Terza puntata del nostro viaggio sotto le strade di Milano. Sono passati circa vent’anni dall’inaugurazione delle prime due linee metropolitane (la M1 e la M2) e Milano è una città profondamente cambiata. Siamo alla fine degli anni Ottanta, l’epoca della Milano da Bere e degli affari, della città che sogna in grande e che ama apparire dinamica, elegante e internazionale. E il design della Gialla, la M3, rispecchia perfettamente questi sentimenti.
Metropolitana di Milano ATM
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Lun – Dom | 05:30 – 00:30
Prezzo | 2€ con validità 90′
Una Metro per Italia 90
La terza linea della metropolitana milanese appariva già nei primi progetti presentati negli anni Cinquanta, ma è solo nel 1981 che inizia la sua costruzione, con qualche modifica al tracciato originale che prevedeva il passaggio da Via Torino, verso zona Solari e Giambellino.
Il primo tratto della Gialla, tra Centrale e Duomo, è stato inaugurato il 3 maggio 1990, dopo circa nove anni di lavori e appena in tempo per i Mondiali di calcio Italia 90. Un anno dopo la linea si estendeva da Sondrio a San Donato e nel 2011 è stato completato l’ultimo tratto a nord fino a Comasina.
Una particolarità tecnica della M3 è che nel tratto tra Repubblica e Porta Romana le gallerie dei binari sono sovrapposte per consentire il passaggio dello scavo nel centro storico senza interferire con gli edifici. Inoltre, per facilitare gli incroci con le linee precedenti, la Gialla fu progettata come la linea più profonda: da 12 metri nelle fermate più esterne, fino ad arrivare ai 22,5 metri della fermata Duomo.
Una Gialla Postmoderna
Dal punto di vista architettonico la Gialla è sicuramente la linea che meglio rispecchia l’epoca dinamica e moderna in cui è stata costruita. In completa rottura rispetto alle due linee precedenti, progettate in maniera similare dallo Studio Albini, si decide infatti di affidare la progettazione agli architetti Claudio Dini e Umberto Cappelli.
Il progetto si differenzia per il suo stile carico e ridondante, caratteristica centrale del postmodernismo architettonico molto di moda in quegli anni anche a livello internazionale. Gli stessi materiali scelti, come i rivestimenti in granito che sostituiscono il linoleum sul pavimento e le pannellature sulle pareti, sono molto più ricchi ed elaborati dei precedenti (cosa che non passò inosservata anche nell’ambito dell’inchiesta Mani Pulite, che proprio nei lavori della M3 rilevò sprechi e corruzione).
Ovunque è ripetuto il tema del quadrato: sui rivestimenti, sulle pannellature del soffitto (assenti nelle altre linee), nell’illuminazione. Talvolta compaiono delle grandi aperture circolari nelle pareti e nelle nicchie, per cabine telefoniche o biglietterie, così come tondi sono i seggiolini monoposto rossi posti lungo le banchine. In molte stazioni si possono trovare anche delle futuristiche bocchette antincendio in alluminio, sempre dalla forma circolare.
L’unica cosa a rimanere invariata è la segnaletica, ormai considerata uno standard internazionale, ma nel caso della M3 le strisce orizzontali poste in cima alle pareti sono inclinate di 45 gradi e retroilluminate. In generale, dove è possibile, sono stati eliminati gli angoli retti, specialmente nelle decorazioni e nella segnaletica. Anche il famoso corrimano tubolare, tanto caro ad Albini, viene modificato e “piegato” in angoli di 45 gradi.
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