Gita di Classe: i tour alla scoperta delle campagne piemontesi

Andrea Borio Pubblicato il 7 Settembre 2022
gita di classe

Immaginatevi di scivolare in libertà lungo i saliscendi delle colline di Langhe, Roero e Monferrato, tra una degustazione di vino e un piatto di pane e salsiccia di Bra. Aggiungeteci un gruppo di persone che fino a un attimo prima non si conoscevano, ognuna con la propria storia da raccontare, tante belle risate, qualche curiosità sui paesaggi che state attraversando, e la magia di ritrovarsi già un po’ brilli alle due di pomeriggio: con le parole che iniziano a scorrere più leggere e il tempo che per un attimo sembra quasi fermarsi. È un po’ questa la sensazione che ho provato partecipando alla prima Gita di Classe organizzata da Denise e Letizia. Il primo di una serie di tour che vi porteranno alla scoperta dei loro luoghi del cuore, sparsi tra le vigne e le campagne piemontesi. Il tutto: a bordo di un fantastico super van!

Ma vediamo com’è andata questa gita inaugurale.

Spoiler: è stata una figata!

Gita di Classe
Un’uscita al mese alla scoperta di Langhe, Roero e Monferrato (maggiori info sui profili Insta di Denise e Letizia)

denaisainwine | wanderit_raccontaviaggi

Si parte: verso il Roero e le Langhe

Ore 10 e 30: ritrovo alla stazione di Bra, cuore pulsante del Roero. Incredibilmente arrivo pure puntale. La giornata promette bene. E un cielo senza nuvole ci fa presto capire che ci sarà da sudare. Ma la cosa non sembra spaventarci più di tanto. Giusto il tempo di saluti e presentazioni che le portiere del van si spalancano veloci, e la squadra è pronta a partire e inerpicarsi sulle ripide sabbie del Roero. Non fraintendetemi: non siamo al mare e non è giornata di bagni al largo, ma se saremo fortunati qualche conchiglia riusciremo persino a trovarla.

Per chi viene da queste parti, il giro classico è più o meno sempre lo stesso: in Langa si va a visitare le cantine storiche; se poi rimane ancora tempo, prima di tornare in città, si passa nel Roero a scoprire qualche nuova e piccola realtà vitivinicola. Letizia e Denise, invece, la ragionano all’incontrario. E quindi si comincerà da un Roero più classico, con un’azienda con oltre cent’anni di attività alle spalle. Per passare poi a una Langa un po’ più insolita di come siamo abituati a immaginarcela: fresca e giovane. Ma andiamo con ordine…

L’Azienda Agricola Cournaja

Azienda Agricola Cournaja
Località Lussi, 8, 12069 Santa vittoria d’Alba CN
Visite su appuntamento

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Prima tappa: Santa Vittoria D’Alba, località Lussi. A metà strada esatta tra Alba e Bra, proprio di fronte al corso del Tanaro (particolarmente sciupato dalla siccità di questo anno sciagurato), aggrappata come una radice sul dorso di una collina, svetta l’Azienda Agricola Cournaja. Una cantina a conduzione familiare fondata nel 1918, e capace di conservare ancora un animo autentico e tradizionale. I cinque ettari vitati dell’azienda, interamente lavorati in maniera biologica e biodinamica, danno vita a una piccola e preziosa produzione vinicola, che accoglie i principali vini piemontesi: Arneis, Barbera, Favorita, Nebbiolo, Dolcetto e Moscato.

Daniela e la figlia Giulia, che insieme al resto della famiglia Cornaglia gestiscono l’azienda, ci accolgono con calore e gentilezza. E dopo un rapido scambio di battute ci portano subito in mezzo ai loro vigneti, a tastare con mano il senso del loro lavoro. La salita tra i filari è ardua, a causa dell’alta pendenza e del sole che comincia a scaldarsi. E mentre ci guadagniamo la vetta a fatica, osserviamo i grappoli di Barbera colorarsi nel pieno di un’invaiatura precoce, e il terreno diventare a ogni metro sempre più chiaro e carico di sabbia.

E una volta arrivati sul bricco della collina non ci resta che goderci una vista mozzafiato sulla vallata del Tanaro da un lato e sulle campagne del Roero dall’altro: tra boschi, rocche, vigne, noccioleti e castelli imponenti. Qui sopra tira un fresco venticello marino, e ne approfittiamo per riprendere fiato. Mentre Giulia e Daniela ci raccontano i segreti di questo territorio un tempo oceano (come testimoniano i fossili di conchiglia che ogni tanto continuano a spuntare qua e là tra le vigne, e che ritroveremo conservati tra le sale della cantina), e dei vini che è capace di regalare.

Andiamo all’assaggio!

Non facciamo in tempo ad ascoltare i racconti di Giulia e Daniela, che a sentire parlare di vino iniziamo tutti a salivare in abbondanza. Sarà che è da poco scoccato mezzogiorno, sarà che il caldo ha messo a tutti una certa sete, ma con sorprendente velocità scendiamo di nuovo in cascina per la degustazione. Quella di Cournaja è una piccola e selezionata produzione di bottiglie. Di queste, oltre il novanta per cento viene venduta direttamente a privati. In poche parole: se anche voi volete scoprire questa azienda e i suoi prodotti, beh veniteli a trovare!

I loro vini spiccano soprattutto per la loro franchezza, che rivela fin dai primi assaggi la territorialità di questi prodotti. Apriamo le danze con il Panta Rei, un Roero Arneis di grande verticalità, dove prevale un sorso sapido e minerale di importante tenuta gastronomica (lo vedrei bene con un coniglio al forno, o con un’orata sotto sale), su un’aria di fiori di tiglio e pesca tabacchiera. Seguiamo con il Kàris, un rosato ottenuto da un uvaggio di Pinot Grigio e Pinot Nero, speziato e di grande freschezza. Ammirandone il colore, qualcuno ha esclamato: ricorda la luce di un tramonto… ed eravamo solo al secondo bicchiere!

Poi passiamo ai rossi. Prima il Mar, un Nebbiolo d’Alba di buona struttura: caldo, avvolgente, balsamico e setoso. E l’Imevei, un taglio di Nebbiolo e Barbera che ci ha fatto innamorare! Per definirlo, Denise ha coniato il termine “marmellatoso”; ricordava infatti una golosa confettura di ciliegie e frutti di bosco. In chiusura un passito di Moscato, l’Anforiano, il miglior finale che potessimo desiderare: mandorle, miele, albicocche disidratate e pesche sciroppate. Un tripudio di dolcezza. Il tutto, mica a stomaco vuoto: ad accompagnare la degustazione una super merenda sinoira*! Formaggi, salumi, salsiccia di Bra, frittate, torta di nocciola e altre meraviglie.

Di nuovo in viaggio: dall’altro lato del Tanaro, le Langhe

Dopo esserci persi negli ultimi sorsi di vino e in lunghe e allegre chiacchierate attorno al tavolo (quel momento magico che gli spagnoli chiamano con un’espressione bellissima: sobremesa, quello che rimane “sopra la tavola” dopo il pasto, le parole), Letizia ci richiama all’ordine ricordandoci che la giornata è tutt’altro che finita. Così ripartiamo alla volta delle Langhe. La destinazione? Per il momento le nostre guide fanno le misteriose. Così ci accontentiamo di goderci la vista sul mare di vigne che scorrono oltre il finestrino. Qualcuno, incoraggiato dal vino, ci allieta cantando. E il viaggio passa veloce, mentre ci lasciamo alle spalle la città di Alba e le colline cominciano ad addolcirsi.

Ed eccoci alla seconda tappa della giornata: Treiso, uno dei quattro paesi dove è possibile produrre il Barbaresco (che insieme al cugino Barolo si contende lo scettro dei vini di Langa). Qui conosciamo i ragazzi di Cascina Alberta, giovane azienda che da una decina di anni sta portando un vento di freschezza tra i vigneti del Barbaresco. La cascina è immersa sul pendio di una collina di Treiso, nel cuore della MGA “Giacone”, con una vista che abbraccia uno scenografico scorcio di Langa, e una superficie vitata di circa una decina di ettari, interamente coltivati e vinificati in maniera biologica.

Il Nebbiolo è il vitigno indiscusso di Cascina Alberta, a cui si affiancano il Barbera, e un’uva a bacca bianca che negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più tra queste valli: il Riesling. Alla base della filosofia di Cascina Alberta convivono due elementi complementari. Il primo è conservativo, ed è rivolto a preservare il territorio di Langa evitando l’utilizzo di diserbanti e pesticidi chimici. Il secondo è innovativo, con una continua sperimentazione in cantina, che passa soprattutto attraverso il recupero di metodi di lavorazione inusuali per questa zona (come l’utilizzo di anfore e ceramiche per l’affinamento dei vini).

I vini e i profumi di Cascina Alberta

Cascina Alberta
Via Alba, 5, 12050 Treiso CN
Visite su appuntamento (possibilità di pernottare nei pressi della loro struttura)

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A noi è bastato sentir parlare di anfore per suscitare una certa curiosità. E potrete immaginarlo: non è stato difficile convincerci a lasciare le fresche sale della cantina, per risalire al piano terra e prepararci alla degustazione. Il filo rosso che unisce i vini di Cascina Alberta è giocato prima di tutto su un profilo olfattivo di grandissima eleganza. Sono vini intriganti e sensuali, sostenuti da una presenza gustativa di spessore. Il primo vino che assaggiamo è quello che più mi aveva incuriosito durante la visita in cantina: il Riesling, uno dei miei bianchi preferiti.  

Un vino che stupisce soprattutto per la trama aromatica, impostata su note di agrume, gelsomino, miele e aghi di pino, avvolta da un sorso rotondo e piacione. Proseguiamo con le due Barbere della casa (una base e una superiore, battezzata “Tres”). E qui cade l’eterno dilemma: Barbera d’Alba o Barbera d’Asti? Ma io che sono un astigiano in trasferta in Langa, faccio orecchie da mercante e continuo nella degustazione sorridendo sornione. Rivalità a parte, entrambe queste Barbere sono di altissimo livello: un corpo fruttato di fragola e ciliegia mature che si stagliano su un elegante sfondo di menta e vaniglia.

Concludiamo con il Nebbiolo d’Alba e con il Barbaresco “Giacone”, due vini complessi e ammaglianti. Il primo in una veste più semplice e floreale (petali di viola soprattutto), il secondo dall’impronta più intensa ed erotica. Caldo e avvolgente, con richiami di pepe nero, liquirizia e cacao, su un contorno di infuso di rose e lamponi sotto spirito. Un viaggio olfattivo che non poteva concludersi al meglio. E intanto si è già fatta l’ora di rimetterci in marcia, per goderci ancora una volta lo spettacolo collinare della zona verso l’ultima tappa della giornata. Già, purtroppo la giornata è quasi finita.

gita di classe

Il gran finale di questa Gita di Classe

E già che siamo venuti nel territorio del Barbaresco, potevamo farci mancare una visita al paese che dà il nome a questo vino? Ma certo che no! Letizia e Denise hanno pensato a tutto. E così la nostra gita si conclude nello splendido borgo di Barbaresco, tra viuzze ombreggiate, l’inavvicinabile cantina di Gaja, e infine la Torre di Barbaresco, che spunta in mezzo al paese offrendoci una visuale a tutto tondo sul Roero e le Langhe.

E una volta saliti sulla cima della torre, con quel poco di lucidità che ci rimane, ne approfittiamo per farci raccontare la storia di Barbaresco, della sua torre e dei suoi vini. La conoscete tutti no? Va beh, io ve la risparmio, che non vorrei cadere in qualche strafalcione. E poi mi sono già dilungato abbastanza, credo. Facciamo così: alla prossima gita ce la facciamo raccontare di nuovo (dopo un paio o più di bicchieri di vino, ovviamente). Date una sbirciata ai profili social di Letizia e Denise se volete rimanere aggiornat* sulle prossime uscite: una al mese per tutto l’autunno e oltre.

Ci vediamo sul Van.

Ah, io mi prenoto già per i posti in fondo!

gita di classe

*(che è – all’incirca – come i piemontesi chiamavano l’aperitivo prima che arrivassero i milanesi a fare i fighetti)


All images @ 2022 Andrea Borio

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