Dopo due anni di assenza forzata, la Barbera è tornata a scorrere lungo le strade e le piazze di Nizza Monferrato, piccolo cuore vinicolo del Monferrato Astigiano. Da più di un decennio, infatti, Nizza è Barbera è uno dei più importanti eventi regionali dedicati alla Barbera. Quest’anno, al Barbera Forum di Piazza Garibaldi, c’erano poco più di sessanta produttori, per un totale di oltre trecento etichette: un confronto impari per un solo bicchiere. Ma insieme a un piccolo gruppo di giovani temerari mi sono lanciato nell’impresa degustativa, e ne sono uscito con lo scalpo di circa la metà delle etichette presenti (che comunque è uno sforzo notevole, sebbene l’equilibrio – a fine giornata – ne abbia un po’ risentito). Ma prima di sbilanciarmi in giudizi di dubbia affidabilità, facciamo un po’ di ripasso…
Nizza è Barbera
7-8 maggio 2022 > prossima edizione maggio 2023
Piazza Martiri di Alessandria, 19 | Nizza Monferrato (AT)
Sito | Facebook | Instagram
Un ripasso veloce: che cos’è il Nizza DOCG?
So bene che voi Strade siete bevitori consapevoli e informati, e con buone probabilità ne saprete più di me sull’argomento. Ma se vi dovesse servire un veloce ripasso, eccoci qui. La DOCG Nizza nasce ufficialmente nel 2014, grazie all’impegno di un gruppo di produttori animati dal desiderio di promuovere e tutelare una delle zone maggiormente vocate alla produzione della Barbera. Il territorio comprende diciotto comuni che ruotano attorno al comune di Nizza Monferrato. L’area è delimitata a nord dalle terre sabbiose di Belveglio, a sud dalle arenarie che si estendono tra Rocchetta Palafea e Castel Rocchero, a est dalle terre rosse che si aprono dopo Bruno e Mombaruzzo, e a ovest dalle marne e dalle argille che si estendono fino a Moasca e Agliano Terme.
Nato da questo territorio unico al mondo, il Nizza è un vino che per disciplinare prevede un affinamento minimo di diciotto mesi, di cui almeno sei in legno. Si presenta come un vino robusto, secco, spiccatamente alcolico e con una buona mineralità. La spalla acida è prorompente, in certi casi persino poderosa, ben arrotondata dal legno, che ne smorza gli eccessi e dà struttura, destinandolo a una lunga, se non lunghissima, capacità di invecchiamento. Il profilo olfattivo si caratterizza soprattutto per una struttura a incastri, tra una base fruttata di ciliegia, fragola e frutti di bosco (che a seconda delle annate possono essere freschi, maturi, in conserva o sotto spirito) e un contorno di spezie e vaniglia date dal legno.
È un vino versatile: austero e meditativo nelle impostazioni più classiche, ma anche dotato di una personalità travolgente e immediata, soprattutto nelle interpretazioni più pronte e fresche. Ma per capirne di più: ne ho parlato con Stefano Chiarlo, proprietario ed enologo della cantina di Calamandrana “Michele Chiarlo” (di cui vi ha raccontato Denise qui), nonché attuale presidente dell’Associazione Produttori del Nizza.
Nizza è Barbera 2022: lo stato dell’arte
Parlando con Stefano mi rendo conto fin subito come il pensiero che sta alla base della nascita della denominazione Nizza sia principalmente un grande gesto d’amore. Non soltanto nei confronti della Barbera, ma soprattutto per il proprio territorio. Il Nizza è un progetto che parte dal basso, mi racconta Stefano, dalla cooperazione di produttori impegnati da un lato a portare in alto il nome della Barbera (sollevandola al livello dei grandi vini di Langa), e dall’altro a innescare una serie di ripercussioni positive (economiche, turistiche, culturali…) per tutto il territorio monferrino. E in questo senso il Nizza diventa la punta di diamante della produzione vinicola della nostra zona. Un vino che negli ultimi anni è anche cambiato, man mano abbandonando quelle interpretazioni spiccatamente legnose e complesse, alla moda dei vini barricati di fine Novanta, inizio Duemila, che tanto piacevano al mercato americano.
Amore per il territorio – dicevamo – che si traduce anche in un maggiore rispetto e una maggiore attenzione per l’ambiente, continua Stefano. Da un lato il Barbera (n.d.a. uso il maschile intendendo il vitigno, anche se la diatriba a proposito rimane aperta) rappresenta un caso sui generis, riuscendo a sopportare perfettamente (e in parte anche a trarne giovamento) la siccità e il caldo delle ultime annate. Dall’altro gli effetti negativi del cambiamento climatico si fanno ormai sentire pesantemente anche in vigna.
A partire da questa condizione, e grazie a conoscenze sempre più approfondite e avanzate rispetto a quelle di un tempo, i produttori della zona si sono impegnati in prima linea per lo sviluppo di un agricoltura più consapevole e rispettosa. È da questo impegno, conclude Stefano, e dalle differenti filosofie vitivinicole dei vari produttori (biologico, biodinamico, naturale…) che nasce la realtà del Nizza, un vino vivo e profondamente legato al territorio in cui nasce.
Le nostre Barbere preferite
Ma passiamo alla parte più personale e arbitraria di questo articolo: le mie etichette preferite, quelle che più mi hanno convinto, che mi hanno fatto drizzare le orecchie, in alcuni casi entusiasmare, o persino emozionare. Cominciamo…
Su tutte le bottiglie che ho assaggiato svetta il Nizza Vigna dell’Angelo (2019) della Cascina La Barbatella (Nizza Monferrato). Una Barbera che si avvicina alla perfezione, tanto in equilibrio e armonia, quanto in qualità olfattiva e gustativa. Nessuna sbavatura, nessuna incertezza. Ancor più sorprendente se considerata la sua giovane età: un vino che già adesso può essere apprezzato al suo meglio, e che col tempo non potrà che evolvere verso nuove forme e dimensioni. Chapeau.
Straordinari esempi di interpretazione classica della Barbera di Nizza sono tre bottiglie di altrettante cantine storiche della zona: il Nizza Pomorosso (2018) di Coppo (Canelli), il Nizza Riserva La Generala (2017) di Bersano (Nizza Monferrato) e il Nizza Riserva La Court (2017) di Michele Chiarlo (Calamandrana). Barbere impeccabili, complesse, con profumi sontuosi ed eleganti, e un sorso caldo, intenso e persistente. Vini da grandi occasioni.
Per chi è in cerca di versioni un po’ meno impostate, ma altrettanto complesse e gustose, ecco un altro trio di Barbere di tutto rispetto: il Nizza la Giulia (2019) della Cascina Lana (Nizza Monferrato), la Barbera d’Asti Superiore Bricco Paradiso (2019) della Tenuta il Falchetto (Santo Stefano Belbo) e il Nizza Vigna da Capo (2017) di Dacapo (Castiglione Tinella).
Insolite Barbere
Chiudiamo con le due barbere che mi hanno fatto divertire di più: versioni insolite, curiose, che si sono distinte dalla massa per la loro diversità espressiva. Da un lato la Barbera d’Asti Superiore (2016) di Ricossa (Castel Boglione) e dall’altro la Barbera d’Asti (2021) della giovane azienda Sette Wine (Nizza Monferrato). Il primo è un vino che esalta il proprio territorio, con un’intrigante mineralità salina, per certi versi quasi marina, e un naso che accoglie, oltre al frutto consueto, una nota idrocarburica inaspettata. Il secondo è un vino irriverente e caparbio, frutto della scelta di tre giovani produttori che vogliono discostarsi dai metodi convenzionali, recuperando l’antico metodo di affinamento in anfora. La loro Barbera è un vino seducente, sanguigno e di grande prospettiva, con un frutto fresco che si accompagna a una lunga scia di burro e panificazione.
Sono certo che altre sorprese non mancano tra le Barbere della zona, ma per ovvie ragioni la lista è incompleta. Anche perché a una certa la concentrazione è leggermente venuta meno (nonostante gli intenti fossero dei migliori). Ma non disperate, non sarà l’ultima volta qui nel Monferrato.
All images © 2022 Andrea Borio