Milano è piuttosto giovane. Siamo qui dalla metà dell’800, da quando ci è stato consentito di vivere in città. Prima eravamo a Parigi o a Strasburgo. Oggi invece siamo pienamente parte di questa Milano. Il Memoriale alla Stazione Centrale (INDIFFERENZA – ndr) il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), le scuole ebraiche tra Primaticcio e Lorenteggio, le associazioni (dalla Litta Modignani a quella degli Amici di Italia-Israele) sono solo un primo accenno della nostra pluralità. La sinagoga centrale Hechal David u-Mordechai, in particolare, è un luogo di culto ma anche un luogo di festa. Un posto dove la nostra comunità ritrova se stessa e coltiva le proprie identità sociali e culturali”.
La vita spirituale degli ebrei in città fa capo al Rabbinato. L’impegno civile invece si articola alla Comunità ebraica di Primaticcio, dove tra l’altro vive la stragrande maggioranza degli ebrei. “Settembre è il mese delle feste ebraiche – continua Rav Arbib – e il 15 la nostra comunità festeggerà la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il tema sarà “I sogni, una scala verso il cielo” e anche se la città capofila sarà Parma, siamo pronti a scommettere che anche Milano farà la sua parte”.
Nel cuore della sinagoga è tutto un po’ mistico. C’è tanto colore. Ci sono le sale studio con le librerie antiche e i manuali della Torà. Il copro centrale del tempio ospita due grosse stele in pietra: una color oro e una più piccola fatta di piastrelle di marmo scuro. E anche due grossi candelabri. Sono bellissimi e trasmettono un fascino grande e particolare. Per entrare al tempio devi indossare la kippah. Anche Rav Arbib ne ha una. Non come la nostra, la sua è più bella e ricamata, e scommettiamo che è anche più importante. E poi ancora i banchi della preghiera, con i nomi delle famiglie ebree di Milano. Quelle che ogni giorno vanno lì a pregare, sempre nello stesso posto. Tutto è molto ordinato.
La sinagoga della Guastalla è anche il punto di partenza del “Jewish in the City” il festival di dialogo e confronto che ogni anno apre a Milano e ai milanesi le porte della cultura ebraica.
Continuiamo la nostra chiacchierata con Rav Arbib, che è uomo appassionato della sua comunità: con lui abbiamo fatto un bel viaggio nell’ebraismo, dalle origini in Terra Santa alla vita delle sue genti a Milano. Ma a lui chiediamo una cosa in particolare: perché è importante che Milano e i milanesi si avvicinino alla cultura ebraica e alla sinagoga?
Un attimo di pausa…: “perché la cultura ebraica è una cultura universale e occidentale. Chi si avvicina a noi può arricchire la propria identità e la propria conoscenza. Ma soprattutto è una prova di elevazione per comprendere la nostra storia millenaria, confrontarla con la propria per scoprirne i punti più belli e anche, perché no, assaggiare con più gusto la necessità di rimanere se stessi.
Wooow, adesso tutto è più chiaro.
Restiamo così. Noi stessi. Consapevoli che a Milano il mondo dell’ebraismo è molto, molto più interessante di quanto ci aspettavamo. Varchiamo la porta di uscita dal tempio. Ma è solo un arrivederci.
All images © 2019 Simone Sangalli