Smoking Wine Bar: il piacere della tavola è in Precollina

Ludovica Conte Pubblicato il 30 Giugno 2023

Brillat-Savarin, in una delle sue meditazioni di gastronomia trascendente, recitava così: “Il piacere della tavola non comporta rapimenti, né estasi, né trasporti; ma guadagna in durata ciò che perde in intensità e si distingue soprattutto per il particolare privilegio del rapporto con gli altri.
Che nell’epoca moderna questo aspetto sociale di piacere si sia andato un po’ a perdere è inequivocabile. Siamo passati dall’essere la civiltà della tavola – come tanto amava definirci il gastronomo francese – all’essere la civiltà tecnologica e digitalizzata. Che prima ancora di provare un posto si assicura che l’arredo e i piatti siano instagrammabili, e che prima ancora di mettere mano alle posate mette mano allo smartphone. E quindi ecco spuntare sempre più locali dalle sale impeccabili, staff in tiro e portate che sembrano opere d’arte. Per fortuna però in questo delirio di onnipotenza estetico ci sono ancora posti che fanno della resistenza la propria forza, e dell’autenticità senza fronzoli il proprio vanto. Uno di quei posti è proprio a Torino, e si chiama Smoking Wine Bar.

Smoking Wine Bar
Strada Comunale Val San Martino, 4 | Torino
Me – Do | 12.30 – 14.30 / 18.30 – 23.30
Ma | 18.30 – 23.30
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Tre motivi per andare da Smoking Wine Bar

Ma prima ancora di proseguire con il racconto di questo posto, ecco tre ottimi motivi per andare da Smoking Wine Bar se ancora non l’avete fatto. O per tornarci se invece ci siete già stati:

  • Non giriamoci troppo intorno: la cucina di Smoking Wine Bar spacca. Qui potete trovare piatti che difficilmente troverete in altri posti, e proprio per questo lanciarvi senza paracadute verso tagli di carne e accostamenti di sapori mai provati prima. Se a questo ci aggiungete una carta di vini naturali e irriverenti è jackpot assicurato.
  • Avete presente le osterie di paese? Dove quando entri ti senti automaticamente a casa? Ecco da Smoking Wine Bar l’atmosfera è la stessa. Non importa che tu sia lì per la prima volta o un cliente habitué, una volta varcato l’ingresso sarà come essere andati a mangiare a casa di amici.
  • Perchè dovete assolutamente conoscere Tapas, la special guest canina del locale che vi ruberà il cuore con i suoi occhioni dolci.

Eravamo tre amici al bar… tabacchi

Succede tutto nel 2018, quando Marco, Edoardo e Gino decidono di rilevare il vecchio bar tabacchi che dell’alto della sua posizione precollinare guarda con fare un po’ timido la città. A questi figli della notte – sempre sul pezzo per quel che riguarda il mondo della musica e dei club torinesi – l’idea di aprire un locale tutto loro non spaventava affatto. E così hanno fatto, mantenendo comunque attiva la parte di tabaccheria e aprendo inizialmente secondo quelli che erano gli orari della realtà precedente. Ma è bastata una prima fase di rodaggio prima che iniziassero a ingranare anche con il servizio della sera, e in men che non si dica l’orario della cena è diventato quello di punta.
La tabaccheria c’è ancora, ma il locale si destreggia alla grande tra i servizi del pranzo e quelli della cena intervallati da qualche aperitivo nel dehors, soprattutto adesso che la bella stagione e le giornate lunghe chiamano a gran voce vinelli e piattini.

La rivincita dei nostri avi è in cucina

Sono davvero pochi i posti che mi stupiscono con la loro cucina, e che mi lasciano sempre col desiderio di volerci tornare per averne ancora un assaggio. Smoking Wine Bar mi ha stupita doppiamente perché è riuscito a farlo con poco. Alla base della sua cucina c’è una predilezione (e un profondo rispetto) verso un retaggio gastronomico povero, posseduto per anni ai nostri nonni. Lo vediamo dai tagli di carne poveri sapientemente scelti da Marco che punta tutto su fornitori attenti e selezionati. Qui i cosiddetti “scarti” trovano la loro dimensione, venendo esaltati dall’accostamento con ingredienti più pregiati e da preparazioni che tirano fuori tutta la loro grinta e personalità. Ne sono un esempio l’insalata di trippa di vitello e puntarelle, il midollo alla piastra con patate grigliate e bottarga di muggine e le cervella fritte con salsa thai piccante, cavallo di battaglia intramontabile per il locale. Ma ovviamente non mancano le proposte per gli erbivori: intrepide varianti di terra in cui a finire sotto i riflettori sono le verdure di stagione e i formaggi.

Una realtà audace, coraggiosa e divisiva. In cui la cucina di Riccardo Arduino – prima chef di Consorzio, altro ristorante del mio cuore e di cui avevamo già parlato qui – dialoga perfettamente con l’atmosfera del locale, la scelta della materia prima e la carta dei vini. E se prima il fatto che questa realtà rimanesse in sordina la vivevo come un’ingiustizia, adesso sempre di più capisco che la merce rara e preziosa ha bisogno più che mai di una certa discrezione.


All images © 2023 Arianna Cristiano

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