Gli aggettivi che spesso vengono associati alla parola vicolo sono “stretto“ e “buio”, mentre a me suscita prima di tutto parole come sorpresa e meraviglia. I vicoli sono come un labirinto, non sai mai cosa puoi trovare dietro l’angolo. Questo è quello che succede al Carmine, un incredibile borgo all’interno di Genova, città che nasconde ma poi regala.
CarMine – cittadini in movimento
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Quando si parla del Carmine si pensa principalmente alla piazza con il mercato – bellissima struttura liberty, oggi purtroppo chiusa e in attesa di nuovo utilizzo – e i bar, ma questa è solo l’inizio di un quartiere che mantiene, quasi inalterate, le caratteristiche di un tempo.

Situato nella periferia della Genova medievale, era una zona ricca di artigiani e commercianti e, attraverso diverse trasformazioni, si è dato vita al quartiere colorato che si può ammirare ancora oggi.
Infilandoci nei vicoli che partono da qui possiamo passeggiare tra le tipiche creüze, sotto i contrafforti tra i palazzi e i panni stesi. I nomi suonano poetici ed anche “simpatici”: vico della Fragola, vico dello Zucchero, vico del Cioccolatte… derivano dalle antiche botteghe che si trovavano in questa zona, che a fine ‘800 contava, tra l’altro, ben 6 osterie, 3 fabbri, uno straccivendolo e un carbonaio; il parrucchiere ed il forno sono qui da allora.

Giuggiolo e ulivi, che bellezza!
Nel periodo romano l’area era una vallata ricca di vegetazione: piante d’alto fusto, fruttifere, arbusti e cespugli, e ancora oggi questa zona brulica di piante.
Percorrendo Vico Cioccolatte e svoltando in Salita di Monterosso si arriva in Piazza della Giuggiola, un minuscolo e affascinante slargo tra case rosa e ocra reso unico da cactus, alberi di limoni, arance e mimose. Qui si trova un cortiletto privato dove cresce da oltre 500 anni l’albero delle Giuggiole, probabilmente l’unico in tutta Genova. Il giuggiolo simboleggia il silenzio, ed effettivamente la zona è talmente “riparata” che il rumore della città è solo un ricordo.


Scendendo poi per Vico della Giuggiola e oltrepassando l’arco di Salita dell’Olivella si arriva all’omonima piazza dove un tempo c’era un grande uliveto e dove si possono ammirare ancora due bellissimi ulivi che si stagliano sulla facciata della chiesa dalle porte color carta zucchero.

Le persone fanno belli i posti
“Un’isola di pace: aria buona, gente tranquilla, silenzio”. Così viene descritto il Carmine. Sicuramente le persone che vivono qui contribuiscono a rendere l’atmosfera calda e accogliente, dove viene quasi naturale salutare qualcuno che incroci per strada. “Gente tranquilla” ma anche attaccata in modo sano al proprio territorio. I più attivi, nel 2017 hanno costituito l’Associazione CarMine – cittadini in movimento, associazione che si impegna a rendere vivo il quartiere per mantenerne ed esaltarne le sue qualità, organizzando eventi per gli abitanti e i “foresti”. Ho conosciuto Marta Nadile, presidente dell’Associazione, che mi racconta come due anni fa sia nata l’idea di un evento legato al tema della terra: SeminAgenova.

Appollaiato sotto la collina di Castelletto, a pochi passi dai giardini Tito Rosina, dalle serre di San Nicola e dell’orto botanico universitario, il Carmine si presta bene ad un evento dedicato alla natura, per promuovere valori “di cui i cittadini dovrebbero riappropriarsi, riscoprendo il verde urbano”. Iniziative come queste sono un esempio della volontà di rivitalizzare il quartiere con attività culturali e artigianali, auspicando un ritorno alle gloriose origini.
All images © Carola Pisano 2019