Perù, Bolivia e Cile alla scoperta delle Ande

Cora Manzi Pubblicato il 16 Ottobre 2019

Data di partenza: 6 Agosto.

Su Instagram amici in costume in Indonesia, stories di mojito in spiaggia sulle note di Sunset Lover di Petit Biscuit. Viaggiare leggeri, pareo e costume.

Noi: valigia intelligente, scarponi da trekking, piumino, calzini tecnici, pullover – i peggiori, quelli che neanche le tarme hanno voluto mangiare –, 3 Lonely Planet e un libretto pieno di vaccinazioni (assolutamente inutili, tra parentesi). Direzione Ande, 3 settimane tra i 3.000 ed i 5.000 metri in Perù, Bolivia e Cile: 20 giorni di pura meraviglia.

Perù

Lima – 2 giorni

Atterriamo a Lima all’alba, un po’ confusi ma carichi di entusiasmo. Il cielo, fosco, lattiginoso, come ce lo si aspetta a quell’ora del mattino, sarà così per le prossime 48 ore e – da quello che abbiamo capito – per i restanti 363 giorni all’anno.

Lima non è una città turistica, o ci vivi oppure è solo la tappa obbligata per un viaggio in Perù. Nonostante le pessime recensioni dei miei predecessori, a me non è dispiaciuta e due giorni li riempie tutti. Ecco una breve lista dei miei ‘unmissable’ della città, ultima tappa sul livello del mare, prima di iniziare a salire e smettere ufficialmente di respirare a pieni polmoni.

Dove Mangiare: La Mar per la ceviche, Isolina Taberna Peruana per il Lomo Saltado, in entrambi i casi il tutto va accompagnato da litri di Pisco Sour.

Shopping: Il suggerimento è di aspettare la Bolivia per comprare poullover andini e chincaglierie, se proprio dovete prendere un souvenir vi consiglio Dedalo, una specie di Corso Como 10 peruviano dove potete anche bere un caffè.

Cosa Vedere: Passeggiare sul belvedere che costeggia il mare – e in giro per Barranco, arrivando fino al MATE (Museo di Mario Testino). La zona del centro storico si esaurisce in una mezza giornata. Se vi annoiate, ricominciate a mangiare. È tutto buonissimo, ovunque.

Dove Dormire: Belma Boutique Bed and Breakfast, consigliatissimo. Altrimenti altre zone dove cercare una sistemazione sono Miraflores – più residenziale – e Barranco – più cool -.

Cusco e dintorni – 5 giorni

Atterriamo a Cusco la sera, i 3.400m di altitudine si fanno sentire. Si respira un po’ a fatica, le salite sembrano impossibili, la testa gira. Cusco è stata la base da cui ci siamo spostati per visitare tutte le meraviglie che la circondano: Machu Picchu, La Valle Sacra e le Montagne Arcobaleno.

La città è una bomboniera, curatissima anche se un po’ tanto turistica. Il primo giorno, per ambientarci all’altitudine estrema, giriamo la città, organizziamo le escursioni dei prossimi giorni, e ci godiamo il cielo azzurro, dopo i 2 giorni nebbiosi a Lima.

Cosa Vedere: Grandi passeggiate per le stradine del centro, intorno Plaza de Armas. Tra le cose di cui mi sono innamorata, i chiostri del Convento de la Merced – fuori dagli itinerari classici segnalati dai locals ma davvero straordinaria – e il Mercado Central de San Pedro.

Dove Mangiare: Cicciolina, è un ristorante italiano rivisitato, incredibile, prendete il porcellino d’india; Chicha por Gaston Acurio. Gaston è una superstar in Perù, un po’ il nostro Cracco. In entrambi conviene prenotare.

Dove Dormire: Quinta San Blas.

Machu Picchu, La Valle Sacra e le Montagne Arcobaleno

Assoldiamo una guida privata per la Valle Sacra e le Montagne Arcobaleno. In 4 il costo è sostenibile altrimenti consiglio tour di gruppo. Machu Picchu conviene girarla da soli, così potete prendervi i vostri tempi.

Il primo giorno ci dedichiamo alla Valle Sacra, escursione meno devastante rispetto alle altre due che ci proveranno nel fisico e nello spirito. Accertatevi che siano incluse anche le Salineras de Marais, sono uno spettacolo. 

Il primo giorno si conclude ad Ollantaytambo dove prendiamo il treno che ci porta ad Aguas Calientes, il paesino alle pendici di Machu Picchu dove passeremo la notte. Se ce la fate, viaggiate quando è ancora giorno, perché il panorama è davvero mozzafiato.

Il secondo giorno ci svegliamo prima dell’alba ad Aguas Calientes e andiamo a prendere il bus che ci porta fino a Machu Picchu. Il quantitativo di turisti è quasi fastidioso – togliamo anche il ‘quasi’ – ma la bellezza del posto costringe a sopportarlo.

Oltre all’accesso alle rovine, è possibile comprare anche l’ingresso per il trekking delle due montagne: Machu Picchu e Huayna Picchu.  Huayna Picchu è il cucuzzolo che vedete nelle foto da cartolina dietro le rovine. Meno alta ma maledettamente ripida e per questo sconsigliata a chi soffre di vertigini e a persone poco allenate. La montagna Machu Picchu, più alta ma all’apparenza meno ripida, viene presentata come un trekking per famiglie. Ingannati da questa presentazione, e per non farci mancare nulla, decidiamo di affrontare la scalata. In realtà, vi aspettano due ore di gradini pericolanti a salire, un’altra ora e mezza a scendere, ed anche questo trail non è proprio adattissimo a chi soffre di vertigini (eccomi).

Nonostante tutte queste premesse, credo che la scalata sia stata una delle cose più belle di tutto il viaggio. I turisti si riducono drasticamente, così potete finalmente godervi il panorama senza sgomitare con le colombiane che si fanno i selfie, e lo spettacolo delle rovine dalla cima è da piangere dalla bellezza. La sera torniamo a Cusco, il contapassi segna 230 piani saliti, due volte l’empire state building, non ci sentiamo più le gambe. E anche stasera si va a letto alle 9.00.

Terzo giorno: Montagne Arcobaleno. I tour di gruppo partono all’alba, il viaggio da Cusco dura circa 3 ore, e i bus arrivano li tutti insieme riversando la tanto odiata fiumana di gente in uno spazio relativamente piccolo. Con un tour privato invece potete partire più tardi – che non guasta – e arrivare in cima quando i gruppi sono già andati via. Consiglio vivamente.

Le Montagne Arcobaleno (o Vinicunca), sono uno spettacolo incredibile. Belli freschi dopo la passeggiata del giorno prima, ci troviamo ad affrontare un altro trekking, stavolta a 5.200m. I polmoni vi diventano come due prugne secche, il cuore batte all’impazzata e muovere un passo vi sembrerà un’impresa titanica. Ma se ce l’abbiamo fatta noi, you can do it! Se proprio venite meno, ci sono dei cavalli di emergenza che possono portarvi fino quasi in cima.

Torniamo a Cusco, ormai il nostro albergo ci sa di casa, chiudiamo le valigie e ci prepariamo a partire per Puno, ultima tappa “peruana” del viaggio.

Tips: Comprate con largo anticipo il biglietto per Machu Picchu perché i posti sono limitati. Anche il treno per arrivare ad Aguas Calientes vi conviene non prenderlo tardi.

Puno e le Isole Uros

Ci sono tre modi per andare da Cusco a Puno: in bus (dura circa 6 ore), in treno (dura un po’ di più ma nel tragitto sono previste delle fermate con escursioni) oppure in aereo volando su Juliaca. Data la nostra schedule folle, in mancanza di tempo, abbiamo scelto la 3° opzione.

Puno è davvero brutta, nonostante la sua posizione sullo spettacolare lago Titikaka, il lago navigabile più alto al mondo. Restiamo li solo un giorno, visitiamo le isole degli Uros, delle isolette galleggianti fatte di cannuccette, ancorate al fondale altrimenti vagherebbero per tutto il lago – che, per intenderci, è 14 volte il Mar Morto – .

Tutto molto bello, tutto molto suggestivo, tutto tanto turistico. Il suggerimento, anche qui, è di optare per un tour privato che vi porti nelle isolette più sperdute e più autentiche.

Il giorno dopo, come sempre alle prime luci del mattino, ci mettiamo in bus verso la Bolivia. Ciao Perù.

Bolivia

Copacabana e la Isla del Sol

La frontiera tra Perù e Bolivia sembra un film di Salvatores, quasi non ci controllano, ci sono lama che passeggiano indisturbati. Lo attraversiamo a piedi passando da un bus ad un altro. Capiamo subito che la Bolivia ci ruberà il cuore.

Arriviamo in un paesino che si chiama Copacabana. Avete presente l’omonima spiaggia di Rio de Janeiro? Ecco, non hanno niente in comune. Ci fermiamo qui solo il tempo necessario per mangiare la prima di una lunga serie di trote – piatto forte della zona – e per prelevare. Con la modica cifra di 150 euro avrete tra le mani millions of billions di Bolivianos, un quantitativo di banconote che vi farà sentire in uno dei primi video di 50 cent.

Affacciata sul versante boliviano del lago Titikaka, Copacabana è il punto di partenza per arrivare sulla Isla del Sol. Un vero paradiso terrestre: non ci sono strade, le valigie dei turisti vengono trasportate da asini sulle ripide mulattiere che collegano i vari punti dell’isola.

Raggiungiamo l’isola con una speedboat non particolarmente speedy, facciamo tutto il viaggio sul tetto e ci illudiamo per un secondo di essere anche noi al mare. In realtà siamo a 4.075m e appena il sole calienta le temperature scendono immediatamente sotto lo zero. E vai subito di piumino, again.

Noi siamo stati li solo un giorno, ma se avete la possibilità di fermarvi almeno un paio di notti fatelo, per visitare l’isola e godervi un mate de coca riscaldati dal sole a picco sul lago.

Lasciamo la Isla e ci dirigiamo verso La Paz, a bordo di un van che per 4 ore suona musica dance anni 90’ e 2000: genere che apparentemente va molto forte in tutta la nazione. In fatto di musica i boliviani spaccano.

Dove Dormire: Noi siamo state alla Casa de la Luna, ma ci sono tante altre pensioni simili molto carine, basta non fermarsi subito a quelle sul molo. Non aspettatevi che le docce siano bollenti e che le camere siano caldissime. Assicuratevi invece di avere stanze panoramiche, perché alba e tramonto sono il pezzo forte.

Cosa Vedere: Noi abbiamo visitato solo la parte sud – rigorosamente a piedi – perché le tribù del nord pare siano in guerra con le altre (nulla che possa attentare alla vostra incolumità).

La Paz

Arriviamo a La Paz in piena notte, lato El Alto, e l’effetto è un po’ Baghdad dopo i bombardamenti. Visitata di giorno però vi sorprenderà. El Alto è la città appena prima di La Paz, abitata quasi esclusivamente da indigeni e tendenzialmente più povera.

Il primo giorno ci affidiamo ad una guida, un amico di un’amica di La Paz, che ci ha scarrozzato in giro per 10 ore su e giù per la città a bordo delle svariate linee della teleferica che collegano i vari quartieri.

Su La Paz ed El Alto andrebbe scritto un articolo a parte, tutto è folle, tutto è curioso, tutto funziona al contrario. Vi do solo una lista di ‘unmissable’ e lascio a chi deciderà di visitarla il piacere di scoprirla.

Dove Dormire: Selina La Paz. È una catena presente in tutto il Sudamerica, propone diverse soluzioni, dalla camerata alle ‘suite’. Lo stile è un po’ New York, decisamente in contrasto con il resto della città. Fidatevi, dopo 10 giorni di plaid andini, lo apprezzerete.

Cosa Vedere: Prigione di San Pedro (dall’esterno, ci sono tour clandestini che vi portano a visitare l’interno ma è sconsigliabile…), il Mercato delle Streghe (quello finto e quello vero, a El Alto, dove fanno ancora sacrifici propiziatori; per pochi BOB potete farvi leggere il futuro nelle foglie di coca), le teleferiche, Jaen Street, El Alto e gli Cholets.

Il Salar di Uyuni e Le Lagune

Da La Paz prendiamo un aereo minuscolo che ci porta ad Uyuni, punto di partenza per iniziare un tour di tre giorni tra il Salar e le lagune. Le prime due notti dormiamo in due bellissimi hotel fatti di sale, litterally: ne hanno un quantitativo esorbitante. La terza notte, a 4.500 metri, siamo in una zona dove non c’è davvero nulla e l’albergo è parecchio spartano. Non c’è il riscaldamento e fuori ci sono -15 gradi. Hai voluto la vacanza all’avventura e adesso pedala.

Naturalisticamente, la parte più bella del viaggio. Distese immense di sale, isole di cactus, lagune colorate, hot springs, deserti, lama e fenicotteri a perdita d’occhio.

National Geographic spostati.

Il passaggio dalla Bolivia al Cile è drastico. La frontiera cilena è una frontiera vera, cioè di quelle dove ti controllano. All’improvviso ricominciano strade asfaltate, segnaletica stradale, guard rail. Tutte cose a cui ormai ci eravamo disabituati.

Ciao Bolivia, ciao musica dance anni ’90.

Dove Dormire: Ad Uyuni assolutamente da prenotare l’Hotel Palacio de Sal oppure Hotel de Luna Salada. Se non trovate posto in questi che sono super-lusso boliviano, accertatevi almeno che ci sia riscaldamento (anche la notte) e acqua calda.

Cosa Vedere: Salar de Uyuni, l’Isola Incahuasi, Laguna Verde, Laguna Colorada, Laguna Blanca, Laguna dei Fenicotteri (si, ci sono un sacco di lagune), Gayser Sol de Mañana.

Cile

San Pedro de Atacama

San Pedro de Atacama sembra un posto di surfisti fricchettoni anche se non c’è il mare. In compenso si può surfare sulle dune di sabbia del deserto. Fatelo, fatelo, fatelo.

L’altitudine è inferiore, siamo a 2.408m e i polmoni ricominciano lentamente a funzionare.

Qui abbiamo noleggiato una macchina e abbiamo girato da soli, organizzando un itinerario rilassante come al solito: sveglie alle 4 di mattina, ore in macchina, trekking estremi.  Di seguito le nostre tappe.

Dove Dormire: Jardin de Atacama. Molto carino, super colazioni, accertatevi di avere stanze con vista, alcune sono cieche.

Cosa Vedere: Geyser El Tatio (dovete essere li entro l’alba e per arrivare ci mettete quasi due ore), Valle de La Luna e Valle de Marte (al tramonto), Laguna Cejar, Laguna Chaxa.

Santiago del Chile e Valparaiso

Arriviamo a Santiago, rigorosamente in aereo. Ormai come Kim Kardashian ci spostiamo solo volando.

Santiago non è bellissima, probabilmente io avevo grandi aspettative, ma non suggerirei di passarci tanto tempo. Due consigli: non mangiate al mercato del pesce, soprattutto non mangiate da Tio Lucho; andate a visitare la casa di Pablo Neruda.

Se proprio avete del tempo da passare a Santiago, prendete un bus – hanno i bus più belli, comodi e puliti che io abbia mai visto: come viaggiare in business – e andate a Valparaiso. E’ una città incantevole sul mare con vicoli pieni di murales, cafè, ristoranti, piazzette dove rilassarsi e ricominciare finalmente a respirare come si deve, chiedendo scusa al vostro corpo per come lo avete straziato nei 20 giorni precedenti. Anche qui, una delle cose più belle è la casa di Pablo Neruda. Se dovete scegliere, meglio questa rispetto a quella di Santiago. C’è anche una terza dimora a Isla Negra, sempre li in zona che però noi non abbiamo visitato. Neruda aveva un evidente pallino per il mercato immobiliare cileno.

Intossicati dalla zuppa di pesce mangiata al mercato, ci incamminiamo alla fine verso l’aeroporto, per tornare in Italia.

Ciao Cile, addio Tio Lucho.

All images © 2019 Cora Manzi & Andrea Marone