Tarì, la piccola bakery in zona Borgo Nuovo a Torino che prepara dolci e sfogliati in un piccolo locale. L’ispirazione architettonica, oltre che di prodotto, è squisitamente francese: l’idea è stata quella di creare una di quelle esposizioni di croissant e viennoiserie in vetrina che invogliano a entrare, così da rendere via Mazzini, un piccolo angolo di Parigi. Ma il cuore di Maria e Giacinto, i creatori di Tarì, è ancor più squisitamente italiano, perché il loro desiderio è stato creare un luogo dove i torinesi potessero trovare degli ottimi pain au chocolat (e molto altro) senza lasciare la città. Ma andiamo alla scoperta del mondo di Tarì, la piccola bakery di Torino!



Tre motivi per andare da Tarì Bakery a Torino
- Per la sfoglia, che parla francese, ma anche italiano. Da Tarì la viennoiserie è questione di artigianato: la tecnica è francese, il gusto invece italiano, perché nell’impasto c’è aggiunta di panna, latte, tuorlo e zucchero per renderlo più adatto alle nostre colazioni (che diciamocelo, ci piacciono dolci!).
- Per l’atmosfera da micro-boulangerie parigina. Tarì è pensato per proporre una vetrina che ti fa fermare anche se eri solo di passaggio. Maria e Giacinto l’hanno immaginato così: un angolo di Borgo Nuovo che sa di Francia.
- Perché è un progetto di libertà. Tarì non è solo una bakery, è una storia di indipendenza: nata dal desiderio di due pasticceri di inventare il proprio linguaggio, lontano dalle mode e dai ritmi industriali.
Tarì a Torino: una bakery nata dalla voglia di libertà
Tarì è un laboratorio indipendente di viennoiserie, aperto da dicembre 2024. È piccino, ma quando si entra vi si apre un mondo. Il lab è interamente gestito da Maria Tamburrano e Giacinto Rignanese: lei si occupa della parte di pasticceria, lui soprattutto della parte degli sfogliati. Insieme si dividono la giornata tra impasti, idee e vendita al banco. Il progetto nasce da un incontro e da un’esigenza. Entrambi lavoravano nella stessa torteria torinese in cui avevano imparato tantissimo, ma entrambi sentivano il bisogno di fare qualcosa di proprio e personale. Tarì nasce quindi da un’esigenza creativa.
Il nome? È un incastro spontaneo tra i loro cognomi, nato chiacchierando tra una sfoglia e un impasto.



La firma è nella sfoglia
La specialità della casa sono gli sfogliati, lavorati con cura maniacale e una tecnica che combina precisione francese e gusto italiano. “L’impasto è nostro, un mix tra quello francese (che è molto neutro come sapore perché non prevede aggiunta di uova e di zucchero) e quello italiano”. Aggiungono infatti un tocco di panna, latte e tuorlo per dare più sapore anche al più semplice croissant. In sfogliatura mantengono invece la percentuale di burro come si fa in Francia, ben più alta rispetto a quella italiana, per ottenere una texture croccante e stratificata. E la tecnica e il sapore dell’impasto, leggero e non stucchevole, si sente dal primo all’ultimo morso. Perché non stanca e non impasta né la bocca, né le dita, ma anzi porta a chiedere di assaggiare ancora qualcosa.



Il lavoro è minuzioso. La sfogliatura è fatta a mano, il burro è belga ed è scelto in base alla stagione.
Utilizzano moltissimo la tecnica della laminazione inversa, nel pain suisse per esempio, ma anche nel bacio di dama croissant e in molte altre creazioni. Una preparazione più complessa, ma più efficace per chi cerca precisione, croccantezza e impatto visivo. I pezzi, infatti, sono sempre identici tra loro, sia nella forma che nella sfogliatura. “Serve pazienza e metodo — se sbagli allineamento, salta tutto.”
I pezzi forti di Tarì Bakery a Torino: selezionati e riconoscibili
Tra i pezzi più riconoscibili di Tarì c’è il Bacio di Dama Croissant: una semisfera laminata, preparata con precisione, con la croccantezza della sfoglia francese e un ripieno che richiama la morbidezza delle creme piemontesi. È un formato inedito, nato da una delle tante intuizioni di Giacinto in laboratorio: “Il bacio di dama è un biscotto distintivo di Torino: perché non lo facciamo in formato croissant?”. Da lì, prove su prove, fino a trovare la cottura giusta, la struttura che tenesse, la giusta composizione e quantità di ripieno. E per molti è già diventato il loro signature.



Il Pain au Chocolat è un altro dei cavalli di battaglia di Tarì: grande, squadrato, con uno sviluppo verticale che ricorda quelli parigini, ma con una friabilità tutta torinese. La sfoglia è asciutta, croccante ai bordi, e il ripieno – una doppia barretta di cioccolato fondente – resta bilanciato, mai stucchevole. Noi abbiamo provato anche la versione allungata, nella forma inventata da François Perret, pasticcere del Ritz Paris Le Comptoir Cambon, che prevede anche lui una laminazione inversa. L’impasto non è eccessivamente dolce, il burro si sente e il cioccolato amaro contrasta benissimo con i sapori intensi degli altri ingredienti e richiama il morso successivo. Chi lo prova, di solito torna.



Accanto ai grandi classici c’è anche il Pain Suisse che viene leggermente reinterpretato: non viene farcito con la crema pasticcera prima della cottura, come da tradizione, ma aggiungendo la crema a freddo. Una scelta precisa, che permette di mantenere la consistenza soffice, piena, senza rischiare di asciugare l’impasto, cosa che a volte penalizza questa preparazione.
Una bakery da tenere d’occhio
Aperto solo la mattina e nel weekend, Tarì lavora con volumi contenuti e produzione limitata. Chi arriva tardi rischia di trovare il bancone un pochino vuoto, segno che chi è passato prima ha apprezzato 😉 Ma chi passa anche solo una volta, difficilmente se lo dimentica. Perché in un panorama cittadino in cui è spesso complicato emergere, Tarì prova a costruire una propria lingua. E la scrive a colpi di sfoglia.






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